Data catastrofe: 21 dicembre 2012.
Regia: Roland Emmerich.
Tipologia: tempesta solare, surriscaldamento del nucleo terrestre e conseguenti terremoti, tsunami, uragani…
Sopravvissuti: poche arche piene di ricchi e di politici, tutta la popolazione africana.
Ci siamo. Mentre i media ci riempiono la testa con la crisi economica e le primarie del centrosinistra i governi si preparano alle imminenti catastrofi preannunciate dai Maya costruendo grandi arche di Noè. Tutti i potenti meno uno, il presidente del consiglio italiano deciso a restare fino alla fine con il suo popolo pregando in una gremita piazza San Pietro. Il regista tedesco naturalizzato americano Roland Emmerich intervistato a tal proposito dichiarò che “il suo premier italiano non può essere identificato con Silvio Berlusconi. Lui sarebbe stato il primo a scappare“. Anche per il regista cult del fanta-catastrofico un simile atto da parte dell’ex premier sarebbe risultato decisamente troppo inverosimile.
Ma veniamo al film interpretato da un John Cusack in verità un po’ spento. Il teaser del film ci aveva illuso un po’ tutti. Un monaco corre sul crinale della montagna per raggiungere il suo monastero, suonare la campane ed avvertire il mondo di una catastrofe imminente. Un gigantesco tsunami lo inghiottirà superando le montagne dell’Himalaya. Sullo schermo compare un’atroce domanda: come potrebbero tutti i governi del pianeta preparare 6 miliardi di persone alla fine del mondo? Non potrebbero. Cospirazionisti di tutto il mondo unitevi.
La trama del film ricorda le precedenti pellicole del regista, da The Day After Tomorrow a Independence Day. Qualcuno scopre qualcosa che cambierà il destino del mondo in peggio. Seguono un paio di divertenti ore piene di esplosioni e catastrofi di ogni genere.
In questo caso siamo nel 2009 ed un consulente della Casa Bianca viene a conoscenza di una serie di tempeste solari che comporteranno il surriscaldamento del nucleo terrestre e conseguenti catastrofi in superficie. I governi sanno, tacciono e si preparano di nascosto. Passano tre anni e mentre lo scrittore di fantascienza fallito Jackson Curtis si gode un campeggio con prole nel parco di Yellowstone, incontra un conduttore radiofonico invasato che diffonde in diretta aggiornamenti sull’imminente fine del mondo. Il pazzoide risulterà ovviamente esser ben informato sui fatti. A seguire due ore di catastrofi di ogni sorta, dove il nostro eroe mediocre le tenterà tutte per riuscire a salvare la famiglia fino a trovare un posto su una delle arche costruire dai potenti per salvarsi anche questa volta. Passa un mese, le navi arrivano in Africa che fortunatamente ha subito un innalzamento della crosta terrestre salvando tutta le popolazione. Finalmente la fortuna gira anche per il continente nero. L’uomo avrà capito la lezione? Ma soprattutto di quale lezione stiamo parlando?
Poco importa. Grandi scene, grandi incongruenze, il solito americano disperato che diventa eroe e salva la famiglia mentre il mondo quasi finisce. Un modo piacevole per esorcizzare tutte le paure di inizio millennio. E se il film fosse finanziato dai governi per illuderci che sia tutto una burla mentre di nascosto si preparano al peggio? Non rimane che aspettare qualche giorno.
Massimo Lazzaroni