Giunto alla sedicesima edizione il Far East Film Festival riesce ancora a sorprenderci: sabato 26 aprile sul palco del Teatro Giovanni da Udine abbiamo assistito ad una folle performance canora che ha visto protagonista Fruit Chan alle prese con la mitica Space Oddity di David Bowie, accompagnato da Marco Müller e dagli organizzatori del festival. La canzone è il fulcro di The midnight after presentato ad Udine per la prima la prima italiana. Il film non ha convinto totalmente gli spettatori che gli hanno riservato timidi applausi. The midnight after si sviluppa in troppe direzioni/generi, lasciando aperte diverse troppe situazioni; siamo insomma lontani anni luce da capolavori come Made in Hong Kong o Public Toilet. Abbiamo ritrovato Fruit Chan ed il direttore del Festival di Roma Marco Müller domenica mattina seguente ai FEFF TALKS, incontri con il pubblico sempre gustosi ed affollati.
Be my baby
Il vero protagonista della seconda giornata di proiezione è stato il giapponese Be my baby di One Hitoshi che ha raccolto un lunghissimo applauso durante la proiezione pomeridiana alla presenza del cast quasi al completo. Film a bassissimo budget, totalmente girato in quattro interni: gli appartamenti monolocale abitati da nove giovani giapponesi. Li conosciamo subito tutti grazie ad una vivace scena iniziale: una caotica festa organizzata dal padrone di casa per trovare la fidanzata all’amico brutto e sfigato. Una sorta di appuntamento al buio di gruppo volgare e rumoroso, dove le voci dei protagonisti sembrano generare un caos senza logica. Questo caos di relazioni si svilupperà lentamente ed inesorabilmente in una trama perfetta di di relazioni, un catalogo di pulsioni sessuali, gelosie e tradimenti che metterà impietosamente a nudo la vacuità di questa generazione di giovani giapponesi medi, con prospettive personali decisamente limitate se non vivere di fugaci innamoramenti. Il film procede per scatti temporali che danno la misura della pochezza quotidiana dei personaggi fino a condurci ad un finale pieno di sorprese e colpi di scena. One Hitoshi non ci regala facili formulette per interpretare le giovani generazioni, non prende banalmente di mira l’invadenza delle comunicazioni digitali, ci offre un film con la giusta dose di satira sociale, raccontando i giovani che si trascinano giorno per giorno e quasi accidentalmente imparano grandi verità sulla propria esistenza.
Be my baby di One Hitoshi. Giappone 2013. Durata 140 minuti. Con Nilkura Kenta, Wasai Naoko, Shibata Chihiro, Goto Yumi.
Da Udine, Massimo Lazzaroni