Jupiter Jones è nata con un grande destino segnato nel suo Dna. Nonostante la vita le sembri difficile, orfana di padre costretta a faticare con lavori umili ogni giorno per sopravvivere, qualcuno la osserva dal lontano, nello Spazio Profondo. Sarà l’arrivo di Caine, un ex-militare mutante extraterrestre che farà capire a Jupiter quale è il suo vero ruolo in un Universo che nessuno potrebbe immaginare così spietato, succube delle leggi di mercato. L’eredità di Jupiter sarà l’ultima speranza per cambiare il destino della Terra. La vita di Jupiter non è facile, figlia di immigrati russi vive facendo le pulizie nei bagni delle case dei ricchi, sognando un futuro migliore per lei e la sua famiglia. In un rocambolesco toboga di avvenimenti Jupiter si troverà in mezzo a una faida familiare, tra tre fratelli di una razza aliena che si contendono un mercato molto particolare e utilizzano la Terra, oltre a infiniti altri pianeti analoghi, come campo di coltivazione per la materia prima di un elisir in grado di donare la vita eterna alla loro razza superiore.
Nell’immaginario dei fratelli Wachowski la razza umana torna ad essere ignara vittima di una minaccia esterna, questa volta sono degli alieni mentre in Matrix erano macchine senzienti, e solo un nuovo predestinato sarà nuovamente in grado di scollegare gli esseri umani dalla catena di montaggio.
Che i Wachowski siano cresciuti a pane e fantascienza non serviva un altro film a dimostrarlo, la loro cultura spazia dai libri di Philip K. Dick ai manga di Leiji Matsumoto, dalle leggi della robotica di Asimov ai romanzi satirici di Douglas Adams. Il minestrone fantascientifico che ha generato il mondo di Matrix è stato a suo modo rivoluzionario modificando i parametri di un genere che sembrava aver raggiunto un livello di saturazione e dando nuova linfa all’immaginario cyberpunk. Anche la loro nuova fatica cinematografica sembra seguirne le tracce. Jupiter è un viaggio nell’iperspazio dal carattere discontinuo, capace di passare dal ritmo serrato di un thriller sci-fi a quello blando di un satira come La guida galattica per autostoppisti quando la giovane protagonista è alle prese con una burocrazia spaziale degna della “casa che rende folli” del celebre cartoon Le 12 fatiche di Asterix.
Sebbene qualcuno ancora li definisca come i principali innovatori della fantascienza del nuovo millennio, una volta in più i Wachowski dimostrano che sotto una confezione iper-patinata (costata oltre 100 milioni di dollai) e un intreccio apparentemente complesso, si cela un plot degno di un film di serie B degli anni 80. Del post-moderno resta l’ossessione del citazionismo, al limite del plagio. Si odono gli echi di Dune, di Ritorno al futuro e, soprattutto, di Brazil (l’omaggio è esplicitato dal cameo di Terry Gilliam) ma senza che, come succedeva in Matrix, la somma del tutto non sembri superiore alla somma delle singole parti che lo compone. La sensazione è che il capolavoro Matrix sia in realtà un “errore” all’interno di una filmografia mediocre fatta di citazioni, allusioni ed effetti speciali di gran classe. Dopotutto i Wachowski hanno realizzato ben due seguiti del “capolavoro”, per dimostrare che il loro livello era ben inferiore rispetto ai risultati ottenuti dal primo episodio di Neo & Co.
Si potrebbero azzardare anche alcune lettura ardite del film, come una critica al capitalismo imperante e alle spietate società multinazionali (qui “multigalattiche”) che governano le nostre vite attraverso il mercato, oppure un elogio della lotta dal basso, della ribellione delle masse schiave senza saperlo di questi colossi di cui spesso si ignora anche l’esistenza. Lo spirito rivoluzionario di cui era intriso V per Vendetta (di cui però i Wachowski erano solo produttori) è solo un pallido ricordo diluito tra battute involontariamente comiche.
Carlo Prevosti
Jupiter – Il destino dell’universo
Regia e sceneggiatura: Lana e Andy Wachowski. Fotografia: John Toll. Montaggio: Alexander Bener. Interpreti: Channing Tatum, Mila Kunis, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth, Tuppence Middleton, Terry Gilliam. Origine: Usa, 2015. Durata: 127′.