Martedì 24 novembre il Parlamento Europeo ha assegnato il LUX PRIZE, il più alto riconoscimento dell’istituzioni europee per il cinema: i tre film finalisti erano Mustang, The Lesson-Urok e Mediterranea. Tra gli applausi e la felicità dalla platea è stato premiato come miglior film Mustang della giovane regista turca.
Il premio va oltre il lato simbolico, infatti con queste significative parole Martin Shultz, presidente del Parlamento, ha introdotto la sezione plenaria: “attraverso il Lux Prize ci poniamo l’obiettivo di sostenere il cinema in Europa, soprattutto in questo periodo drammatico per il settore questo premio diventa un importante sostegno sia economico che culturale”, ha poi proseguito coi temi di attualità politica, “in momento storico nel quale i nemici della molteplicità culturale europea e dell’illuminismo si fanno tragicamente sentire, la sensibilità per questa diversità è di vitale importanza, dobbiamo continuare con il processo civilizzatore contro i distruttori, c’è bisogno di luce”.
I tre film finalisti non potevano che essere coerenti con questo bisogno, anche se tutti e tre pongono dei dubbi importanti sul futuro dell’Europa: sono infatti tre storie che nascono per riflettere, fanno parte di un lungo processo di dialogo interculturale: c’è una Turchia che oscilla tra vicinanza e lontananza dall’Europa, c’è il razzismo e storie di migrazioni con al centro l’essere umano e la sua dignità, c’è il denaro che ci mette un po’ tutti in discussione.
Mustang – di cui si è ampiamente scritto sulla nostra rivista – è stato giustamente premiato, è un film perfetto con il suo commovente messaggio di ribellione contro una società patriarcale: ambientato in un villaggio del del Mar Nero, cinque sorelle lottano per la libertà contro una famiglia ancorata al passato. Il film è notevole soprattutto per una messa in scena, splendida, un ritmo da thriller e cinque giovanissime e bravissime attrici. È un lavoro che dà spazio a interrogativi sul futuro della Turchia e sul ruolo delle donne in Europa e nel mondo, è perciò interessante notare che la Francia, co-produttrice del film ha addirittura deciso di candidarlo all’Oscar come film di propria nazionalità, La stessa giovane regista, alla sua opera prima, si è sorpresa della rilevanza che sta avendo il suo lavoro. “prima credevo fosse solo una piccola storia, ma a poco a poco mi sto rendendo conto dell’importanza del film, mi accorgo che c’è più polarizzazione in Turchia, più differenza e più spazio tra tradizione e modernità, anche a livello politico, per questo credo che il mio film stia avendo così tanto successo internazionale”.
Mediterranea del giovane Jonas Carpignano ha vinto invece il secondo premio. E’ un film che segue in modo intenso il tema dell’immigrazione dall’Africa in Europa cercando di rendergli giustizia, narra di razzismo e di difficoltà di integrarsi ma sfugge, per fortuna, agli stereotipi: racconta di Ayiva che lascia la sua casa in Burkina Faso alla ricerca di un modo per mantenere la sorella e la figlia. Approfitta di un’occasione in un’operazione illegale di tratta dei migranti per arrivare prima in Algeria, poi in Libia e infine in Italia, a Rosarno dove si ritrova in una guerra civile. Carpignano vive da anni in Calabria, conosce bene questi fatti e le persone, ciò che vediamo sullo schermo è una storia vera, quella di Koudos Seihon, straordinario protagonista del film, in tutte le sue fasi tragiche e divertenti, anche con gli episodi meno piacevoli. Il film arriva dove non arrivano spesso film di questo tipo: riesce a non essere retorico. Ovviamente è senza distribuzione italiana mentre va al cinema in tutto il mondo…
The Lesson-Urok è invece un film bulgaro che mette in discussione i valori europei e il nostro controverso rapporto con il dio denaro: racconta di Nadia, giovane insegnante di inglese, che oscilla tra i principi morali che insegna in classe e la vita privata, nella quale le significative difficoltà finanziarie minacciano la sua famiglia. Si indebiterà per risarcire gli usurai e metterà in discussione la propria vita. È un film girato con pochissimo budget ed è significativo: “è stato un film fatto coi soldi degli amici, chiedendo prestiti, nonostante le difficoltà è segno di fiducia che un film così piccolo possa fare un po’ di strada”, ha raccontato il giovane regista Petar Valchanov.
I tre film verranno distribuiti in 24 lingue ufficiali attraverso i Lux Days, il multilinguismo e il multiculturalismo sono l’essenza del premio che in sostanza consiste nel sottotitolaggio dei film che così potranno essere visti in tutta Europa in lingua originale.
Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura del Parlamento, ha sottolineato: “una volta tanto qui dentro si parla la cultura, l’Europa ne ha bisogno. Con questo premio abbiamo “obbligato” i parlamentari a vedere i film…. sono tematiche complesse, difficili e l’Europa deve, se vuole sopravvivere, investire in creatività e cultura. Finché ci sarà voglia di fare questi film l’Europa avrà un senso”.
I Lux Days sono partiti a metà novembre a Venezia-Mestre, proseguono a Torino dal 30 novembre al Cinema Massimo, poi saranno a Milano dal 2 dicembre al Cinema Beltrade e si chiuderà a Bologna (dal 3 dicembre in Cineteca).
Claudio Casazza