Il cinema di Orson Welles è e sarà sempre una storia immortale. Con questo pensiero sono uscito dalla proiezione del bel documentario di Chuck Workman. Welles è un enigma che ha attraversato il ‘900 e ancora oggi, a cento anni dalla nascita e a trenta dalla sua morte, non è ancora ben chiarificato. È possibile che uno dei più grandi registi della storia del cinema abbia potuto fare un solo film in piena libertà? Che i suoi film siano stati tagliati in modo spesso ignobile? Che si sia ridotto a fare comparsate, anche imbarazzanti, per prodursi i suoi film? È possibile che molti lo ricordino senza aver visto i suoi film? Che il suo film più visto, Il terzo uomo, in realtà non sia suo ma di Carol Reed?
Questo documentario racconta i misteri della sua carriera: da star di Hollywood a regista di film memorabili, da attore “alimentare” a regista indipendente. Il racconto parte dalla sua infanzia quando inizia a coltivare la passione per la musica, per il teatro, per la scrittura e per la pittura; racconta le prime esperienze a teatro, la famiglia un po’ assente, la fuga in Irlanda, i primi innamoramenti per Shakespeare; il ritorno negli USA, i radiodrammi con la famosissima “Guerra dei mondi” che creò panico tra gli ascoltatori, mentre le porte di Hollywood che gli si spalancarono.
Orson gira Quarto Potere, e la storia del cinema cambia verso, è il suo unico film di cui ha avuto il totale controllo e il risultato, come sappiamo bene, è materia di studio ancora oggi. Il documentario poi racconta cose più o meno conosciute, come i tagli arbitrari e le scene rifatte dal produttore de L’orgoglio degli Amberson, l’aneddoto (vero? finto?) su La Signora di Shanghai con il libro trovato su una bancarella e poi letto al produttore per telefono per farsi finanziare. Workaman poi si sofferma sui suoi adattamenti da Shakespear: Macbeth, l’Otello e il Falstaff che per molti è il suo capolavoro.
https://www.youtube.com/watch?v=TWICIAUl8RY
Una parte importante è dedicata al famoso piano sequenza iniziale de L’infernale Quinlan, una delle scene più citate da registi e critici, memorabile ad esempio è il ricordo di Altman all’inizio de I protagonisti. Qui c’è un bel confronto tra la versione voluta da Welles e quella invece che inizialmente avevano montato i produttori, coi titoli di testa che spezzavano la tensione.
Poi il documentario scorre via sui suoi film europei girati quasi da filmaker indipendente (Rapporto Confidenziale, Il processo, Una storia immortale, F for fake), sempre in anticipo sui tempi ed è forse questa la parte più interessante del film: dal punto di vista mainstream, solamente dieci anni dopo, Hollywood non l’avrebbe mai respinto, dal punto di vista indie gli anni ’60 non erano ancora maturi per le auto-produzioni. Welles è sempre stato un regista e un uomo fuori posto, per questi motivi spesso non riusciva a finire i suoi progetti, come dimostrano le opere incompiute che ha lasciato per strada. A questo proposito sono molto belli gli spezzoni di The Other Side of the Dream, The Deep e Don Quixote che Workman è riuscito a recuperare. È questa la grandezza di Welles, un gigante del cinema pieno di enigmi, che voleva fare grandi film, costosissimi, pretendeva di farseli da solo, non li terminava e forse per questo rimane ancora oggi una figura leggendaria.
Orson Welles non può che essere una storia immortale.
Claudio Casazza
Il Mago – L’incredibile vitaa di Orson Welle
Regia: Chuck Workman. Origine: USA, 2014. Durata: 95′.