Nicky Spurgeon (Will Smith) è il migliore borseggiatore che si ricordi e tuttavia resta un ladro di basso profilo, un truffatore cauto e un attento calcolatore delle probabilità che, arrichendosi con piccoli furti d’orologi, portatili e oggettistica di valore, attende nell’ombra il colpo della vita. 
L’incontro con la bella Jess Barrett (Margot Robbie), tuttavia, ribalterà le carte in tavola, esponendolo a rischi sempre maggiori; di fatti, l’interesse per la ragazza, che si rivela una borseggiatrice come Nicky, si trasforma in collaborazione e poi in relazione amorosa, una relazione intricata e pericolosa, che finirà per offuscare il giudizio di entrambi, proprio quando il famigerato colpo del secolo è alle porte.
Questa la trama riassunta in poche parole, nulla di più, nulla di meno, nessun colpo di scena degno d’essere chiamato tale, solo una mezcla ritrita di idee già offerte al pubblico miliardi di volte in altrettante pellicole dedicate ai ladri fascinosi.
Ad ogni modo, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno; vediamo di analizzare quali sono gli elementi che effettivamente non funzionano nel film in sé, tralasciando le interpretazioni degli attori, che se vogliamo dirla tutta costituiscono sì e no il 30-35 % della copertina di un prodotto.
La regia di Glen Ficarra e John Requa è caotica. La macchina da presa, in una collaborazione evidentemente poco efficace con la fotografia di Elizabeth Mickle, non riesce a sottolineare con potenza ed importanza una scena che sia una. 
Ci troviamo di fronte a un film che sembra girato in giornata con camere costosissime e montato di fretta per non fare tardi a cena.
In linea teorica, anche uno spettatore che non conosce gli aspetti tecnici collaborativi di regia e fotografia, si rende conto da sé se un prodotto è valido o meno. Si prenda in esame L’ultimo lupo, ultima splendida creazione di J. J. Annaud: le inquadrature, specie a lungo campo, godevano sicuramente di luoghi molto più suggestivi di un centro urbano, ma hanno saputo guadagnarsi un proprio merito anche coi primi piani – ricordiamo, ad esempio, il close up sul volto in lacrime di Shaofeng Feng, subito dopo aver salvato il cucciolo di lupo. Non si tratta di proporre scenari mozzafiato, ma di come li si propone, utilizzando luci, costumi, ombre e contesto nel migliore dei modi, per creare un unicum che resti nella mente dello spettatore anche a una, due settimane dalla visione.
Ironico che il titolo sia proprio Focus “concentrati” (perchè nulla è come sembra), visto che a concentrarsi sulla pellicola si trovano così tante falle; effettivamente calza a pennello il sottotitolo, nulla è come sembra, compreso il film che stiamo guardando. 
Non convoglia un messaggio vero e proprio, non ha morale; C’è solo un guazzabuglio di muscoli, bei faccini truccati e profumati che non lasciano nulla alla trasparenza di una relazione con la realtà che un film dovrebbe avere, anzi, questa trasparenza viene considerata, ma coperta con abiti da duemila dollari.
Perché? Perchè è più facile presentare ciò che al pubblico piace, piuttosto che ciò che dovrebbe destare interesse con qualcosa di originale. Lo standard al quale Focus si è adattato è accettabile, anzi, ha sprazzi di comicità divertita. A tutti fa piacere passare una serata al cinema e farsi quattro risate, se poi sono accompagnate da un filone narrativo più o meno concreto e da un paio di scene di seminudo tanto meglio.
La realtà che purtroppo non arriva è che dietro quei 104 minuti di proiezione ci sono due registi che hanno scelto la via più semplice, creando consapevolmente un prodotto povero, ma che certamente frutterà parecchio, perchè è quanto la maggior parte della gente cerca e vuole vedere, una distrazione dalla quotidianità.
Mattia Serrago
Focus – Niente è come sembra
Regia: Glen Ficarra, John Requa. Sceneggiatura: Glen Ficarra, John Requa. Fotografia: Elizabeth Mickle. Montaggio: Jean Kovac. Musiche: Nick Urata. Interpreti: Will Smith, Margot Robbie, Gerald McRaney, Rodrigo Santoro, Adrian Martinez. Origine: USA, 2015. Durata: 104’.
