Finita la guerra, due donne ebree, Nelly e Lene, tornano a Berlino. Nelly (Nina Hoss) è sopravvissuta ad un campo di concentramento, ma la sua vita è spezzata. I suoi parenti più prossimi sono morti ed il suo viso è completamente sfigurato. Per tentare di riconsegnarle un futuro, Lene trova a Nelly una nuova sistemazione, si dà da fare per recuperare l’eredità che i suoi cari le hanno lasciato e prepara il loro trasferimento in Israele. Ma, soprattutto, la affida alle cure di un chirurgo plastico perché ricostruisca il suo viso consumato dalle ustioni. Nelly può ripartire da zero: una nuova vita, con un nuovo volto, in un nuovo Paese, lontano. Eppure Nelly sceglierà di riprendere la propria esistenza dal punto esatto in cui la guerra l’aveva interrotta. Chiederà al chirurgo di fare il possibile per ridarle il suo aspetto di prima e, non appena ne sarà in grado, andrà alla ricerca di suo marito Johnny (Ronald Zehrfeld, già protagonista con la Hoss del precedente La scelta di Barbara), di cui ha perso le tracce il giorno che è stata arrestata. Lo troverà a lavorare come cameriere in un nightclub, il Phoenix, nella zona occupata dagli americani. Ma il marito non la riconoscerà. Per Jhonny la moglie è morta e quella donna comparsa all’improvviso è solo qualcuno che le somiglia. Niente di più. Però Johnny ha un’idea: sfruttare quella somiglianza per ottenere l’eredità della moglie.
Non sono solo le vittime a dover fare i conti con ciò che è stato. Accettare quanto è accaduto, prenderne coscienza e farsi carico delle conseguenze è compito anche dei testimoni. Con la sua incapacità di riconoscere la moglie, Johnny sembra valere da solo per tutti quei tedeschi che vogliono lasciarsi alle spalle l’esperienza della guerra e dell’Olocausto, relegandoli in un colpo nel passato. Nelly, ferma nella volontà di ribadire la propria identità, accettando di giocare alle regole di Johnny è come se lo sfidasse. Fino a che a punto il marito saprà dimostrarsi cieco? Fino a che punto potrà negare che il passato porta i propri esiti nel presente? La protagonista de Il segreto del suo volto è una donna che, partendo dall’amore per il marito e per ciò che è stata, si scopre in grado di mutare la propria cocciutaggine in determinazione. Piegata della gravità degli eventi ad apertura di film, Nelly saprà uscire di scena – letteralmente, con una camminata che la porta fuori campo – di nuovo in grado di affrontare il futuro, senza per questo aver dovuto rinunciare a se stessa.
La ricostruzione di sé attuata, quasi materialmente, dal marito inconsapevole è in questo senso molto più che emblematica. Se il rimando a Vertigo è
inevitabile, arrivando quasi al livello della citazione nella sequenza in cui Johnny chiede alla moglie di indossare i suoi vecchi abiti, bisogna però riconoscere a Christian Petzold di avergli saputo dare una forza sua propria, rendendolo funzionale al percorso della sua protagonista.
Ma se, a partire dall’incontro tra due coniugi, il film sa trovare una direzione sicura ed efficacie, sembra invece stentare nella prima parte. Impegnato a disegnare il rapporto tra Nelly e la sua amica Lene, si affaccia su diversi possibili sviluppi narrativi che vengono troppo frettolosamente abbandonati una volta che Johnny fa la sua apparizione in scena. Non basterà, in questo senso, il ricorso ad un lungo flashback a far ordine nella narrazione, lasciando anzi nello spettatore una vaga impressione di smarrimento. Difficilmente non si potrà considerare il confronto tra il personaggio di Lena e quelli di Johnny come un’occasione mancata.
Proprio come Nelly, Il segreto del suo volto è allora un film che riesce ad affermare la propria identità solo strada facendo. Ma in entrambi casi, il risultato finale sembra sostenere la fatica dell’acquisizione.
Matteo Angaroni
Il segreto del suo volto
Regia e sceneggiatura: Christian Petzold. Fotografia: Hans Fromm. Interpreti: Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Megan Gay, Nina Kunzendorf. Origine: Germania, 2015. Durata: 98′.
