Stasera c’è la premiazione. Mi dirigo verso l’auditorium con sensazioni contrastanti, malinconia e sollievo, malinconia per le tante emozioni provate, sollievo per l’imminente fine di una maratona comunque dispendiosa. Vorrei vedere il film della Satrapi, ma hanno avuto la grande idea di darlo in Teatro Studio, sala piuttosto piccola, e tre quarti d’ora di coda non bastano. Passano solo cinque accreditati, e per la prima volta provo l’amara sensazione di non esser riuscito ad entrare. Nell’immediato non c’è nulla con cui sostituirlo, perciò mi siedo in un bar, mi rilasso, mangio qualcosa. Verso le 17 vado alla Salacinema 2 per vedere quello che sarà il mio ultimo film, Tom le cancre di Manuel Pradal. Il film comincia ed è molto carino. Un gruppo di bambini si perde in un bosco, e non fanno altro che dire battute spiritose nel loro irresistibile francese. Quindi incontrano Tom il somaro in persona, un adolescente selvatico che li condurrà attraverso molte avventure verso casa. C’è anche un lupo cattivo, molto più odioso di quello delle fiabe. La storia procede per episodi slegati, e finisce per annoiare. Sui titoli di coda scopriamo che il bimbo più simpatico, rosso di capelli, era in sala coi suoi genitori! Ritrovo i miei compari, stanno andando a leggere i risultati, e mi aggrego a loro. La ragazza al desk ci dice che è questione di minuti. Infine arrivano. Sono abbastanza contento: Clark e Franchi, i più trasgressivi del lotto, hanno vinto miglior film e miglior regia, più il premio alla Ferrari come migliore interpretazione femminile. The motel life prende miglior sceneggiatura e il premio del pubblico. Niente di niente per Fedorchenko, peccato. Beh, è ora di andare. Tanto avrò sempre questa sensazione di non volerlo fare, di voler prendere ancora qualcosa, di non volermi distaccare da questo mondo in cui ho come galleggiato per nove giorni. Coi ragazzi ci salutiamo, promettendo di rivederci fuori da lì. Nuove amicizie: un altro bel regalo del festival. Prendo l’ennesimo autobus, e poi l’ennesimo treno. Arrivo a casa. Mi metto a scrivere questo articolo. Domani si ritorna alla realtà.
da Roma, Mauro Coni