Una famiglia in vacanza in una località sciistica, agghiacciante nella sua lussuosa artificiosità, sulle montagne francesi. Tomas, Ebba, e i due figli, una bambina più grande e un maschietto ancora piccolo. Giovani, benestanti, premurosi, un po’ scialbi forse, nello stile sottotono svedese, ma perbene.
Tutto sembra scorrere tranquillo, ad eccezione della difficoltà di Tomas di staccarsi dal lavoro e concedersi completamente alla famiglia. Ma poi non è nemmeno grave.
È durante un pranzo su una terrazza panoramica, mentre si godono cibo e sole, che accade un piccolo evento, uno spavento imprevisto e fuori controllo, che accende la miccia dell’esplosione famigliare, che sobilla i bambini e gli adulti, seminando il dubbio e infilandosi sotto la pelle di un tran-tran famigliare in verità già sull’orlo di una crisi, e li obbliga a interrogarsi sul senso e sulla forza dell’amore che li lega, che rende li adulti responsabili dei bambini, riconoscenti e orgogliosi degli eroi che papà e mamma sono ai loro occhi. E allora per tutti si innesca un processo di revisione dello sguardo verso gli altri ma soprattutto verso se stessi, nella nuova e scioccante consapevolezza che molta parte dei nostri comportamenti parentali si muove sulle linee di luoghi comuni a cui ci abituiamo senza nemmeno accorgercene, fino a quando qualcosa di imprevisto mette a nudo egoismi e spirito di sopravvivenza, istinti primari eternamente in conflitto con le identità sociali, di cittadini e di genitori o di compagni di vita.
Non che questo debba valere per tutti. Vale per Tomas incapace di riconoscere e superare la propria debolezza, fino a quando la menzogna diventa insostenibile.
È su questo tema, tema dello svelamento, che porta dal piccolo (evento) al grande (trauma famigliare), dal caso al profondo, che si inerpica Forza maggiore del talento svedese Ruben Östlund, vincitore del Premio della Giuria a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, e candidato ai Golden Globe 2015 e agli European Film Awards, anche se poco noto dalle nostre parti.
Opera interessante non solo per la tematica originale, l’episodio scatenante davvero insolito, lo sviluppo condotto con cura, sebbene in un certo qual modo prevedibile e doveroso. Sopra tutto appare notevole il tono dell’autore che a una regia estremamente rigorosa – nella scelta di ambienti, colonna sonora, inquadrature, movimenti di macchina, che quasi sempre riescono a mettere insieme originalità, eleganza di stile e significato – aggiunge una sapiente orchestrazione delle scale emotive, una regolazione dei volumi capace di passare dal dramma familiare alla commedia non-sense, con un senso dell’umorismo molto raffinato, nel quale un elemento drammatico insistito, un tema intelligente portato da un personaggio ma usato in modo ingenuo, l’intromettersi di un estraneo, producono repentini cambi che scatenano, imprevista, la risata. E sembra che, quasi suo malgrado, l’autore inventi una personale riedizione del dramma familiare piccolo borghese, aggiungendo una nota imprevista che può essere interpretata, forse esagerandone le intenzioni, come naturale conseguenza di una visione cinica e disincantata dei rapporti, sempre in bilico fra tragedia e farsa.
Massimo Donati
Forza maggiore
Regia e sceneggiatura: Ruben Östlund. Fotografia: Fredrik Wenzel. Montaggio: Interpreti: Kristofer Hivju, Lisa Loven Kongsli, Johannes Kuhnke, Clara Wttergren. Origine: Svezia, 2014. Durata: 118′.