Siamo giunti a metà del nostro viaggio. Torme di adolescenti invadono l’auditorium: è programmata per stasera infatti la prima mondiale di Breaking dawn – Parte 2, ultimo capitolo dell’arcinota e fortunatissima saga di Twilight. Purtroppo per loro Bella ed Edward non saranno sul red carpet… giusto ieri sera lo hanno presentato a Los Angeles. Mi prendo una vacanza dal concorso e vado a vedere Il cecchino di Michele Placido, che ha esordito ieri sera ricevendo commenti positivi ma non troppo. Dopo una sfilza di prime la calma della Salacinema è un piacevole ristoro. Mi accomodo. Placido mi piace. Non è un autore, uno che ha un inconfondibile marchio stilistico, ma sa scegliere le storie giuste, e soprattutto trarre il massimo dagli attori, una recitazione “calda” e naturale. E Romanzo criminale credo siamo tutti d’accordo nel dire che è uno dei grandi film italiani degli ultimi anni. Per questo motivo fin dall’inizio sono piacevolmente colpito. Placido va a girare in Francia, con divi del calibro di Daniel Auteuil e Mathieu Kassovitz, e fin dai titoli di testa l’impressione è quella del salto di qualità. Impressione che viene subito confermata dal forsennato incipit. Sì, Placido si è sprovincializzato. E’ uscito dall’Italia in tutti i sensi. Ora è un regista europeo. Uno a cui puoi affidare una storia sapendo che lui la realizzerà in maniera accurata e spettacolare. Il cecchino è un robusto poliziesco dalle sfumature noir, non originalissimo ma possente, fotografato splendidamente, con un sound design riuscito e di grande atmosfera. Il cast brilla, oltre ai due fuoriclasse succitati (Auteuil bolso è uno spettacolo) c’è un cattivo veramente sgradevole e credibile. Forse Il cecchino non cambierà la storia del cinema, ma ci mostra la crescita innegabile di uno dei nostri registi di punta.
da Roma, Mauro Coni