Il film di Virzì arriva nelle sale accompagnato da una lunga polemica sulla rappresentazione più o meno fedele di un territorio, la Brianza, da parte del regista livornese. E’ opportuno segnalare da subito che Il Capitale Umano non è un film sulla padania, non ha nessun intento sociologico e poco aggiunge alla rappresentazione di questo territorio. E’ semplicemente un film ambientato nella pianura padana e girato tra Como e Varese. Le polemiche costruite ad arte a cui molti politici locali hanno abboccato sono servite soltanto ad alimentare la curiosità nei confronti del film del compagno Virzì (come è stato definito dal leader leghista Salvini). Un’ambientazione efficace che sposta l’omonimo romanzo di Stephen Amidon dagli USA al nord Italia e che fa sfondo al racconto di una tragedia: la morte di un ciclista durante le vacanze di Natale. Una tragedia che legherà inevitabilmente le vicende di due famiglie: i ricchi Bernaschi e gli Ossola, famiglia piccolo borghese sull’orlo del fallimento.
Il film si apre con una pedalata in centro Varese. In sala un piccolo boato: è Piazza Repubblica con la fatiscente caserma abbandonata, uno dei luoghi più tristi di tutta la Lombardia. Il racconto che segue non è ordinato temporalmente, si divide e descrive la vicenda dal punto di vista di tre diversi personaggi come accadeva in altri noir più o meno recenti, da Rapina a mano armata di Kubrik a Jackie Brown di Tarantino. Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), immobiliarista in difficoltà desideroso di entrare nel giro finanziario che conta; Carla Bernaschi (Valeria Bruni Tedeschi), moglie insoddisfatta del ricco finanziere che si avventura nella ristrutturazione di un teatro abbandonato; Serena, la figlia di Dino Ossola, ex fidanzata del rampollo di casa Bernaschi e successivamente innamorata del disagiato Luca.
Una formula che scompone in tre parti la narrazione, ruotando attorno all’incidente stradale dagli antefatti alle conseguenze. La parte che meno convince è sicuramente la prima: il personaggio interpretato da Fabrizio Bentivoglio risulta essere una piatta macchietta del borghesotto lombardo; parla come il cummenda Guido Nicheli di Vacanze di Natale senza accorgersi che sono passati trenta anni da quella Milano da bere. Un personaggio poco credibile soprattutto se accostato alla moglie psicologa, una misurata Valeria Golino, ed alla figlia Serena. Ma è dal secondo capitolo in poi che il film decolla, coinvolge e intrappola i protagonisti e noi spettatori in un dramma a tratti grottesco che Virzì descrive con abbondante e spesso efficace sarcasmo senza risparmiare nessun personaggio. Unici a salvarsi i due giovani protagonisti, Serena e Luca, a cui il regista dedica un finale con un briciolo di speranza. Un raggio di sole sulla fredda e cinica Brianza.
Massimo Lazzaroni
Il capitale umano
Regia: Paolo Virzì. Sceneggiatura: Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo. Fotografia: Jérome Alméras, Simon Beaufils. Montaggio: Cecilia Zanuso. Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Luigi Lo Cascio. Origine: Italia, 2014. Durata: 110′.