I giovani non vanno al cinema. Il cinema non è roba per nativi digitali. I giovani preferiscono gli smartphone, perdersi nella rete, scaricare i film. I cinema chiudono. Il cinema, se non è morto, sta morendo. Le monosale diventano ipermercati. Le multisale campano di popcorn e supereroi. E infatti, nei multiplex, i giovani si siedono in sala carichi di popcorn e smanettano con gli smartphone. Mentre gli Avenegers salvano il mondo, i giovani whatsappano sull’ultima serie Netflix. Nelle sale dei multiplex i giovani sembrano lucciole nel buio. Anche le lucciole stanno scomparendo con le piccole sale cinematografiche, e nessuno ne sentirà la mancanza.
A Filmstudio 90 qualche giovane, inciampando in una scala antincendio, ha scoperto: 1. saletta con 91 poltroncine rosso fuoco e schermo sei metri di base; 2. il piacere di portare nel taschino la tessera di un cineclub; 3. una programmazione alternativa, che non significa noiosa. Troppo poco per svecchiare il pubblico dei film d’essai e salvare il cinema da morte (quasi) certa. Non siamo nemmeno alla respirazione bocca a bocca, nemmeno al massaggio cardiaco. Ma attorno a un tavolo, in quattro (insieme non arrivano al secolo) si domandano: 1. che look darebbero a corridoi e sala se dovessero partire da zero; 2. che film proietterebbero per far colpo su amici e amiche; 3. se avessero carta bianca, come promuoverebbero il loro Filmstudio 90 Under 25 agli under 25.
La risposta è Filmhub 90, una costola del direttivo di Filmstudio che mangia audiovisivo senza problemi di dieta, cucinando cinema d’autore e seriali americani, per nulla intimoriti dalla storia lunga e semisconosciuta del Grande Vecchio (123 anni di film) ma pronti a sintetizzare proteine per il cervello, andando a ritroso senza fretta sui margini forati della pellicola cinematografica in comoda navetta digitale.
I ragazzi di Filmhub 90 l’hanno fatta semplice (non facile): hanno cercato tra le locandine lo spirito di chi Filmstudio l’ha pensato e fondato ventotto anni fa, si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a cambiare aspetto al breve percorso che porta in sala Macchi, costruendo un tam tam sui social e mettendoci la faccia in giro per le scuole superiori di Varese, sulla scorta del lavoro che da anni l’associazione svolge con insegnanti e dirigenti per portare gli studenti nel cinema (come luogo e come linguaggio). Ma altra cosa è lasciare che si parlino tra coetanei o quasi. Per questo le serate organizzate da Filmhub sono un suggestivo ritorno al passato (vediamoci un film e parliamone) ma con lo sguardo di chi scopre il cinematografo per la prima volta: non da cinefili, ma da onnivori tecnologici che vogliono trasformare una App in un nuovo magnifico mezzo di comunicazione. Sì, proprio il cinema, così lontano e così vicino.
Alessandro Leone