Niente di nuovo se affermiamo che la Storia è un racconto parziale, filtrato da lenti ideologiche, talvolta mozzato da forbici censorie, spesso ricombinato in semplificazioni strumentali. Ai libri di storia canonica bisognerebbe affiancare libri di storia apocrifa o storia “minore” (che fastidiosa definizione!), se non per tentare una sintesi, per avventurarsi in anfratti scomodi ma forse sorprendenti, per scovare eventi laterali o marginalizzati che andrebbero forse a complicare il racconto di un’epoca, sicuramente a sfaccettarlo. Ecco allora Italia: ultimo atto – L’altro cinema italiano di Fabrizio Fogliato, un testo che ci mancava, che finalmente non replica tanti volumi di storia del cinema nostro, che invece, ambiziosamente, guarda al lato B della cinematografia del Bel Paese – l’altro cinema, appunto – per raccontarlo con uno sguardo obliquo, ma lucido, capace di mettere a fuoco il dialogo incessante tra sfondo e dettaglio.
Pubblicato da edizioni Il Foglio, il libro – fluviale, più di 450 pagine – è una preziosa ricognizione in cinquant’anni di Italia, dalla fine degli anni ’20 alla fine dei ’70, attraverso la filigrana di pellicole misconosciute, di autori a volte appena menzionati nelle pagine delle storie di cinema italiano. Fogliato, rintracciando i fotogrammi di un cinema colpevolmente dimenticato, punta dritto alla periferia, consapevole che del centro sappiamo (o presumiamo di sapere) praticamente tutto, e che, tanto nel cinema quanto nelle vicende storiche d’Italia dal fascismo agli anni di piombo, abbiamo imparato ad orientarci. L’operazione coraggiosa, perché a rischio mistificazione, è dunque quella di mettere in secondo piano i grandi eventi storici e i film che più o meno meritatamente sono stati elevati a pietre miliari del nostro cinema, per scovare nei titoli definiti secondari (o mai definiti) la rappresentazione compiuta della trasformazione progressiva del paese. L’autore, senza spocchia, abbandona la retorica del critico cinematografico per “mettere a servizio” gli strumenti di analisi unicamente per sviscerare, film dopo film, i tratti mutevoli della società, anzi, delle società italiane in cinque decenni, da sud a nord, cogliendo nelle trame dei racconti filmici le coordinate di una mutazione veloce: nei costumi, nei rapporti di classe, nelle etichette di genere e nei ruoli del femminile e del maschile; innescando sapientemente un dialogo con la cronaca nera (magari sfumata nei grigi) per raccontare le angosce, gli incubi, i turbamenti, i desideri degli italiani nel dopoguerra; ma anche dei tragici scontri generazionali e della voglia di emanciparsi dei giovani, delle aspettative dei padri e delle rivoluzioni mancate dei figli, dell’ipocrisia della politica, delle promesse del boom, dell’evanescenza del consumismo, evocando come ovvio i maestri, ma suggerendo al lettore che oltre quel cinema, ne esiste un altro che, anagrammando piccoli e grandi fatti di cronaca, ha sviscerato vizi e virtù dell’Italia, ha dato voce a personaggi che si sono fatti persone, tanta era (ed è) la somiglianza con l’italiano “medio”, ovvero lo spettatore medio, colui che si identificava e specchiava nei film.
Fogliato parte da Sole (1928/’29), film d’esordio di Blasetti, e Rotaie (1929) di Camerini (non proprio due sconosciuti, ma batta un colpo chi ha visto questi due film!), per arrivare – quando già imperversavano, come facce opposte di una stessa medaglia, la commedia scollacciata e le città violente, nere e a mano armata – a massimo Pirri, a cui giustamente dedica l’epilogo del suo viaggio. Finalmente diremmo, un’analisi del cinema di Pirri (significativa l’intervista a corredo) contestuale a un racconto dell’Italia e delle immagini d’Italia su grande schermo.
Un libro per chi non si accontenta dei racconti ufficiali.
Italia: ultimo atto – L’altro cinema italiano
di Fabrizio Fogliato,
edizioni Il Foglio – 466 pagine
Euro 20,00