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Il sospetto

«In una buia notte d’inverno del 1999, ho sentito bussare alla mia porta. Sotto la neve, davanti a me, c’era un noto psicologo infantile con alcuni documenti sui bambini e le loro fantasie. Voleva parlarmi di “memorie represse” e – cosa ancora più inquietante – della sua teoria che “il pensiero è un virus”. Non l’ho fatto entrare. Non ho letto i documenti. Me ne sono andato a letto, invece.
Dieci anni dopo avevo bisogno di uno psicologo e l’ho chiamato. Per una forma di cortesia tardiva ho letto quei documenti e sono rimasto sconvolto. Ho sentito che, in quei documenti, c’era una storia che andava raccontata. La storia di una moderna caccia alle streghe. Il sospetto è il risultato di quella lettura.» (Thomas Vinterberg)

Lucas (Mads Mikkelsen) è un insegnante d’asilo che vive da solo con Fanny, il suo cane. Oltre ad un divorzio sulle spalle e un figlio, Marcus (Lasse Fogelstrøm) da contendere con la ex moglie,  ha un gruppo di amici affiatati col quale condivide la passione per la caccia. Puntualmente si ritrova a dover accudire Klara, la figlia del suo migliore amico Theo (Thomas Bo Larsen), a cui sfugge per non essere inghiottita dalle ripetute liti dei suoi genitori. I due sono molto complici, tutto si svolge nella più assoluta normalità, il mondo interiore di Klara – una bambina dalla fervida immaginazione – ossessionata dalle righe sulle pavimentazioni, non ci è ancora stato svelato. Ma cosa succede quando la libido dell’adolescenza tocca la malizia dell’infanzia? Quando gli amici del fratello turbano l’animo della bambina sottoponendola alla visione di un’immagine pornografica con un fallo che “punta dritto verso il cielo”? E’ in quel momento che il sentimento di Klara nei confronti di Lucas s’intensifica manifestandosi con un comportamento a metà tra la fanciullezza, attraverso il dono di un cuore, e l’età adulta, con un bacio a stampo sulle labbra. Lucas cerca così di far capire alla bambina che i baci sulla bocca si danno solo a mamma e papà e che il cuore dovrebbe regalarlo a un suo coetaneo o sua madre. Klara subisce il suo primo rifiuto e quel fallo che “punta dritto verso il cielo” diventa quello di Lucas. Una bugia dettata dalla frustrazione si diffonderà rapidamente come un virus. Klara, spingendosi ben oltre le righe, si porta appresso l’intera comunità che sentenzierà per il maestro d’asilo il verdetto di “malato” (la parola “pedofilo” non viene mai pronunciata). Lucas si ritrova perciò emarginato, con la dignità calpestata, in un susseguirsi di violenza fisica e psicologica che esplode con lo sputo in faccia a Klara da parte di Marcus, l’unico, assieme al suo padrino Bruun (Lars Ranthe) a non essere contagiato  da quell’isteria collettiva.
Il sospetto è un crescendo di rabbia e ingiustizia sociale derivanti dalla fiducia incondizionata che gli adulti ripongono nei confronti dei bambini e dalla paura morbosa che possa essere fatto loro del male.  Non basterà la verità a fare luce sulla faccenda. Lucas, da cacciatore di cervi, diventa preda di quella follia virale. Le righe sotto i piedi di Klara si sono moltiplicate  a tal punto da rappresentare  un ostacolo insuperabile e quando Lucas la solleva lentamente da terra prendendola in braccio per portarla in salvo è lo spettatore stesso ad essere pervaso da un senso di fastidio, nonostante sia l’unico, assieme al protagonista a conoscere la realtà.

 Ernesto Brusati

Il sospetto

Regia e sceneggiatura: Thomas Vinterberg. Fotografia: Jørgensen. Montaggio: Charlotte Bruus Christensen. Interpreti: Mads Mikkelsen, Lars Ranthe, Thomas Bo Larsen, Anne Louise Hassing. Origine: Danimarca, 2012. Durata: 115′. 

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