Arriva nel sale, in ormai classica coincidenza con la giornata della memoria, L’uomo dal cuore di ferro, film del 2017 diretto da Cédric Jimenez. Tratto dal premiatissimo romanzo di Laurent Binet HHhH, è la storia del gerarca Reinhard Heydrich (Jason Clarke) dalla sua ascesa all’attentato che mise fine alla sua vita, passando dall’elaborazione della famigerata “soluzione finale”. Il film di Jimenez, ambientato in gran parte a Praga, non racconta però soltanto il personaggio di Heydrich, perché nella seconda parte la narrazione si sposta sulla resistenza ceca, su quel gruppo di dissidenti che organizzò con due paracadutisti britannici l’imboscata che ferì a morte Heydrich.
Prendendosi non pochi rischi, il regista divide il film in due parti sorprendendo lo spettatore che di Heydrich ha seguito i primi passi, dal vergognoso “licenziamento” dagli effettivi della marina tedesca, fino all’introduzione negli ambienti nazisti, trascinato al cospetto di Himmler dall’ambiziosa moglie Lina (Rosamund Pike). L’ascesa di Heydrich, battezzato capo del servizio di spionaggio, coincide con l’ascesa dell’ideologia nazista, eliminando oppositori politici e oppositori interni al partito (la “Notte dei lunghi coltelli”), ferocemente, sadicamente, con la compiacenza del fuhrer che di fatto sostituisce le SA con le SS. Ma quando a Praga il destino del gerarca sembra compiersi, il regista ferma il racconto e torna indietro, fino a scovare due paracadutisti di sua Maestà, Jan Kubis (Jack O’Connell) e Jozef Gabcik (Jack Reynor), pronti a lanciarsi su suolo cecoslovacco, con la missione di far fuori Heydrich. I due si danno alla macchia, sono poi ospitati da famiglie di resistenti e uno di loro fa a tempo anche a innamorarsi, la bella Anna (Mia Wasikowska), che riuscirà a salvarsi dopo le rappresaglie seguite alla morte di Heydrich, che nel frattempo, in questo salto temporale abbiamo perso di vista.
Il regista divide i due blocchi narrativi con la volontà per nulla mascherata di contrapporre bene e male, senza ambiguità, lavorando sull’uomo dal cuore di ferro e sulla banalità delle motivazioni che lo hanno reso tale nella prima metà, e sulle motivazioni alte che hanno spinto invece i partigiani cechi a ucciderlo nella seconda parte, elaborando quella che fui denominata “Operazione Anthropoid”. Potremmo dire che da metà in poi aleggi la presenza dell’uomo dal cuore di ferro, incarnazione diabolica dell’efferatezza del pensiero e delle azioni delle SS.
Non sempre il film funziona, i viraggi cromatici e alcuni passaggi sin troppo didascalici sembrano più diretti a un pubblico televisivo. Gli attori però reggono, sia Clarke che Rosamund Pike (che sembra ormai tagliata solo per ruoli di questo tipo), alcune sequenze sono agghiaccianti e si fanno ricordare, come il rastrellamento in un paese fuori Praga dove i poveri contadini sono freddati con spietatezza, sospettati di aver coperto la Resistenza; ma anche la lunga sequenza finale, quando i fuggitivi si barricano in chiesa, e all’interno, a spregio della sacralità del luogo, si consuma un massacro alla Peckinpah da cui escono vivi Kubis e Gabcik, a cui spetterà una fine ben più atroce.
Ci sono altri due aspetti interessanti nel film: il primo è solo accennato e riguarda il turbamento di alcuni soldati, ridotti dal fanatismo delle SS a macchine da esecuzione, storie poco raccontate da cinema e letteratura; il secondo è invece il dilemma che viveva la resistenza, non solo quella ceca, nell’organizzare azioni di guerriglia per eliminare frange nemiche, consapevoli che le ritorsioni si sarebbero scagliate su un numero n volte maggiore di innocenti senza distinzione di età e sesso. Un bivio morale che si confronta con le ragioni della guerra e tenta di guardare lontano, a una ragione superiore, in un certo senso disumanizzando le motivazioni “dei buoni”. Far fuori Reinhard Heydrich, che verrà ricordato come il più alto ufficiale nazista ad essere stato ucciso durante la Seconda Guerra Mondiale, giustifica fiumi di sangue innocente?
Vera Mandusich
L’uomo dal cuore di ferro
Regia: Cédric Jimenez. Sceneggiatura: Cédric Jimenez, Audrey Diwan, David Farr. Fotografia: Laurent Tangy. Montaggio: Chris Dickens. Musiche: Guillaume Roussel. Interpreti: Jason Clarke, Rosamund Pike, Jack O’Connell, Jack Reynor, Thomas M. Wright, Mia Wasikowska, Stephen Graham, Enzo Cilenti. Origine: Francia, 2017. Durata: 120′.