Before Sunrise, Before Sunset e Before Midnight da vedere nel 2019? Forse è pura follia, me ne rendo conto. In un periodo storico in cui tutto scorre tremendamente veloce, compreso l’uso e consumo della dimensione amorosa delle relazioni, concedersi il lusso di assaporare una trilogia dei sentimenti come quella di Richard Linklater, creata con assoluto e minuzioso rispetto del Tempo, risulta quasi anacronistico.
L’americanotto di provincia Jesse, interpretato da un giovanissimo Ethan Hawke, e la bellissima e botticelliana Céline (July Deply) si conoscono su un treno diretto a Parigi, è il 1995, e nonostante l’assenza di Instagram, Facebook, Twitter e Tinder, loro ci dimostrano come ci si possa conoscere ed innamorare ugualmente. Inquadratura dopo inquadratura ci si trasforma da semplice spettatore a terzo incomodo inconsapevole ed in pochi attimi ci si ritrova ad ascoltare attentamente i discorsi di Jesse e Céline per vent’anni. Linklater ci regala tre incontri magici girati con maestria a distanza di dieci anni l’uno dall’altro: nel 1995, nel 2004 e nel 2013.
Vienna, 1995. Nel primo capitolo della trilogia il fulcro principale è l’incontro tra i due giovani ventenni, i loro discorsi appassionati tra le vie della magica capitale austriaca, la voglia di conoscersi visceralmente, di entrare più possibile nella vita dell’altro prima dell’alba con la promessa di incontrarsi nuovamente lì, dopo sei mesi, allo stesso orario e allo stesso binario dove si sono lasciati. Fosse successa la stessa cosa nel 2019 Jesse probabilmente avrebbe superato l’incolmabile vuoto rintracciando su Facebook la donna adocchiata al bar intanto che Céline giocava a flipper; e Céline, invece, si sarebbe sparata tutta la discografia di Ed Sheeran nel tragitto Vienna-Parigi. Per fortuna è il 1995 e il cinismo da XXI secolo possiamo ancora tenerlo accantonato.
Eh si, dopo sei mesi Jesse si presenta al binario numero 9, ma Céline non c’è e questo non lo sapremo fino a quando, dieci anni dopo, i due protagonisti si incontrano nuovamente a Parigi. E’ il 2004 e tante cose sono cambiate. Jesse ha scritto un romanzo sull’incontro che più gli ha sconvolto l’esistenza e Céline coglie l’occasione per partecipare alla presentazione del libro, nella graziosa libreria Shakespeare & Co. I due, ormai trentenni, colgono l’occasione per passeggiare per i vicoli parigini, discutono sulle loro vite, sui loro sogni infranti e su quella famosa notte a Vienna che ha segnato indissolubilmente le loro vite. Ma cosa è successo nel frattempo? Lui si è sposato e ha un figlio, una relazione stabile ormai agli sgoccioli e lei, invece, è realizzata professionalmente, è una donna indipendente e ammette che con il passare degli anni sia divenuta incapace di amare poiché tutto l’amore che possedeva l’ha regalato in totale incoscienza a quel ragazzo, conosciuto sul treno diretto a Parigi, dieci anni prima. Anche in questa occasione c’è un aereo che potrebbe separarli prima del tramonto e il dubbio su che cosa sia successo dopo viene sciolto nel 2013.
Kalamata, 2013. Jesse è uno scrittore ormai affermato e ha al suo fianco Céline dall’incontro a Parigi del 2004, ebbene sì, da allora non si sono più lasciati e hanno due splendide bambine, condividono le gioie e i dolori di un rapporto reale, quotidiano e maturo. La crisi è dietro l’angolo, entrambi devono affrontare ciò che sono diventati, come si sono tramutati i loro desideri e i compromessi ai quali sono dovuti scendere per essere ancora insieme prima della mezzanotte. Linklater ci dona un gioiello di sceneggiatura, perché sì, il terzo importante protagonista dell’intera trilogia è il dialogo tra i due, mai scontato e banale, profondo, ben calibrato e a tempo, ed è proprio quest’ultima dimensione che crea un valore aggiunto all’intera opera filmica. Il tempo si legge sui volti dei due personaggi e dalle loro parole, scandisce la regia e le inquadrature con eleganza e discrezione.
Riuscire a far emergere un’analisi interiore da un’opera cinematografica, etichettata a priori come sentimentale, e renderla un vero e proprio manuale contemporaneo di vita che abbraccia ben tre generazioni non è cosa da poco ed infatti Richard Linklater oltre ad aggiudicarsi il premio per la Miglior regia al Festival di Berlino nel 1995, fa incetta di candidature e premi anche per le successive due pellicole.
Boccioni, nel 1911, dipinse una delle opere alle quali sono più affezionata e che la mia mente ha associato automaticamente ai film di Linklater, si tratta del Trittico degli stati d’animo e presenta Gli Addii abbracciati da Quelli che vanno e da Quelli che restano, un’associazione forse troppo ardita, ma che riesce a descrivere le tre dimensioni presenti in ogni capitolo della trilogia. Una trilogia che necessita di essere vista, rivista e rivalutata, soprattutto ora. Ne abbiamo assoluto bisogno.
Tatiana Tascione