In America, quando si parla di epica (greca, germanica, medievale o che dir si voglia) ci si riferisce in realtà a una cosa sola: il fumetto. Il cinema d’oltreoceano non riesce a produrre niente che vada al di là di questo binomio, assurto ormai a concetto assiomatico, a usanza estetica, linguistica, persino di costume che non ha bisogno di essere sconfessata in quanto bastante di per sé. Gli eroi dell’antichità sono tutti supereroi, forzuti e muscolosi, puri di cuore e ingenui quanto basta da cadere vittime di oscure macchinazioni regali, ma abbastanza cazzuti da tirarsene fuori e ristabilire l’ordine cosmogonico voluto dagli imperscrutabili dei del firmamento. È infatti da una graphic novel divisa in due miniserie, The Thracian Wars e The Knives of Kush di Steeve Moore e Cris Bolsin, che questo Hercules di Brett Ratner è tratto. Il film è piuttosto curioso, se non altro perché ha dovuto differenziarsi dall’omonima pellicola uscita a gennaio, Hercules – La leggenda ha inizio di Renny Harlin con Kellan Lutz nella parte del prode guerriero figlio di Zeus e di Alcmena, donna mortale.
Qui a vestire i panni di Ercole, o Eracle nella tradizione ellenica, è il wrestler Dwayne Johnson, che dopo aver compiuto le celeberrime dodici fatiche per conto di Euristeo, quell’effeminato sovrano che secondo le leggende scappava in un orcio di bronzo tutte le volte che il poderoso eroe gli si avvicinava, viene cacciato da Atene in quanto reo di aver assassinato la famiglia in circostanze misteriose. In realtà Euristeo era re di Micene e non di Atene, ed Eracle massacra Megara, figlia di Creonte re di Tebe e successore di Anfitrione, cugino di Euristeo, perché annebbiato dalla vendetta di Era, moglie del fedifrago Zeus, prima di giungere a Micene. Tutto chiaro, vero? Ma non vi preoccupate, nel film di Ratner non c’è niente di particolarmente complesso, perché Hercules e i suoi fedeli compagni di scorribande, trasformatisi in mercenari per il più bisognoso dei regnanti di Tracia, re Clotys (John Hurt), si limitano a spaccare lo spaccabile, ammazzare nemici, infilzare soldati, guidare bighe e destrieri selvaggi per sbaragliare orde di nemici sanguinari. Colpisci, rompi, uccidi, Hercules è un tripudio di effetti speciali, coreografie ballerine, mosse da karateka spacciate per audaci strategie di battaglia, fino a quando la mitologia diviene il pretesto per una riscrittura di comodo della storia, e lo scenario storico si trasforma nell’anticamera dell’epopea fantasy.
Il modello è allora più Il signore degli anelli che Il gladiatore, la spacconata la fa da padrona sulla filologia, e mancano solo le soldatesse in gonnella per solleticare le femministe. No, un momento, ci sono pure loro: la bella Atalanta (Ingrid Bolso Berdal), amazzone reclutata ai tempi della cintura di Ippolita, nona fatica, esperta nell’uso dell’arco e nel lancio di frecce. Quindi vengono l’indovino Anfiarao (Ian McShane), Autolico (Rufus Sewell), Tideo (Aksel Hennie) e Iolao (Reece Ritchie), nipote di Ercole e qui tristissima mascotte del gruppo, tutti personaggi mutuati sì dalla mitologia ma mescolati tra di loro come le carte di un mazzo, un po’ per riempire la sceneggiatura di Ryan Condal e Evan Spiliotopoulus, un po’ perché il pubblico, oggi, vuole soltanto questo: l’abbuffata, la caciara, la baraonda più sguaiata. Con questo non si vuole dire che Hercules sia un brutto film, un’opera poco riuscita o riuscita giusto in parte, ma soltanto che le pernacchie dettano il ritmo delle danze. E se non sono le pernacchie, lo sono i pop corn e le bottiglie di Coca Cola abbandonate sui sedili del multisala. Un po’ come Immortals (2011) di Tarsem Singh, quel film in cui la fanteria oplita battagliava tra le nuvole, gli dei sembravano un po’ gay, ed era tutto uno sperperio di denaro, colori e scenografie. Qualche scena visivamente accattivante, a ben vedere, c’è, e cioè quella in cui gli eroi di Tracia, partiti per stanare il perfido Reso (Tobias Santelmann), stragista, assassino, e oppressore di contadini, si ritrovano vittime di un’imboscata organizzata da una legione di tizi barbuti, starnazzanti e pittati di un efficace marrone tribale. Poi ci sono l’Idra, il cinghiale di Erimanto e il leone di Nemea, scuoiato da Ercole per farci un’invincibile armatura. Tutto bello, divertente e appunto fumettistico. Ma lo spettatore più esigente sogna una cosa che (forse) non si farà mai: la versione Asylum con Danny Trejo come protagonista. Epico, vero?
Marco Marchetti
Hercules – Il guerriero
Titolo originale: Hercules. Regia: Brett Ratner. Sceneggiatura: Ryan Condal, Evan Spiliotopoulus. Fotografia: Dante Spinotti. Montaggio: Mark Helfrich, Julia Wong. Musica: Fernando Velázquez. Interpreti: Dwayne Johnson, John Hurt, Ingrid Bolso Berdal, Aksel Hennie, Reece Ritchie, Ian McShane, Rufus Sewell, Tobias Santelmann. Origine: USA. Anno: 2014. Durata: 98 min.