Il viaggio all’interno del cinema asiatico continua grazie alla collaborazione tra Far East Film Festival di Udine e Mymovies live; ormai è diventato un appuntamento fisso andare al cinema in salotto, comodamente in pigiama.
Dopo aver assistito all’inquieta solitudine di Burning di Lee Chang-Dong, alla dolcezza di Father and Son di Hirokazu Kore-Eda e al conflitto di appartenenza de Il prigioniero coreano di Kim Ki-duk è arrivato il momento del western made in Corea Il buono, il matto, il cattivo di Kim Jee-woon.
Il film è stato presentato fuori concorso alla 61° edizione del Festival di Cannes e in Italia è stato proiettato nei cinema a partire da novembre 2011. Un asian blockbuster campione di incassi divenuto subito un cult, forse per i mirabolanti inseguimenti nel deserto, le espressioni “weird” di Yoon Tae-goo, interpretato da un eccezionale Song Kang-ho, i piani sequenza da togliere il fiato oppure la memorabile carneficina inflitta dal Buono (Jung Woo-sung) sulle note di Don’t let me be misundertsood.
L’Eastern Western di Kim Jee-woon trova la sua ambientazione nel deserto della Manciuria degli anni 30; il Buono è un cacciatore di taglie e ha il compito di recuperare una mappa del tesoro da un ufficiale giapponese su un treno, ma prima di compiere la sua missione il Matto ruba la mappa e si trova coinvolto nel deragliamento del treno organizzato dal Cattivo, interpretato da Lee Byung-hun in versione “emo” anni 2000.
Da questo momento il Buono il Matto e il Cattivo si contendono mappa, popolarità, denaro e figaggine fino ad arrivare ad un faccia a faccia dagli esiti a dir poco inaspettati.
Parliamoci chiaramente, è una tamarrata di film, nel senso più aulico del termine eh! Considerato uno dei maggiori talenti cinematografici sudcoreani, Kim Jee-woon è capace di spaziare con una disinvoltura invidiabile tra generi differenti quali black comedy, horror, mockumentary, noir e con Il buono il matto il cattivo sfida a testa alta, e con un po’ di spocchia, il cinema made in USA sul suo terreno, quello del genere americano per eccellenza: il western, e c’è da dire che lo fa con stile.
La sceneggiatura a quattro mani con Kim Min-suk risulta lineare, come anche la presentazione dei personaggi principali, gli snodi narrativi vengono sostenuti soprattutto dalla scelta di puntare sulla spettacolarità dei movimenti di camera.
Stracult la scena della sparatoria/inseguimento/combattimento – insomma qualsiasi cosa – nel villaggio di cui nessuno sa il nome; dopo un susseguirsi di capriole, lanci dalle liane e un vecchio casco da sub ci ritroviamo anche gli schizzi di sangue sullo schermo.
La fotografia a cura di Lee Mo-Gae e Oh Seung-Chul punta a rendere ancora più scenografiche le ambientazioni, attraverso un gioco di saturazione.
La corsa verso il tesoro diventa un’inarrestabile cavalcata che coinvolge chiunque, tant’è che a un certo punto ti trovi a pensare “e mo questi chi sono?”, ma la certezza vi è sempre, ci sono anche i Giapponesi e di quello si è sicuri, i più cattivi dei cattivi sono sempre loro.
L’epilogo riprende una certa serietà omaggiando il più noto triello della storia del cinema, quello de Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone, o almeno ci prova, e sì il tesoro viene scovato, ma, e qui il buon caro Kim Jee-woon lascia una firma “coreana” alla pellicola, non è quello che tutti si aspettano.
Tatiana Tascione
Il buono, il matto, il cattivo
Regia: KimJee-Woon. Sceneggiatura: Kim Jee-Woon, Kim Min-Suk. Fotografia: Lee Mo-Gae, Oh Seung-Chul. Montaggio: Nam Na- Yeong. Musiche: Dalparan, Chan Young-Gyu. Interpreti: Song Kang-ho, Jung Woo-sung, Lee Byung-hun. Origine: Corea del Sud, 2008. Durata: 139′.