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Leos Carax al TAU Festival

All’interno del ricco programma di eventi del Tel Aviv International Student Film Festival gli incontri con i registi, editor, produttori e addetti del settore sono parte integrante del programma e permettono agli studenti di approfondire la materia cinematografica nei più diversi aspetti. Tra i vari incontri quello che sicuramente più premeva al giovane pubblico era quello con il IMG_6085controverso regista Leo Carax che portava al festival Holy Motors. Moderato dal regista Nadav Lapid ecco come si è svolto l’incontro con il pubblico.

Nadav Lapid: Riguardando questo film ho avuto di nuovo l’impressione che non fosse un film sul cinema, ma un film sulla vita e ripensando al personaggio principale, Mr.Oscar, ai suo desideri, ai suoi impulsi, ho avuto l’impressione che questo personaggio in realtà sia tu col desiderio di reinventarsi ogni volta, è così?
Leos Carax: Non ho mai pensato che i film potessero essere un qualcosa. Prima di fare un film devi spesso venderne l’idea e siccome questo film è basato su sensazioni e su sentimenti è difficile definirlo qualcosa, però possiamo dire che è un film sul reinventare se stessi e un film sull’essere stanchi di essere se stessi, è basato sostanzialmente su questi due stati d’animo contraddittori. Inoltre siccome per dieci anni non ho potuto realizzare altri film, questo è un film a basso budget che ho girato in fretta, a Parigi e con attori che conosco bene, sopratutto in digitale.

N. L.: Dunque se non è film sul cinema è indubbio però che il cinema è una parte importante della tua vita, non fosse altro per il linguaggio con cui l’hai voluta rappresentare, quindi è la vita che sconfina nel territorio del cinema o del teatro?
L. C.: Il linguaggio è certamente quello del cinema, almeno così spero… Ho iniziato a fare film da giovane e ho iniziato a fare film nello stesso momento in cui ho scoperto il cinema, non ho prima studiato cinema e poi mi sono messo a fare cinema, no, l’ho fatto contemporaneamente. E la scoperta del cinema come territorio è stata ovviamente importante per me. Perché ritengo che per fare un film l’unica cosa necessaria sia la scoperta di questo territorio, non c’è bisogno che tu abbia visto molti film, hai bisogno di sapere solo le questioni tecniche, ed avere quel posto (il cinema) nella tua mente da cui vedere la vita da angoli differenti. Ogni aspetto della vita, amore, morte, guerra, ogni singolo aspetto della vita.

Gli_amanti_del_pont-neufN. L.: Devo dire che per me questo e è un grande film a piccolo budget dove si vede davvero la passione, quasi la rabbia, di voler ancora andare avanti. E‘ così?
L. C.: Sicuramente questo film ha molto a che vedere con il fatto che per più di dieci anni non ho potuto girare nulla, quindi si si può dire che c’è una certa rabbia. Io non mi considero un vero e proprio filmmaker perché ho girato davvero pochi film.

N. L.: Considerando anche i tuoi precedenti lavori personalmente io adoro il modo in cui celebri il “momento”, in cui catturi l’attimo, il più delle volte è molto malinconico, me lo confermi?
L. C.: Probabilmente sì. Questo è il mio primo film dove non sono più un giovane regista, non lo sono più da un pezzo, ma ricordo che anche quando girai il mio primo film ho cercato di rappresentare tutti i momenti della vita, ero molto più nostalgico quando avevo vent’anni di quanto lo sia ora. Devo dire che la nostalgia è un sentimento un po’ stupido, preferisco essere arrabbiato, quindi ho cercato di mettere rabbia nel film anche se forse viene interpretata più come malinconia o addirittura nostalgia.

Pubblico: Dove hai trovato il coraggio di fare qualcosa di così diverso (Holy Motors)? E come facevi a sapere che avrebbe funzionato?
L. C.: Non avevo idea che avrebbe funzionato, ma in un certo senso era un così piccolo progetto che non mi interessava nemmeno. A volte facendo film molto più grossi chiaramente c’è una paura più grande del fallimento, ma io ho iniziato a fare film da impostore, non avevo studiato cinema, non avevo mai visto una telecamera, ho finto di sapere come fare le cose e faccio così da allora, quindi non avevo idea se avrebbe funzionato e a volte è davvero un incubo. Ma non è coraggio, il coraggio è tutt’altro.

Pubblico: Ci puoi parlare della colonna sonora?
L. C.: In tutti i film che ho realizzato ho cercato di arrivare alla musica probabilmente perché ho sempre sognato di fare il musicista, ma la musica non mi ha voluto così ho scoperto il cinema. (Ride) Diciamo che non essendo io un regista che predilige la scrittura di storie cerco di comportarmi come un compositore che utilizza la musica per esprimere situazioni emotive, a volta la uso per Holy-Motors-film-digitaleesprimere gioia. Penso che il cinema e la musica messi insieme siano il mezzo più potente per esprimere felicità ma non è facile da ottenere, ci devi lavorare sopra parecchio. In questo film devo dire che invece è stato abbastanza semplice, ad esempio la parte recitata in musical inizialmente non era così, poi l’abbiamo rifatta completamente ed è venuta piuttosto bene. Mi è piaciuto molto farla, in effetti la mia ambizione adesso è fare un intero musical.

N. L.: Anche l’uso della camera è un po’ diverso in questo film rispetto ai precedenti vero?
L. C.: Quando ho deciso che avrei fatto un nuovo film ho dovuto accettare l’idea che avrei girato in digitale. Personalmente ho scoperto il cinema quando i film si facevano su pellicola e le macchine erano più grandi e pesanti di me, questo era un’aspetto che mi intrigava molto del fare cinema, ma con questo film ho dovuto cambiare prospettiva. Inoltre dato che il mio direttore della fotografia con cui ho sempre lavorato era morto, ho deciso che non avrei più usato la pellicola. Girare in digitale è completamente diverso, è interessante ma si perde molto del lavoro di una volta quindi ho cercato di ottenere qualcosa di diverso.
Sono sempre stato aperto alla sperimentazione ma non mi trovo a mio agio se sono costretto.. l’unica ragione per cui si gira in digitale è quella economica, non ci sono altre ragioni, ma se vuoi fare cinema devi trovare qualcosa di intrigante nel digitale che ti spinga a provare. Voglio dire puoi riprendere la tua ragazza e metterla su youtube ma questo non è un film. Bisogna reinventare qualcosa, ogni generazione deve reinventare il cinema.

da Tel Aviv, Mattia Coletto

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