Arriva finalmente nelle sale Fuoriscena dopo l’apprezzata prima internazionale al Festival del Cinema di Torino 2013 (concorso documentari italiani) ed un premio speciale vinto ai recenti Nastri d’Argento. La motivazione del riconoscimento assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani racchiude il senso dell’operazione Fuoriscena, ovvero “emozionare e sorprendere raccontando dietro le quinte un’Accademia che trasforma la passione e il talento in un’eccellenza della Cultura italiana nel mondo”.
In un anno in cui i dibattiti sulle grandi bellezze italiche e sulla loro valorizzazione hanno imperversato ovunque fino a coinvolgere con esiti imbarazzanti anche il Festival di Sanremo, rimaniamo stupiti nello scoprire una realtà semisconosciuta al grande pubblico a cui non è stata mai data la giusta visibilità. Stiamo parlando dell’Accademia Teatro alla Scala, scuola d’eccellenza riconosciuta fra le più prestigiose istituzioni a livello internazionale ed unica per la formazione coreutica. Un’eccellenza frequentata da studenti di tutto il mondo che convergono a Milano per diventare cantanti lirici, ballerini, scenografi.
Fuoriscena compie una scelta decisamente rigorosa nel raccontare questo microcosmo. Evitando voci narranti, eccessive spettacolarizzazioni o invasioni, la camera entra silenziosa e discreta nella quotidianità degli allievi, tra lezioni, le tante prove e la poca vita privata che rimane. Siamo distanti anni luce dai tanti docu-reality che imperversano in televisione impostati sulla retorica della sfida e della fatica, della competizione e del successo (vedi Ginnaste, Vite Parallele). Non è un caso che quasi in parallelo con la produzione di Fuoriscena sia stato realizzato e mandato in onda Talenti!, un titolo imbarazzante che introduce il tono dell’operazione, una serie di 38 puntate della durata di 27 minuti che tenta di raccontare le stesse storie.
Ma qui, per ammissione degli stessi autori, si è lavorato per sottrazione contenendo e limitando la grandezza ed il prestigio dei luoghi e privilegiando le emozioni del quotidiano, senza forzare la realtà, seguendo i fili sottili dei percorsi individuali, i passi lenti e quelli veloci. Un documentario immersivo che ci consente di conoscere con il giusto tempo una cantante coreana che prega a distanza con il padre ogni mattino, un giovane ballerino che divide la sua vita tra gli alpeggi bergamaschi e le lezioni di danza; solo stando seduti al tavolo di un bar con i ragazzi dell’Accademia scopriamo le loro semplici biografie ed il loro desideri. Nessuna confessione in camera, nessuna fatica o dolore ostentato programmaticamente per coinvolgerci nel racconto. Molto più semplicemente ci si emoziona (tanto) ascoltando la sorpresa di una cantante brasiliana che racconta al telefono alla propria famiglia la prima neve vista della sua vita.
E poi Milano. Anche in questo caso la scelta è di renderla parte del narrato, elemento armonico di questo lento fluire che dura un anno esatto di corso. Immagini fisse che diventano le quinte di questo racconto dove si muovono allievi, docenti, oggetti di scena che scompaiono e ritornano a costruire una di quelle eccellenze di cui andare orgogliosi. Ma senza eccessiva enfasi, con il giusto e misurato stile, come la partitura musicale scritta da Rolando Marchesini che si accosta ai suoni di aule e teatro con poesia, senza mai sovrascrivere le immagini.
Massimo Lazzaroni
Fuoriscena
Regia: Massimo Donati e Alessandro Leone. Fotografia: Daniele Azzola. Musiche: Rolando Marchesini. Produzione: Ester Produzioni, GA&A Productions. Distribuzione: Cinecittà Luce. Origine: Italia, 2013. Durata: 83′.