Attualità

Musei, Istituzioni, registi, privati cittadini: intorno ai sigilli si accalca una folla

fs90Dopo la chiusura della Sala Macchi, dove l’Associazione Culturale Filmstudio 90 proiettava ininterrottamente dal 1993 cinema d’essai, la base associativa, e non solo, ci ha travolti con un abbraccio solidale. Alla pubblicazione delle prime notizie che riportavano l’inaspettata visita della polizia locale – decisa ad eseguire l’ordinanza del Gip, a seguito di un’ispezione del 7 dicembre 2015, in cui non si contestava il tesseramento dei soci (regolare), ma si insinuava il sospetto che la l’Associazione svolgesse attività commerciale e lucrativa, vista la mancanza della SCIA e dell’agibilità per locali di pubblico spettacolo (violazioni art. 68 e all’art. 80 del T.U.L.P.S), che in ventitre anni la stessa associazione non ha ritenuto di dover chiedere, vista l’assenza di fini di lucro e rivolgendosi esclusivamente ai soci dell’associazione – le testimonianze di solidarietà si sono moltiplicate in breve tempo.
Abbiamo colto in tutto questo, il desiderio di salvaguardare e difendere un presidio della cultura varesina (non solo cinematografica) che da anni si rivolge a un’utenza (attenzione a chiamarlo pubblico d’ora in poi) che non ha colore politico e che trova coincidenze nella passione per il cinema, la letteratura, il teatro, la musica, forme d’arte che ricercano il bello e tentano strade estetiche e narrative per rappresentare la realtà.
Facendo così appello alle suggestioni che tali attestati d’affetto hanno fornito al Direttivo di Filmstudio 90, abbiamo deciso di rispondere ai sigilli con l’unica cosa che sappiamo fare: il cinema. Come già scritto nell’editoriale, ci faremo ospitare dalle tante realtà del territorio che da sempre stimano l’attività di promozione culturale di Filmstudio 90. All’appello hanno risposto presente comuni, associazioni, istituti scolastici, addirittura privati cittadini, accogliendo l’idea di un cinema itinerante, di un Filmstudio  on the road, supportato anche da chi vive e lavora nel mondo dello spettacolo, da registi, scrittori, attori e musicisti che hanno diviso con noi segmenti di storia o che magari hanno voglia di farlo adesso.
Al tempo stesso pubblichiamo alcuni dei tanti pensieri liberi che in queste ore hanno affollato la casella di posta di Filmstudio e del presidente Giulio Rossini. Aggiorneremo costantemente questa pagina.

@redazione

30/01/2016
Ho sempre creduto che il cinema potesse offrirmi un punto di vista diverso rispetto al mondo, rispetto alla prospettiva che il mondo stesso mi suggeriva di adottare per interpretare un concetto, piuttosto che un’idea o un qualsiasi altro argomento. Sin dall’infanzia mi sono sempre rivolto al grande schermo non solo come spettatore, ma come un ascoltatore interessato a ricevere un insegnamento che – ne ero convinto allora come ne sono convinto adesso – potesse impartirmi unicamente il cinema. Battuta dopo battuta, pellicola dopo pellicola, regista dopo regista, ho imparato ad apprezzare l’eterogeneità della settima arte, la sua schiettezza, la sua irruenza, la sua rabbia, ma anche la sua dolcezza, la sua timidezza e, soprattutto, la sua fragilità. Sì, perchè in fondo il cinema, purtroppo inteso oggigiorno da molti come un involucro ben saldato di ricchezza egoisticamente distribuita tra pochi eletti, è in realtà un connubio di forze instancabili e appassionate che agiscono in nome di un amore comune e non in nome del guadagno, o per lo meno non sempre.
Filmstudio 90 ha sempre supportato questo ideale, con caparbietà e con costanza, sia tramite il relativo giornale online Cinequanon – per il quale ho il piacere e l’onore di scrivere – sia attraverso l’attenta e particolare offerta di film che l’associazione culturale – tanto per chiarire un’ennesima volta quel che Filmstudio 90 è effettivamente – non ha mai smesso di proiettare, da ormai più di un ventennio.
Vado forse troppo sul personale quando dico di ritrovare molta della curiosità che avevo da piccolo – quando riguardavo ogni singola pellicola decine e decine di volte solo per comprenderla e “digerirla” a pieno – nel modus operandi della squadra di Filmstudio 90 e della rivista di Cinequanon. Entrambe queste realtà, di fatti, sono strettamente legate dal bisogno quasi fisico e incontrastabile di comunicare alla realtà di Varese e dintorni le meraviglie di quel mondo che molti hanno considerato fittizio o di scarsa importanza solo perchè celato dietro uno schermo.
Lasciandomi andare a qualche pensiero, che di sfuggita m’assale mentre scrivo questa breve lettera di solidarietà, mi viene facile sorridere all’idea di come, probabilmente, l’esigenza di ostacolare un’associazione culturale viva e fertile come Filmstudio90 venga sostenuta da persone che – potrei scommetterci – hanno ritrovato, magari negli stessi film proiettati dall’associazione nel corso di un ventennio, aforismi da riutilizzare nella vita quotidiana e chissà, persino dolci frasi da dire alla propria amata. Il cinema ci influenza, influenza il nostro essere e modifica la nostra capacità d’adattamento al mondo. Optare per una semplice sanzione amministrativa piuttosto che per la chiusura, seppur temporanea, della sala dell’associazione, sarebbe stato sufficiente a dimostrare che un pensiero come quello che ora mi trovo umilmente a esprimere in questa lettera fosse universalmente condiviso, ma evidentemente sbaglio a pensare che, davanti a una forma d’arte, l’uomo – inteso come collettivo – sappia trarre un qualsivoglia insegnamento, più o meno costruttivo.
Evidentemente non è il caso di parlare di giornate particolari, quanto di vite particolari, vite come quelle di chi ha scelto di sostenere la cultura, l’arte, la bellezza; vite come quelle di chi ha scelto di ridere, emozionarsi, arrabbiarsi e innamorarsi seduto sulle poltroncine rosse di una sala cinematografica, perchè in fondo, non si tratta di una sala, ma di un mondo, che purtroppo non tutti comprendono. 

Mattia Serrago (Collaboratore di Redazione)

29/01/2016
Carissimi di Filmstudio 90, vivo in Provincia di Varese ormai da quasi trent’anni, ma il capoluogo lo conosco poco. Da pochi giorni sono stato costretto, per aver assunto un nuovo impegno, a cercar di conoscerlo meglio. Con modesti risultati finora, visto che ieri pomeriggio mi sono perso in centro alla ricerca della Galleria Ghiggini. Uno dei primi luoghi che ho conosciuto è la sala del Filmstudio 90. Non sono un cinefilo, sono stato attratto dai programmi proposti da Giulio Rossini, a cavallo tra ricerca e impegno civile e sociale. Giulio mi ha anche invitato a presentare alcune sue iniziative. Leggo sconcertato della chiusura della Sala. Ma davvero Varese può fare a meno di un luogo di cultura come questo con un blitz di “carte”. Davvero la cultura non merita il rispetto che riscuote in altri posti, sottoponendo un procedimento amministrativo ad una verifica accurata e prudente della sua consistenza e di vie ragionevoli per superare eventuali incongruenze? Non posso crederlo. Leggo ora di un’imminente convenzione per la Sala Montanari e me ne rallegro. Ma della Sala di via De Cristoforis non si può fare a meno: detto da un non varesino come me, spesso distratto da altre attenzioni.

Fulvio Fagiani (Presidente di Universauser Varese)

28/01/2016
Completa solidarietà da tutti noi di Teatro Blu a Giulio Rossini e a Filmstudio ’90 Varese perchè possa tornare a regalare emozioni e saperi! Varese ha bisogno di un un luogo della e per la cultura e Filmstudio ’90 è un’ eccellenza. Non perdiamolo!

Silvia Priori (Direttore artistico Teatro Blu)

27/01/2016
Abbiamo appreso con rammarico la notizia della chiusura temporanea del cinema di via Cristoforis a Varese; a Filmstudio 90, Giulio Rossini e tutto il suo staff, il museo MA*GA di Gallarate offre il proprio sostegno, per la stima nei confronti di una importante associazione che, attraverso molteplici attività culturali e cinematografiche è da anni un punto di riferimento per Varese e la sua provincia.
Vi auguriamo che Filmstudio 90 possa riaccendere al più presto i propri proiettori sulla cultura!

 Lo staff del Museo MAGA, Gallarate

26/01/2016
Talvolta ho l’impressione di vivere in due città diverse: Varese uno e Varese due.
Varese uno l’attraverso per andare al lavoro e per tornare a casa. Varese uno mi ricorda le vecchie cittadine dei film western, dove, in assenza di uno sceriffo, domina la legge del più forte. Come accade nella Lombardia seicentesca raccontata dal Manzoni o in quei territori della nostra penisola dove lo Stato legale cede il posto ai signorotti locali. A Varese uno chiunque può fare ciò che vuole, sapendo di rimanere impunito. In Vicolo San Michele, per esempio, è normale parcheggiare dove c’è il divieto di sosta. Con il risultato che guidare in quella strada, che qualcuno ha voluto a due corsie, è diventata una prova di abilità per piloti esperti. In Via XXV aprile e sulla collinetta di Via Morselli, alle 8 del mattino o alle 13 e alle 14, ognuno con la macchina può fare quello che vuole, fermarsi dove vuole. Con il rischio che qualche studente possa essere investito, visto che anche i percorsi pedonali sono occupati da macchine sempre più grosse e da autisti sempre più prepotenti. Ma nel Far West è così. E da Varese uno ho paura che la Polizia locale sia scappata da tempo.
Ma per fortuna vivo anche a Varese due. A Varese due ci teniamo molto alla legalità. E abbiamo sceriffi pronti ad esibire la loro stella lucente. A Varese due sembra di vivere in un’appendice della ordinatissima e invidiatissima Svizzera. Qui, ad esempio, si ferma l’attività di un cineclub con tanto di sigilli. E non importa se Filmstudio90 sia una realtà consolidata nel territorio, un luogo di crescita culturale per migliaia di cittadini, un’istituzione che collabora ogni anno con lo stesso Comune da cui dipendono quegli stessi poliziotti locali ora inviati ad esibire la loro stella lucente. La legge è legge. E a Varese due non si scherza.

Ora, sono sicuro che l’iniziativa della Polizia locale sia un atto dovuto,che la macchina della giustizia, una volta avviato il motore, non possa fermarsi. Ma era proprio necessaria un’iniziativa così forte? In un luogo così importante, nel deserto culturale dei nostri tempi e del nostro territorio? Era proprio necessario imporre la chiusura di un’attività, che si basa sul lavoro volontario, sullo sforzo quotidiano, di chi cerca da un quarto di secolo di mantenere illuminato, in città, uno schermo non migliore degli altri, ma sicuramente diverso? 
A me piaceva andare a Varese due, perché da sempre mi piace vedere bei film, in un luogo dove gli spettatori sono ancora educati e dove addirittura i volontari di Filmstudio90 accoglievano noi soci con un sorriso e introducevano la visione delle pellicole con poche e illuminanti parole.
Adesso non mi resta che continuare a camminare per le rischiose strade di Varese uno… Dove non ci sono sceriffi…

Enzo La Forgia

26/01/2016
Ci siamo anche noi nel coro di voci che si stanno levando a sostegno di Filmstudio!
Non possiamo che essere orgogliosi di essere soci di Filmstudio e di aver condiviso con te un percorso che, a partire dal prestito sociale di molti anni fa, ci ha portato a condividere l’emozione e l’entusiasmo di iniziative create insieme, che, come tante altre a Varese, non ci sarebbero mai state senza Giulio e senza Filmstudio!
Noi ci siamo!
Giovanna e Simeone (soci)

25/01/2016

Abbiamo appreso con stupore e rammarico della chiusura del cinema di via Cristoforis a Varese; siamo dispiaciuti che un’associazione di valore come Filmstudio90 abbia perso quella che da 23 anni è la propria “casa”. Da tempo collaboriamo proficuamente con con Filmsudio90 e la sala cinematografica “Paolo Grassi 4k”, che come amministrazione abbiamo da poco riaperto a Tradate, ha ripreso vita grazie anche alla collaborazione con Giulio Rossini e i suoi collaboratori. L’associazionismo in campo culturale è una ricchezza fondamentale per il nostro territorio e un aiuto indispensabile per tutte le amministrazioni.

Cinema Paolo Grassi di Tradate

25/01/2016
Dopo lo sconcerto dei giorni scorsi alla notizia della chiusura della Sala Filmstudio, è con tristezza che sento il bisogno, oltre che di manifestare sostegno e solidarietà agli amici dell’Associazione, di sottolineare la gravità dell’atto giudiziario che ha colpito non solo voi, che da 23 anni con passione gestite l’Associazione e la Sala cinematografica, non solo noi che soci da 23 anni con passione vi sosteniamo, ma, a mio avviso, l’intera città di Varese.
Chiudere la Sala Macchi, la sala cinematografica di Filmstudio, significa chiudere uno spazio culturale che non ha eguali in città, che da sempre dialoga con molte altri luoghi di cultura di Varese, in primis, il Comune e la Scuola, e che da sempre costituisce un punto di riferimento per tutti coloro che a Varese amano il cinema. Il provvedimento di chiusura della Sala Macchi sembrerebbe dettato da irregolarità riscontrate durante un’ispezione del 7 dicembre scorso. L’assessore alla polizia locale, Carlo Piatti, su “Varesenews” dichiara che le «irregolarità non riguardano solo l’emissione della tessera, ma soprattutto il fatto che il club lavori a tutti gli effetti come un cinema normale […] e che, essendo di fatto un cinema standard» deve rispettare gli obblighi di legge in materia di sicurezza.
Ma siamo certi che la questione sia di ordine legale? La legge sulla sicurezza, come ben si sa, trova diverse applicazioni a seconda del luogo di lavoro di riferimento. E allora forse il punto riguarda altro: cos’è la Sala Filmstudio? è un cineclub gestito da un’associazione culturale che non svolge attività commerciale e lucrativa, oppure è un “cinema standard”, un locale di pubblico spettacolo?
Insomma, Filmstudio è un cinema come gli altri? Direi proprio di no.
In un “cinema normale” non si vedono film destinati dalla distribuzione cinematografica ai soli cineclub; in un “cinema normale” non si ha la possibilità di proporre, per la programmazione di sala,  film di cui si è letto o che si sono visti a Milano o in altri luoghi; in un “cinema normale” non è previsto l’eventuale dibattito al termine della visione; in un “cinema normale”, soprattutto di provincia, non si ha l’opportunità di parlare, direttamente in sala, con il regista del film; in un “cinema normale” non si vedono generalmente film in lingua originale; in un “cinema normale” non si vedono, alla domenica pomeriggio, film per ragazzi, selezionati nel rispetto dell’età di bambini tra i 3 e i 12 anni.
La Sala cinematografica di Filmstudio non è mai stato un “cinema normale” e mi auguro non lo diventi mai. E’ il cinema di tutti noi che, una volta tesserati, con un biglietto sempre ridotto rispetto al prezzo applicato nei “cinema standard o normali”, abbiamo accesso a quella Sala Macchi dove, tra volti che a lungo andare ci sono diventati familiari, possiamo vedere pellicole che a Varese non vedremmo altrove; dove alla cassa è facile trovare qualche ex alunno, che, scoperta Filmstudio quando ai tempi del liceo aveva visto qui un film per il Giorno della Memoria o aveva seguito qui una delle tante attività organizzate in collaborazione con la scuola, da volontario ha scelto di collaborare con l’Associazione; dove si va, anche se non si conosce neppure il titolo del film in programmazione, perché si sa che è stato scelto dai nostri amici, appassionati di cinema come noi.
Filmstudio è tutto questo. Da giovedì la porta di ingresso alla sua Sala Cinematografica è chiusa, sigillata, serrata. È una porta listata a lutto per tutti noi soci, per tutti i cittadini di Varese.
Chiudere le porte ad un luogo di cultura, ad un luogo sociale, ad un luogo della Città non è mai un bene per una Città, una comunità, una società.
Con l’augurio che presto le porte di Filmstudio si riaprano alla Città,

Angela Todisco (socia)

25/01/2016
Siamo “aficionados” dell’associazione Filmstudio ‘ 90, orgogliosi di esserlo sin dalla sua nascita. Abbiamo collezionato nel tempo le tessere di iscrizione ed esibiamo l’ultima, la Gold , come un trofeo culturale. E’ vero , dobbiamo ammetterlo , l’abbiamo trascurata nei primi anni di vita di nostro figlio, giusto il tempo di farlo crescere per fargli  apprezzare il cinema d’animazione e scoprire poi che , tra un film e pane e  nutella  offerto dai ragazzi della Filmstudio, cresceva in lui la passione per il cinema. Grande gioia condividere lo stesso interesse e questo accadeva al Filmstudio 90 che ha saputo  diversificare le proposte cinematografiche, sempre di qualità. 
Per non parlare del ponte che ha creato con le scuole del territorio alle quale ha offerto corsi   sul linguaggio cinematografico, incontri con registi e proposte filmiche  di grande valore artistico, civile e umano. Filmstudio 90 appartiene alla nostra storia, è cresciuta insieme a noi, nutrendoci (non è vero che con la cultura non si mangia !!!). Sono stati posti i sigilli ad una porta, non potranno sigillare, però, il bisogno di cultura e le voci di solidarietà e gratitudine per “la nostra” un’associazione culturale .

 Dario, Fausto e Caterina (soci)

24/01/2016
Ho scoperto Filmstudio 90 grazie all’Associazione Cortisonici e trovo che per chi come me viene da fuori Varese si tratti di una delle realtà più sorprendenti della città. Ci si scopre comunità, ci si entra, e difficilmente ci si vuole uscire. Non è un cinema come gli altri, è un luogo di dialogo, di confronto, piccolo e prezioso, che spero presto riapra per per farci sentire di nuovo tutti a casa.

Renato Chiocca (regista)

24/01/2016
Trovo assurdo quanto è avvenuto e mi chiedo chi ci sia davvero dietro la decisione. Oltre alle lettere di protesta bisognerebbe fare qualcosa. Sembra di essere tornati indietro di 30 anni e questo è grave. Sono disponibile comunque per un’azione coordinata di contestazione attiva di quanto è in corso.

Angela Lischetti (insegnante e socia)

24/01/2016
Non sono una frequentatrice della primissima ora, ma Filmstudio l’ho scoperto una decina di anni fa quasi per caso, attirata da un incontro sul cinema francese (o su Besson, non ricordo bene). Poi ho iniziato di tanto in tanto a seguire la programmazione e la tessera l’ho fatta fare anche a mio marito. Adesso ho un bimbo di due anni che aspetta solo di avere l’età per guardare i cartoni animati di Cinema Ragazzi. Non vorrei deluderlo…..

Paola G. (socia)

23/01/2016
Quanto è difficile portare una certa idea di cultura in un paese e in una città come la nostra. Quanto è difficile avere trentanni e crederci ancora. Eppure, nonostante tutto, abbiamo deciso di tentarci, di sfidare questa città, di rischiare e di resistere. Filmstudio 90 è un punto di riferimento per tutti noi, è un luogo dove trovare la passione, la qualità, la bellezza. Se prima resistevamo, oggi resistiamo ancora di più. Solidarietà a Filmstudio 90.

Chiara Lunardi

23/01/2016
Un anno e mezzo fa ci è venuta l’idea di tentarci, nonostante tutto… la nostra forma di resistenza a un sistema che rende tutto impossibile è stato “fare lo stesso”… è questo che chiamiamo ??#‎culturadicontrabbando, e da qui nasce Speakeasy Varese.
Ieri, nella stessa città, un sistema delirante e irriconoscente ci ricorda la sua posizione: fare cultura è impossibile… oseremmo quasi dire illegale. E’ in questi casi che noi rispondiamo: “facciamola lo stesso”… Filmstudio 90: noi ci siamo e ??#‎spostiamolecose.

Speakeasy Varese

23/01/2016
Sono stupito, preoccupato e allarmato. La chiusura del Filmstudio con tali pretestuose accuse, che non tengono conto della vostra presenza negli anni quale importante voce e proposta. Non ti scrivo troppe parole, che potrebbero essere stupidaggini, così a caldo, però abbraccio te, Giulio e tutta l’associazione. Sono totalmente disponibile per qualsiasi iniziativa possa favorire il vostro rientro nella posizione che vi compete nel panorama culturale varesino.

Alberto Valtellina (regista e critico cinematografico)

23/01/2016
Che brutta cosa!!!! chiudere mettere i sigilli, avevano appena fatto tutto come da indicazione vigili.
certo un luogo storico, realizzato con grande impegno e professionalità.
questa è la nostra italietta, buttano i reperti importanti di un omicidio non ancora chiuso! tanti assassini sulle strade, uccidono, senza patene, drogati, bevuti e dopo 2 giorni sono fuori! ora dico, chi posteggia in seconda fila a Palermo viene arrestato??
speriamo che tutto si risolva al più presto e possiate fare la bella programmazione già ipotizzata per il 2016!! massima solidarietà!!!
Bambi Lazzati (Premio Chiara)

23/01/2016
Mi consola constatare che finalmente in Italia qualcosa funziona… la solerte poizia commerciale ha sventato l’attività criminosa di Filmstudio 90, che spacciava illegalmente proiezioni di film d’autore e cinema indipendente. Forse sarebbe il caso di mettere i sigilli  anche al cervello di certe persone, per evitare che continuino ad operare in futuro e procurino altri danni. Ne daremo notizia sui canali di Cinema del reale…
Forza Filmstudio 90! Buone visioni e buon 2016 da tutto lo staff di Cinema del reale!

Paolo Pisanelli (regista e Direttore di Cinema del Reale)

23/01/2016

Il Foto Club Varese esprime il proprio rammarico per la chiusura della sala di Filmstudio 90, che da decenni rappresenta un punto di riferimento per la cultura a Varese. Il FCV si augura che presto si risolvano le questioni amministrative che hanno portato alla temporanea sospensione dell’attività, in modo da consentire al più presto a FIlmstudio 90, una delle maggiori associazioni culturali varesine, di proseguire nella sua opera. Siamo convinti che la cultura a Varese vada sostenuta, non ostacolata, e ci auguriamo quindi che anche l’Amministrazione comunale faccia quanto in suo potere per risolvere felicemente  la questione.

Giuseppe Di Cerbo (Presidente del Foto Club Varese)

23/01/2016

La cosa che più rattrista, che rende increduli, se si riflette, è che il primo nemico da cui ci si deve difendere sia lo Stato.
Il nostro Stato che dovrebbe essere la nostra famiglia e che ci dovrebbe mettere nelle condizioni di crescere, di istruirci, di formarci professionalmente per poi, di ritorno, offrire ciò che sappiamo fare e ciò che siamo alla nostra famiglia, al nostro Stato.
E invece accade, sempre più spesso, l’esatto contrario.
Simona Cesana (designer)

22/01/2016
Apprendo in questo momento che hanno messo i sigilli alla storica Sala Filmstudio 90. Ora, Varese è una città strana. Architettonicamente non la considero particolarmente felice, ci sono arrivato troppo spesso quando era già sera, e di corsa, con la nebbia che entrava nei muscoli. Ma mi ha sempre emozionato, da regista in erba, trovare isole di felicità pura, di ricettività della creatività, come Filmstudio. Dove apri la porta, arriva un’ondata di calore (umano, prima che del riscaldamento) e trovi un posto dove bere una birra e vedere un bel film con gli amici. Come una luce al neon nella nebbia, appunto. Di una bellezza struggente, un po’ felliniana, un po’ alla Solaris. Chi entra, sa che la scelta di Giulio Rossini e del suo gruppo sarebbe sempre caduta su un film che sarebbe valso la pena vedere e condividere. Condividere.
Non sto a questionare il lavoro della PS. A ciascuno il suo lavoro. Ma auspico che un passo successivo, una risoluzione, sulla base del common sense e della felicità dei cittadini, vengano trovati presto. Perché gli abitanti di Varese non si meritano di avere un’isola di felicità in meno.

Sergio Basso (regista)

22/01/2016
Grande contenitore culturale Filmstudio! Quando grazie a Giulia, mia figlia, ho conosciuto questa piccola sala cinematografica ho pensato: meno male che esiste!  Solo a Filmstudio ho potuto vedere film che i multisala mai avrebbero proiettato perché poco commerciali.
Una bella realtà culturale Filmstudio! Cultura fomentata dai soggetti che vi operano non a scopo di lucro ma per amore del cinema, quello che può essere definito davvero arte, impegnandosi per la sua diffusione nella piccola città di Varese, con entusiasmo, prodigandosi sempre, organizzando eventi per gli amanti del cinema e della cultura tutta,  affrontando pazientemente tutte le incombenze che la gestione di una sala cinematografica, seppur piccola,  comporta.  Io lo so, li conosco, ho l’onore e il piacere di conoscere tutti loro. E a loro dico grazie! Vi auguro con tutto il cuore di tornare ad accoglierci in quella intima sala tanto cara a tutti coloro che l’hanno frequentata.

Letizia Di Dio (socia)

22/01/2016
Come si può bloccare così un centro che fa cultura ogni giorno da 23 anni come il Filmstudio90?
Sono così tanti i punti di riferimento per la cultura a Varese che si può bloccarne uno così, praticamente senza ragioni, senza avvisi preventivi?
Io credo che la cittadinanza di Varese debba farsi sentire, protestando animatamente, perché è del tutto evidente che si è voluto colpire anche un modo di fare cultura, vera, alta, alla portata di tutti, fuori dalle rotte scontate, ritrovando la gioia del cinema per quello che è: sedersi in sala e ritrovarsi in un altro mondo.
Per me i cittadini di Varese dovrebbero segnarsi a lutto, perché ogni giorno chiuso è un’offesa, un insulto a tutti quelli che credono nella libertà di espressione. In un’epoca in cui le sale muoiono (vedi Milano), un provvedimento burocratico cieco e sconsiderato come questo fa male a tutti, è un lutto.
E io a uno Stato che fa prevalere le leggine dei burocrati (per altro rispettate) sul lavoro quotidiano, sulla pazienza e sul coraggio di una proposta culturale ALTA, diversa e alternativa, non credo più, non mi interessa più.

Massimo Donati (regista e scrittore)

21/01/2016
Caro Giulio e cari socie e soci di Filmstudio 90,
noi de “L’Albero di Antonia” vogliamo esprimervi tutta la nostra solidarietà per quanto sta accadendo al vostro Circolo. Siamo profondamente dispiaciute e amareggiate; riteniamo che la vostra realtà sia fondamentale per il tessuto culturale della nostra città e che il vostro lavoro andrebbe premiato invece che reso più difficoltoso: immaginiamo quanto sia problematico tenere in vita la vostra attività nel contesto sociale nel quale ci troviamo, sempre più spesso volto alla superficialità. Per l’importanza del vostro lavoro, per ricambiare e ringraziarvi per la vostra apertura e accoglienza alle nostre proposte, per la costante e preziosa collaborazione che ci avete offerto nel tempo e per la bellezza e la familiarità che regala il luogo che gestite con evidente passione, L’Albero di Antonia vi offre tutta la propria disponibilità e il proprio sostegno.
Sperando che ogni cosa si risolva nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi,
vi salutiamo e vi abbracciamo calorosamente.

L’Albero di Antonia

21/01/2016
Ecco, io mi rendo conto che in un momento come questo, con tutto quello che succede al mondo, la chiusura di una sala cinematografica magari uno non la mette in cima ai propri pensieri. Guardi, la capisco, per carità. Però, se posso dire, Signor Gip, secondo me ci deve essere un errore. Adesso io non è che voglio insegnarle il suo mestiere, ci mancherebbe. Però, guardi, davvero, qualcosa a un certo punto deve aver preso un piega strana, secondo me. Poi, io lo capisco che da fuori, quel posto lì, il Filmstudio, magari uno si fa un’idea sbagliata. Che cose strane, in effetti, ne succedono. Guardi, non faccio per dire, ma io lo so. Che questo è un periodo, sarà qualche anno, che mi capita di essere lì anche io, e quelle cose strane lì, le ho viste. Però si fidi, poi se uno guarda bene, non c’è da preoccuparsi.
Per esempio tutta quella gente lì che rimane in sala dopo che il film è finito…Come dice? No, bè adesso The End alla fine non lo mettono più. Insomma, quasi più, comunque sì, dopo The End, quelli lì che rimangono dentro, al buio, guardi, non sono lì a cospirare. Veramente. E’ gente che guarda i titoli di coda. Sul serio. Lei fa una faccia che ho capito che non mi crede. Però è così. I titoli di coda. Perché? Non lo so, forse son parenti della costumista e vogliono vedere se viene fuori il nome. Dico per dire. Però succede. Loro rimangono lì e guardano. In un certo senso, per loro il film non è ancora finito. E’ gente fatta così. Io? Be’ sì, qualche volta. Comunque, ecco, non è gente pericolosa, davvero.
Anche questa cosa dei film Iraniani, o dell’est Europa, che quelli sono paesi che ne succedono di cose, il fatto che ogni tanto proiettino quei film lì, che vengono da quei paesi lì, glielo assicuro, non è una cosa di messaggi in codice. Niente messaggi in codice. Anche qui è un’altra roba, una roba di cinema. E di bellezza, anche. Che adesso, spiegarla, viene lunga, ma insomma è una cosa così.
Che quelli son paesi che, glielo detto, di robe ne succedono, e allora provano a mettere insieme un po’ di bellezza, e fanno dei film. E’ un po’ come resistere, se si capisce cosa voglio dire. E allora farli vedere magari è una cosa bella. Che in un certo senso, resistere, anche noi, non dico noi noi, dico noi tutti, anche lei Signor Gip, ecco mi sembra che siam sempre lì che ci proviamo. Come? No, no, nessuno ci minaccia, non volevo dire quello. Mi sono lasciato andare. Intendevo dire…guardi, non ci faccia caso.
Poi c’è quella cosa lì delle tessere. Sempre lì a far tessere, lo capisco, uno poi si domanda, ma queste tessere? Sì, sì, lo so che avete controllato e avete visto che il tesseramento è stato fatto in maniera regolare, io non volevo dirle quello. Volevo spiegarle il perché. E’ perché poi hanno fatto un’associazione. Cioè, prima hanno fatto un’associazione e poi hanno fatto il cinema. E’ questa cosa, quella del prima e del dopo mi sembra anche una cosa importante, che aiuta a far capire. Una cosa che, scusi eh, ma mi verrebbe anche da ridirla. E se stessi scrivendo, invece che parlando con lei, PRIMA e DOPO li scriverei in maiuscolo. Che PRIMA hanno fatto l’associazione e DOPO hanno fatto il cinema. Dopo qualche anno.
Poi io non c’ero, ma secondo me deve essere andata così: era gente che a un certo punto si è accorta che amavano le stesse cose e allora si son messi insieme. Poi, sa come succede, quando c’è la passione, uno si fa prendere la mano, -come con il bricolage, che se non stai attento ti ritrovi con uno chalet svizzero in giardino- e insomma, è finita che hanno messo in piedi un cinema. Piccolo, eh. Però l’han fatto. E son 23 anni, mi sembra. Non è che volevano fare un cinema e hanno fatto un’associazione perché gli conveniva, è il contrario. Capisce cosa voglio dire? E’ il contrario. Io non lo so, ma mi sembra che faccia una certa differenza. Almeno per capire come stanno le cose. Anche per tutto il resto. Tutto quello che è venuto dopo. Mi sembra un punto fondamentale. La vedo che guarda l’orologio, ha ragione. Le avevo detto due minuti, e invece. Vado, vado. La lascio al suo lavoro, che chissà cosa passa su quella scrivania lì. Però, anche per quello, scusi se insisto, davvero, se sistemiamo questa cosa qua, che sul serio ci deve essere un errore, anche voi, avete una menata in meno. Che poi questo week end volevamo anche fare un bel film. Uno di quelli che magari vince l’Oscar. Poi vengono i soci. Che avvisare li abbiamo avvisati, ma sa come vanno queste cose. Che facciamo, dobbiamo mandarli via?

Matteo (socio)

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