Un battitore d’aste (Geoffrey Rush) bravissimo, ricchissimo, ma capace di amare una donna solo se ritratta in un quadro. E una donna misteriosa (Sylvia Hoeks), malata, sfuggente, ma vera. Tornatore ci racconta la storia del loro incontro, del loro strano rapporto, del loro amore difficile ma travolgente. Senza dubbio, una cosa si può dire: La migliore offerta è un film che funziona. Come l’automa di Vaucanson, come il grande piano che solo alla fine si svela: non si può dire di non restare sorpresi, forse addirittura a bocca aperta. Una grande macchina questo film, potremmo dire, una macchina quasi perfetta, una macchina che ci racconta una storia di macchine, di meccanismi, di ingranaggi, e che ci affascina con i suoi incastri millimetrici, con i suoi giochi in cui il calcolo prende le vesti del destino. Lo stesso Mr. Oldman, in fondo, è macchina: perfettamente efficiente, massimamente produttiva. Andando a toccare determinati ingranaggi la si può distruggere, più o meno lentamente, ma con vero e proprio metodo scientifico. Ma allora anche l’amore funziona come un cacciavite, che allenta le viti giuste, che pian piano smonta un meccanismo per costruirne un altro.
E alla fine resta solo la nana, l’anima dell’automa, l’incarnazione della verità perfetta, del numero come sentenza indubitabile, la cui parola non lascia più spazio alcuno alla speranza e scioglie ogni mistero, la nana che dà un volto crudelmente prosaico alla poesia di un nome: Claire. La verità sorride con le sue più grottesche fattezze e nella sua crudezza dà spazio alla follia. E così al protagonista, ma anche allo spettatore più disilluso, rimane solo una domanda, e rimane solo il suo silenzioso tormento: è vero o no che in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico? Questo la macchina non ce lo può dire.
Regia: Giuseppe Tornatore. Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore. Fotografia: Fabio Zamarion. Montaggio: Massimo Quaglia. Musiche: Ennio Morricone. Interpreti: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Sutherland, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede. Origine: Italia, 2012. Durata: 124’.
