Tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, il nuovo film di Claudio Giovannesi ha sorpreso molti osservatori all’ultima Berlinale (dov’era in concorso) e sono partiti fin da subito i paragoni con Gomorra.
Sei ragazzi tra i 14 e i 15 anni corrono con i loro scooter per le stradine del quartiere Sanità a Napoli, si chiamano Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò e vivono con incoscienza la loro formazione criminale. Non studiano, vogliono fare soldi in fretta in un quartiere dove i loro modelli sfoggiano abiti firmati che loro non si possono permettere. Sono affascinati dal Palazzo Striano, la casa dell’ex boss del quartiere, ora caduto in disgrazia. È una casa piena di oggetti, quadri e pacchiana chincaglieria riempita però da tutti i macchinari di una moderna palestra. Nicola ha una madre che paga il pizzo ai nuovi boss che trattano tutti con disprezzo per garantirsi il controllo sul quartiere e lo fanno con le maniere forti a differenza dei vecchi boss, che almeno per quello che dice la leggenda, trattavano tutti bene e non chiedevano un euro. È il mito della “camorra buona” che affascina Nicola, l’unico con un nome e non un soprannome. Così decide di dare una svolta alla sua vita e, un po’ per difendere la madre e un po’ per suo bisogno personale, si fa notare dai nuovi boss con un’improvvisata rapina a una gioielleria. Nicola usa la sua giovinezza e l’aspetto da bravo ragazzo per introdursi nell’ambiente malavitoso e portare con sé i compagni. Iniziano a circolare soldi e armi, fino al confronto inevitabile con altri piccoli capi banda.
Con l’ottima direzione della fotografia di Daniele Ciprì e la sceneggiatura dello stesso Saviano, scritta insieme a Maurizio Braucci e Claudio Giovannesi, il film racconta questa “ascesa agli inferi” che si consuma quasi con una sconcertante semplicità: senza il furore di molti film sul genere, i quindicenni guardano tutorial su youtube per scoprire come usare una mitragliatrice, sembrano giocare con le armi quando si esercitano sui tetti della città e così iniziano il loro percorso che sembra inevitabile. Nonostante siano poco più che bambini vivono un rapporto quotidiano con la morte, hanno l’ambizione della conquista e scelgono la via dello spaccio prima e della guerra poi. Il mondo ritratto da Giovannesi è senza futuro, con un’unica pausa nella storia d’amore che Nicola ha con la bella Letizia, il loro primo appuntamento è significativo: Nicola porta la bella ragazza al teatro San Carlo e i due sono entrambi sorpresi dalla maestosa bellezza del teatro che è tanto lontano dalle loro vite. Lei ha però ha la sfortuna di abitare ai Quartieri Spagnoli dove il padre gestisce una pizzeria, questo alimenterà un conflitto con la banda della Sanità.
La paranza dei bambini ha soprattutto il suo lato sociale, quello che ci si aspetta sempre da Saviano, e ci mostra quanto sia facile in un posto come Napoli tagliare il confine tra giocare a essere camorristi ed essere camorristi davvero. Regista e sceneggiatori vogliono evidentemente dirci di come la camorra è tornata a chiedere il pizzo ovunque, le organizzazioni si stanno riprendendo i territori, e i giovani sono compromessi fin dalla nascita. L’inevitabilità sottolineata all’inizio è la chiave del film che ci porta a un finale che è chiaramente quello che ci si deve aspettare.
Ma il film si fa anche rappresentazione dell’ultima generazione: la continua volontà nel cercare il look perfetto, il sistemarsi i capelli sempre in modo preciso, il farsi fotografie, i selfie (qui scatta il paragone con il film omonimo di Ferrente che cerca invece di allontanarsi da questa rappresentazione) con i boss, con le armi. Sono tutti elementi importanti nella costruzione dei personaggi che Claudio Giovannesi ha saputo fare mantenendo una sensibilità per le vite giovani che aveva dimostrato nei film precedenti: Alì ha gli occhi azzurri e soprattutto Fiore, film capaci di raccontare la periferia umana e sociale con una chiave intima e riflessiva.
Claudio Casazza
La paranza dei bambini
Regia: Claudio Giovannesi. Sceneggiatura: Maurizio Braucci, Roberto Saviano, Claudio Giovannesi. Fotografia: Daniele Ciprì. Montaggio: Giuseppe Trepiccione. Interpreti: Francesco Di Napoli, Ar Tem, Alfredo Turitto, Ciro Pellecchia, Ciro Vecchione, Mattia Piano Del Balzo, Viviana Aprea, Pasquale Marotta, Renato Carpentieri. Origine: Italia, 2019. Durata: 105′.