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Into the Storm

into locaQuando qualcuno parla di film sui tornado, la prima cosa che viene in mente, come un’associazione inerziale del subconscio, è una bella americanata rustica e tamarra di ambientazione Midwest, paurosi twister estivi che spaccano tutto, grandinate, piogge sferzanti e gorghi d’aria che sollevano automobili, mucche e tutto ciò che d’abitudine si trova per le campagne dell’Oklahoma. Invece no, o forse sì. Dipende dai punti di vista, perché l’opera di Steven Quale, misconosciuto mestierante attivo con un pugno di pellicole “alimentari” quali Final Destination 5 (2011) e Inferno di fuoco (2002), è sì un’americanata bella tamarra, ma non nel senso che saremmo soliti attribuirle. Non fa paura, non c’è adrenalina, gli effetti speciali si limitano a quattro case in muratura sbriciolate dalle intemperie, tre modellini di aeroplano sollevati e mandati a schiantare nei campi di pannocchie e poco altro. Il tutto girato in POV, naturalmente, cosa che da almeno dieci anni a questa parte sembra diventata una sorta di imperativo categorico per ogni regista alle prese con apocalissi cinematografiche.

Eppure bastava leggere il nome dello sceneggiatore, appuntato in calce alla locandina, per evitare il subdolo tranello: John Swetnam, lo stesso di quell’altro indicibile film tutt’ora in cartellone, Step Up All In. Da uno così è lecito aspettarsi tutto il peggio dell’industria statunitense, e infatti Into the Storm offre un delizioso campionario di sciocchezze adolescenziali spacciate per sacrosanti momenti di pura tensione. La risata è garantita, Into the Storm diventa una specie di film comico, di mausoleo al genere “la natura si into-the-storm 1ribella”, le sue trovate narrative l’ideale per una serata di pioggia durante la quale spernacchiare i personaggi principali in compagnia degli amici o della fidanzata. Sempre che si possano definire personaggi quelli che incontriamo nell’ora e mezza di proiezione: c’è uno storm chaser, cioè un cacciatore di tempeste (Matt Walsh) che girovaga su un furgone blindato simile a un carro armato nella speranza di girare il documentario del secolo; quindi viene la sua assistente, Allison (Sarah Wayne Callies), una meteorologa la cui funzione narrativa è quella di fare (tenera) amicizia con il bel vedovo della situazione, Gary (Richard Armitage); infine i ragazzotti freschi, sognatori e divertenti, Donnie e Kaytilin (rispettivamente Max Deacon e Alycia Debnam-Carey, ma in realtà sosia non dichiarati di Tom Welling e Miley Cyrus); infine ci sono gli zoticoni di paese, due redneck ubriachi marci fino alla punta dei piedi che uccidono la noia attaccandosi una videocamerina GoPro alla testa, saltando in piscine infuocate a bordo della propria motocicletta e caricando tutto su YouTube per racimolare qualche milione di visualizzazioni. Roba tipo Il re del caos su DMAX.

Into-The-Storm2Ma quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare: ecco che sulle note di una marcetta trionfale alla Walker Texas Ranger, il pericoloso tornado arriva in città a scatenare la morte, l’assistente meteorologa fa (tenera) amicizia con il bel vedovo della situazione, lo storm chaser gira la tempesta del secolo, Donnie e Kaytlin se la vedono brutta prima di capire che sono fatti l’una per l’altra, e i due zoticoni ubriachi marci fino alla punta delle dita, tra una scoreggia e una risata, riusciranno a diventare campioni di contatti sui social network. Emozionante, vero? Già, si stava per dimenticare il personaggio chiave: il preside Thomas Walker Scott Lawrence, sosia di Obama. Proprio lui, il Presidente degli Stati Uniti. Che ci faceva Obama in un filmetto dell’Oklahoma? Probabilmente girava la versione spuria di Scary Movie. D’altronde i siparietti da commedia dell’arte non mancano: arriva il tornado, l’operatore sta per essere inghiottito nella sua mostruosa colonna di detriti, macerie e cose impazzite che volano, e quel che riesce a dirgli il coraggioso assistente non è altro che un deciso: “Non andare in panico!”

Marco Marchetti

Into the Storm

Regia: Steven Quale. Sceneggiatura: John Swetnam. Fotografia: Brian Pearson. Montaggio: Eric A. Sears. Musica: Brian Tyler. Interpreti: Matt Walsh, Max Deacon, Richard Ermitage, Alycia Debnam-Carey, Sarah Wayne Callies). Origine: USA, 2014. Durata: 89 min.

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