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GGG: da Dahl a Spielberg

GGG_spielbergNon è facile raccontare storie per bambini. Ma ancor più difficile è misurarsi con una delle più belle storie per bambini mai raccontate e raccontarla ancora, questa volta al cinema. Non è facile neppure misurarsi con uno scrittore come Roald Dahl, con la sua fervida immaginazione fatta di dettagli, particolari, piccoli tocchi, sfumature. Ma ancor più difficile è misurarsi con il tocco poetico e mai retorico con cui le sue storie ci parlano di grandi ideali, grandi speranze e grandi visioni. Insomma, non è facile misurarsi con Il GGG, con il suo autore, con il suo personaggio, quel Grande Gigante Gentile entrato nell’immaginario di tanti bambini, con la sua vicenda, con la morale della storia. Eppure Steven Spielberg gggsembra che ce l’abbia fatta uscendone a testa alta, ricordandoci i bei tempi di E.T. o di Hook e dimostrandoci che, nonostante gli anni, la sua creatività non ha perso di smalto, anzi. Perché sì, bisogna ammetterlo, lo Spielberg storico, lo Spielberg di Lincoln per intenderci, ci piace, funziona, ma è uno Spielberg tanto, forse troppo americano, con quella fotografia così perfetta, con quel ritmo così incalzante, con quel meccanismo così efficace, con quegli attori così impeccabili. Tanto che alla fine però, pur senza mai deludere, assomiglia sempre un po’ troppo a se stesso e non stupisce più.
Invece Il GGG conquista, e proprio la sua fotografia impeccabile e i suoi effetti speciali mozzafiato sanno aggiungere alla storia quel tocco di magia capace di far sì che, sfida più importante, il lettore affezionato di Roald Dahl non esca dalla sala deluso. Perché la grande macchina di Spielberg, pur senza rinunciare a nessun ingranaggio e riuscendo a metterlo sempre al posto giusto, non è un automa senz’anima. Non si dimentica infatti, il regista, quale sia il suo compito: quello di raccontare la storia di un’amicizia tra un gigante buono e una bambina, una storia di fiducia, una storia di bambini col coraggio dei giganti e di giganti col cuore di bambino, capaci di sconfiggere anche il più temibile esercito di Cicciabudella o Inghiotticicciaviva o addirittura di convincere la regina d’Inghilterra in persona a organizzare una vera e propria caccia al gigante cattivo. E soprattutto quello di raccontare una storia divertente, che non rinuncia a strappare un sorriso, fosse anche solo per il modo di parlare strampalato del GGG o per il personaggio petulante e impertinente della bambina.


E allora, per quanto ci sia piaciuto Il ponte delle spie, non possiamo che augurarci che Spielberg ci racconti ancora, molto presto, un’altra fiaba: perché, forse, è proprio ciò che gli riesce meglio.

 Monica Cristini

Il GGG

Regia: Steven Spielberg. Sceneggiatura: Melissa Mathison. Fotografia: Janusz Kaminski. Montaggio: Michael Kahn. Musiche: John Williams. Interpreti: Mark Rylance, Ruby Barnhill, Bill Hader, Rebecca Hall, Penelope Wilton. Origine: Usa/GB, 2016. Durata: 117′.

 

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