Appena un mese fa la Nasa ha ufficializzato la scoperta di sette pianeti gemelli alla Terra, di cui tre potrebbero ospitare la vita, a una distanza di 39 anni luce da essa. La notizia ha scatenato l’interesse della comunità scientifica e non. Ci ha quindi visto lungo David Ellison, produttore del film fantascientifico Life, che ha creduto in un nuovo rilancio cinematografico degli extraterrestri. In un’intervista recente ha dichiarato: “Una delle cose importanti da capire quando abbiamo deciso di fare il film è che volevamo dar vita a qualcosa di reale. Volevamo anche che il film venisse inteso come qualcosa che può realmente accadere.. magari apri il giornale, leggi il titolo e pensi che sta accadendo per davvero”.
La storia si ambienta infatti sulla Stazione spaziale internazionale, dove sei membri dell’equipaggio di nazionalità diverse hanno il compito di ricevere dei nuovi campioni dal pianeta Marte in cui potrebbe celarsi la prima prova di vita extraterrestre. Non ci troviamo di fronte né a un verde, né a un grigio, né a un rettiliano, né a un insettoide e tantomeno a uno xenomorfo o a un Na’vi, ma a qualcosa di nuovo e alla moda: si chiama “Calvin”, una cellula all’apparenza innocua “tutto muscoli, tutto cervello e tutto occhi…”. È proprio il fatto di avergli dato un nome che lo rende unico nell’universo conferendogli un’identità. Non si parla più di alieni, ma dell’alieno, con una sua personalità e una coscienza sulle scie del lontano E.T. spielbergiano. Ed ecco quindi che la cellula minuscola e invisibile ad occhio umano cresce rapidamente fino a trasformarsi in un vero e proprio organismo tentacolato, non troppo diverso per simpatia e conformazione al cugino Facehugger dell’universo di Alien. Doverosa a questo punto una breve digressione, prendendo in considerazione quelli che sono i trends del momento: sono passati infatti poco più di sei mesi dagli incontri ravvicinati del terzo tipo che si sono verificati durante l’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia; due film con due razze di alieni tentacolati, parliamo del blockbuster americano Arrival e del leone d’argento messicano La rejon salvage. Una perversione, quella dei tentacoli, puramente giapponese, che in passato ha trovato un ampio sfogo nei più svariati manga e nei film della serie di Godzilla, di cui si ricordano gli alieni tentacolati Gezora, Millenian e Giant Octopus, e che ora sta misteriosamente tornando in auge. Ritornando a Calvin, la sua permanenza sulla nave spaziale si evolverà in uno sterminio minuzioso e infallibile dell’equipaggio, da qui il via allo sviluppo della vena horror, e in piccola parte gore, del film. Le atmosfere che caratterizzano la claustrofobica nave spaziale in cui si svolge il massacro sono molto classiche, con riferimenti evidenti alla saga di Alien o al più recente fenomeno videoludico Dead Space.
Il regista Daniel Espinosa decide quindi di puntare ad un batticuore continuo, mescolando l’angoscia provata per Sandra Bullock nel recente Gravity agli agguati degli xenomorfi in Alien, un mix che, nonostante la complessità esecutiva, è ben gestito. Fino a qui si direbbe quindi un film che traendo spunto da canoni del passato, e cavalcando le scoperte scientifiche contemporanee, prova a crearsi un proprio piccolo spazio dignitoso nel panorama del genere fantascientifico, c’è però dell’altro: qual è il senso della vita? I grossi problemi del film emergono appunto con l’analisi della sceneggiatura, permeata questa di momenti pseudofilosofici inseriti tra una morte e l’altra. Niente di male se non fosse per i dialoghi ricchi di cliché e la distribuzione, del tutto inopportuna, di momenti in cui si tenta la carta poetica, fallendo miseramente.
Per fortuna Life riesce a salvarsi nel finale con una sinergia quasi perfetta tra narrazione e regia che riesce a capovolgere incredibilmente il giudizio finale dello spettatore. Nonostante fin dall’inizio sia chiaro chi è condannato a morire e chi no, il cast, tra cui ricordiamo la presenza del sempre in forma Jake Gyllenhaal e di Ryan Reynolds, si destreggia a proprio agio nella gravità zero portando in scena una rete di relazioni, con le sue gerarchie, credibile e ben coordinata. Non ci resta che attendere maggio per il ritorno di Ridley Scott, e insieme a lui dei cugini di Calvin, con l’uscita nelle sale di Alien: Covenant. Il regista si dichiara pronto ad un rilancio massivo del franchise con la realizzazione di altri sei film se sarà necessario… Staremo a vedere.
Samuele P. Perrotta
Life – Non oltrepassare il limite
Regia: Daniel Espinosa. Sceneggiatura: Rhett Reese, Paul Wernick. Fotografia: Seamus McGarvey. Montaggio: Simon Burchell, Frances Parker. Musiche: Jon Ekstrand. Interpreti: Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Ryan Reynolds, Hiroyuki Sanada, Ariyon Bakare, Olga Dihovichnaya, Naoko Mori. Origine: Usa, 2017. Durata: 103′.