La vie d’Adèle è la vincitrice assoluta di Cannes 2013, che negli ultimi mesi ha subito la lettura militante. Tutto a causa degli eventi politici recenti di Francia, che hanno portato alla legalizzazione dei matrimoni gay proprio durante il Festival numero 66.
Il dubbio sulla distribuzione della pellicola oltre le mura del Palais si riflette nei discussi minuti di sesso esplicito nei quali sono coinvolte le due protagoniste. Un’omosessualità che, letta nella sua forma meno maliziosa, rappresenta qualsiasi storia d’amore fra uomo e donna. Per discutibili freni burocratici invece l’opera non è stata presentata agli Oscar – troppo poco tempo tra la proposta in sala e la candidatura ufficiale per il premio.
Adèle (Adele Exarchopoulos) è una quindicenne dai sogni ordinari ed insipidi, che viene travolta dalla scoperta del mondo che la circonda. Distolto lo sguardo dall’opera letteraria di Marivaux proposta in classe, viene rapita per strada dalla sensualità formata di Emma, un’artista lesbica un po’ più grande di lei. Emma (Lea Seydoux), tomboy dai capelli blu, rappresenta forse l’altra società francese, quella che erroneamente viene dipinta come debole. Ma è Adèle che nella storia ha bisogno dello sguardo ravvicinato della macchina da presa. Nulla sfugge allo sguardo di Kechiche: cambiamenti d’umore, dubbi, sensazioni, sono colti sul viso e sul fisico di Adèle, attraverso migliaia di campi strettissimi e senza respiro. Ogni momento raccontato è così ordinario e necessario, tanto che ci sembra di vivere in lei, per poi ritrovarsi alla fine della storia accanto ad una donna matura. Lo scorrere del tempo è magistralmente rappresentato da espressioni corporee, mai da sovrastrutture narrative.
La scelta dei morceau si chiude dopo tre scorrevoli ore di film. Protagonista è la vita degli spostamenti in autobus, dei pranzi, delle abitudini che potrebbero protrarsi oltre la fine della pellicola. Non esistono i grandi eventi, e nessun cartello pone confine tra il primo e il secondo capitolo presenti nel titolo del film. Tra esplorazione del sé e maturità c’è solo lo spettatore a scegliere dove porre il punto di svolta.
Giulia Peruzzotti
La vita di Adele
Regia: Abdellatif Kechiche. Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche e Ghalya Lacroix. Montaggio: Camille Toubkis, Albertine Lastera, Jean-Marie Lengelle, Ghalya Lacroix. Interpreti: Léa Seydoux, Adele Exarchopoulos, Salim Kechiouche. Origine: Francia, 2013. Durata: 179′.