Tre amiche, in Grecia, per la prima vacanza da sole, per la prima vacanza lontana dagli occhi vigili e incombenti dei propri genitori. Quello che le aspetterà saranno le discoteche fino a tarda notte, i cocktail troppo forti e i bagni in mare sotto il chiaro di luna, ma soprattutto, la tanta agognata perdita della verginità. Quella che avrebbe dovuto essere “la vacanza migliore di sempre” si trasformerà presto in un incubo a occhi aperti, fatto di colori fluo e luci stroboscopiche, amicizie fragili e la consapevolezza della cattiveria delle persone.
How to Have Sex è un film che ti cresce dentro, lentamente, si insinua nei tuoi pensieri e arriva fino allo stomaco, aderisce alla pelle per giorni, settimane dopo la visione. Le sensazioni di fastidio, vergogna, tristezza e rabbia ti si incollano addosso e diventano difficili da soffocare, oppure ti portano a riesumare esperienze traumatiche che con fatica avevi cercato di dimenticare ma che riappaiono più forti di prima, più inquiete che mai. Pensando a How to Have Sex ricordiamo l’indugiare della macchina da presa sugli occhi penetranti di Tara (Mia McKenna-Bruce, un’attrice strepitosa) che ti parlano, ti interrogano, ti chiedono come comportarsi, cosa dire e cosa, invece, tacere. Pensando a How to Have Sex percepiamo una sensazione appiccicosa: saranno i drink sempre in mano ai ragazzi inquadrati, sarà il sudore perennemente presente sui volti dei protagonisti sotto il sole o sotto cassa, sarà la sensazione che Tara prova quando il suo corpo viene violato da un altro corpo che vicino a lei non ci doveva proprio stare e noi spettatori, questo momento di immenso dolore, lo riusciamo a percepire a livello fisico, se non viscerale. Questo è un film estremamente sensoriale che grazie al gioco instaurato tra la macchina da presa e gli sguardi coinvolge lo spettatore in un’esperienza talmente traumatica da poterla davvero avvertire sulla propria pelle. Le parole che i personaggi si scambiano sono poche e, quando ci sono, sono futili, sono scherzi, sono irrilevanti. Molly Manning Walker, regista britannica qui al suo riuscitissimo esordio, riesce a trasmetterci tutto questo senza parole banali o conversazioni stucchevoli. Non servono per forza dei dialoghi strutturati e ben costruiti per farti entrare un film fin dentro alle ossa e questo è proprio il potere che il cinema scatena quando utilizza la sua arma migliore per colpirti a pieno: le immagini, sì, in questo caso, valgono davvero più di mille parole. Le suggestioni visive che Manning Walker ci regala sono talmente potenti da non necessitare altro se non lo sguardo attento dello spettatore che, insieme alla protagonista, (ri)scopre la meschinità e l’indifferenza dell’adolescenza, la cattiveria dell’essere umano.
All’inizio sembra non succeda niente, in How to Have Sex, e, invece, lentamente, succede una cosa, la più terribile di tutte e viene raccontata con una sensibilità piuttosto unica: non ci sono scene esplicite, tantomeno reazioni smodate – perché a volte non si può, non si riesce, non si vuole reagire. Un discorso necessario sul consenso e sulle aspettative sociali che l’adolescenza porta con sé in un mondo nel quale l’unica cosa che sembra contare è il performare – attraverso il sesso, la droga, l’alcol – per poter essere al pari dei propri coetanei. Qui la performance richiesta, dovuta e ricercata è la perdita della verginità, non importa in quale modo, la cosa importante è che accada… e il più presto possibile. Le tre amiche protagoniste non parlano d’altro, non ambiscono apparentemente ad altro. Il peso schiacciante e opprimente dell’opinione altrui è ben dimostrato dalle meravigliose inquadrature che ritraggono Tara come un personaggio estremamente solo – anche se costantemente in mezzo a un mare di gente – tra le strade di Creta, in discoteche affollatissime, immersa in una musica troppo alta, che la sovrasta, la schiaccia, e tutto intorno a lei è troppo grande, troppo veloce, mentre tutti sono troppo distratti per accorgersene. Di quella che avrebbe dovuto essere “la vacanza migliore di sempre”, purtroppo, rimane solo un trauma indelebile da provare, con cautela, a curare.
Gaia Antonini
How to Have Sex
Regia e sceneggiatura: Molly Manning Walker. Fotografia: Nicolas Canniccioni. Montaggio: Fin Oates. Interpreti: Mia McKenna-Bruce, Lara Peake, Samuel Bottomley, Daisy Jelley, Eilidh Loan, Shaun Thomas, Laura Ambler. Origine: GB, 2023. Durata: 91′.