Ci sono spesso dei segreti attentamente nascosti tra i protagonisti degli ultimi film di Trapero. La famiglia è il luogo dove questi segreti si annidano, a volte bruciano lentamente sepolti da cenere apparentemente inerte. Invece accade poi qualcosa che improvvisamente riaccende il fuoco per rivelare vergogne e, eventualmente, dispensare punizioni. Dopo El clan, racconto orrorifico ambientato agli inizi degli anni 80, il regista argentino ritorna a scandagliare delitti e bugie che affiorano dalla filigrana di gente presunta perbene, rispettabile. Questa volta il tempo è oggi, la famiglia in questione non tortura sotto il pavimento di casa rampolli sequestrati dell’aristocrazia di Buenos Aires, ma condivide un passato di connivenza con la dittatura Videla, perché a Trapero interessa tornare sugli scheletri seminati qua e là dal recente passato argentino.
Siamo nel contesto di una ricca tenuta familiare, “La Quietud” (che è poi il titolo originale del film). Eugenia (Bérénice Bejo), che da anni vive a Parigi con Vincent (Edgar Ramirez) raggiunge la famiglia dopo un ictus che ha quasi ucciso l’anziano padre. Riabbraccia così la madre Esmeralda (Graciela Borges) e l’amata sorella Mia (Martina Gusman) con cui in adolescenza ha condiviso la scoperta delle pulsioni sessuali e le pratiche di masturbazione. Le due donne si somigliano ma se Eugenia, che comunica di essere incinta, è la preferita di Esmeralda, Mia soffre l’indifferenza che la madre ha sempre mostrato nei suoi confronti. Lentamente affiorano traumi che hanno condizionato la famiglia durante la dittatura e, più tardi, quando il padre era diplomatico in Francia. Una serie di colpi di scena manifesta una realtà ben diversa, nascosta con riserbo sotto le tavole apparecchiate elegantemente di Villa Quietud.
Il rancore, se non trova soluzioni, è un mostro che può divorare l’anima senza preavviso. Il rancore che divide Esmeralda e Mia è un motore che trasforma Il segreto di una famiglia in un gioco al massacro che produce delle fratture tali nel nucleo familiare da incrinare un equilibrio costruito in anni di silenzi e di verità taciute. Pablo Trapero aggancia ancora una cellula per mettere in discussione un organismo, ovvero l’Argentina, che in fin dei conti non ha ancora davvero fatto pace con il passato, se è vero che chi, a diverso titolo, è stato responsabile delle atrocità della dittatura, ancora oggi vive nell’impunità, anzi protetto da privilegi che sanno di beffa. Ma nel film c’è un elemento disorientante che rischia costantemente di sovrapporsi al tema di fondo, ovvero il rapporto al limite dell’incestuoso tra le due sorelle, un amore che per Mia compensa la perdita di una madre che l’ha rifiutata alla nascita e che per Eugenia è linfa vitale, energia pura da riconvertire lontana da casa, a Parigi, con un uomo che è poi legato sentimentalmente anche a Mia. Ecco gli intrecci amorosi, i tradimenti, le gelosie, l’inappagamento, la gravidanza isterica, paiono a tratti sovraccaricare il film, altre volte suggeriscono chiavi di lettura che riportano alle colpe dei genitori, come se un male di fondo avesse infettato tutto e tutti, dalle persone agli arredi. La quiete (e La Quietud) è un anestetico che per anni ha messo a tacere le urla di fantasmi interiori (quelli di Esmeralda per esempio), ma non basta a placare l’insofferenza per una solitudine di fatto tra corpi che si sfiorano ma non hanno contatti (Esmeralda e Mia). Il rapporto tra le due sorelle allora diventa autentico proprio perché l’eros è naturale, necessario ad affermare un legame indispensabile ad entrambe nel deserto emotivo che è la famiglia e lo scarso trasporto verso il mondo maschile.
Basterebbe il virtuosistico piano sequenza che lega i personaggi durante la cerimonia funebre per la morte del padre a esemplificare la rete complessa di rapporti tra le due sorelle e gli altri. Il regista è come sempre attento nel definire alla perfezione le psicologie, ambiguità e fragilità, i recessi dell’anima, le contraddizioni tra pensiero e azioni, declinate diversamente nelle tre donne protagoniste, soprattutto quando sul finale sopraggiunge devastante la verità su La Quietud.
Vera Mandusich
Il segreto di una famiglia
Sceneggiatura e regia: Pablo Trapero. Fotografia: Diego Dussuel. Montaggio: Pablo Trapero, Alejandro Brodersohn. Interpreti: Bérénice Bejo, Martina Gusman, Edgar Ramirez, Graciela Borges. Origine: Argentina, 2018. Durata: 117′.