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La presenza francese alla Festa del cinema di Roma

È tra i film francesi, e non è una novità, che si trova il meglio dell’appena conclusa 19^ Festa del Cinema di Roma. A parte ovviamente i film già passati a Cannes, come Megalopolis di Francis Ford Coppola o Emilia Perez di Jacques Audiard, anch’egli transalpino.
Nel concorso Progressive Cinema c’era Le choix de Joseph Cross di Gilles Bourdos con Vincent Lindon, completamente ignorato dalla giuria che ha premiato l’opera prima cinese Bound in Heaven di Huo Xin. Il regista di Renoir e Vulnerabili ha realizzato un rifacimento di Locke di Steven Knight, film del 2013 con Tom Hardy, abbastanza fedele all’originale. Joseph Cross è un capocantiere che si sta preparando a una grande sfida professionale, le fondamenta di una grande torre che prevedono l’arrivo di ben 131 betoniere nel sito di costruzione. L’uomo è però chiamato a Parigi da una telefonata imprevista. Beatrice, la donna con cui aveva avuto un breve incontro mesi prima, sta per partorire in anticipo sui tempi previsti. La partoriente è sola in ospedale, impaurita e in ansia, così Joseph lascia il lavoro all’improvviso interrompendo i preparativi per l’indomani. Durante il viaggio in auto si prepara a una serie di telefonate delicate – con la moglie Catherine che è all’oscuro di tutto; con i figli adolescenti che lo attendono per guardare una partita; con l’aiutante Damien a cui affida tutte le responsabilità della gettata e lascia tutte le indicazioni; con il capo Garcia che lo rimprovera per il colpo di testa e minaccia di licenziarlo – mentre cerca di rassicurare Beatrice. Un uomo vissuto che affronta una serie di dilemmi e che cerca di mantenere la calma anche se gli eventi sembrano travolgerlo. Un personaggio convinto di aver sempre tenuto una condotta irreprensibile, in famiglia e sul lavoro, che forse ha sbagliato una volta sola e si trova ai limiti di una caduta. Il film di Bourdos è asciutto, ha meno stile e adrenalina rispetto a Locke: il protagonista è più maturo ed la maggiore differenza e il motivo d’interesse rispetto all’originale. Lindon, rispetto ai ruoli più muscolari e fisici dell’ultimo periodo, è chiuso nell’abitacolo dell’auto in una dimensione più intima a cercare di controllare i sentimenti e le preoccupazioni del suo Joseph.

Nella sezione Grand Public c’era, al fianco del bel polar Libre di Melanie Laurent, La Vallée des fous di Xavier Beauvois, attore e regista apprezzato soprattutto per Uomini di Dio (2010). Questo è un sorprendente dramma familiare da una parte minimalista e dall’altra avventuroso. Siamo nella “valle dei pazzi” in Bretagna, non lontano da Quimper. Nel paese costiero di Fouesnant, il cinquantenne Jean-Paul gestisce il ristorante tradizionale dal nome I 40 ruggenti. Dopo la morte della moglie e l’addio del figlio maggiore Ferdinand in lotta con lui, è rimasto con la figlia Camille di otto anni. Travolti dai debiti, i due sono costretti ad abbandonare l’abitazione e trasferirsi a vivere nei locali attigui al ristorante. Restio a cambiare qualcosa nella sua attività e dipendente dagli alcolici, l’uomo ha un’idea quando si avvicina la regata transoceanica Vendée Globe e assiste a una dimostrazione di regata virtuale: decide di iscriversi per navigare, stando sulla vecchia barca di famiglia posteggiata nel giardino del ristorante, con l’obiettivo di conquistare il montepremi in palio e raddrizzare la propria situazione economica. Tutti gli danno del pazzo, ma Jean-Paul (interpretato dal convincente Jean-Paul Rouve poco noto da noi) attrezza e rifornisce l’imbarcazione; si accinge a “partire”, anche se la cuoca se ne va, perché senza stipendio da troppo tempo, e c’è da trovare un rimpiazzo. Una volta “salpato”, il protagonista si collega tutti i giorni con la figlia e con il padre Pierre (Pierre Richard), che gli aveva trasmesso la passione per la vela e per il mare. Quando iniziano a postare online i video, il navigatore solitario diventa popolare con i social e comincia ad avere degli sponsor. Un ottimo film a suo modo avventuroso che con semplicità riesce a combinare tanti elementi, dal non è troppo tardi per coronare i sogni al mettere a posto le cose che non sono andate per il verso giusto. C’è da affrontare il rapporto con il padre e con i figli, le questioni delle eredità (materiali ed immateriali), delle tradizioni e delle innovazioni. Il protagonista fa il giro del mondo stando nel proprio giardino e fa il giro del proprio mondo tra crisi e tempeste, mettendo tante cose in discussione.

In Best of 2024 è stato proposto L’orchestra stonata – En fanfare di Emmanuel Courcol, già visto in Cannes Première lo scorso maggio e di prossima uscita in Italia, con Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin e Sarah Suco. Courcol, più noto come sceneggiatore, si era già fatto apprezzare per Un anno con Godot – Un triomphe del 2020. Se là c’era al centro il teatro, questa nuova è una commedia drammatica sociale un po’ alla Ken Loach e prodotta da Robert Guédiguian, con la musica protagonista. Il regista crea un filo tra tipi di musica spesso considerate lontane, quella delle grandi orchestre e quella delle bande. Protagonista è Thibaut, un affermato direttore d’orchestra che si sente male durante una prova e scopre di avere la leucemia, con la necessità urgente di un trapianto. La sorella non è compatibile e per di più scopre che non è sua sorella: era stato adottato da piccolo e non lo sapeva. Viene però a conoscenza di avere un fratello, Jimmy, cuoco nella mensa scolastica, che suona la tromba nella banda dei minatori della cittadina di Walincourt. Thibaut si reca a cercarlo e, dopo un approccio difficile, lo convince a donare. Intanto la piccola comunità è attraversata dalla protesta in difesa di una fabbrica in dismissione, delocalizzata in Romania. E quando il direttore della banda va in Romania a formare i lavoratori del nuovo impianto, Jeremy si candida per sostituirlo con il sostegno di Thibaut, aprendo però nuove dinamiche. Un film sui destini diversi di due fratelli che hanno avuto possibilità diverse di coltivare la passione per la musica: uno si trova a dover ridimensionare le proprie ambizioni, l’altro davanti a un’opportunità insperata. Una commedia concreta e toccante, che funziona anche grazie ai bravi interpreti.

Nicola Falcinella

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