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Ennio, un maestro

Dialogo tra Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore

In occasione del lancio del progetto Salone on ERT, la nuova collaborazione tra Emilia Romagna Teatro Fondazione e il Salone Internazionale del Libro di Torino, lo scorso venerdì 6 dicembre hanno fatto breccia sul palco del Teatro Arena del Sole di Bologna, due tra i più grandi maestri del cinema italiano: il regista Giuseppe Tornatore e il compositore Ennio Morricone.
Due premi Oscar, vanto indiscusso per il cinema contemporaneo italiano, si sono confrontati sul palco insieme allo storico del cinema Emiliano Morreale, ripercorrendo ricordi e riflessioni della loro carriera nel cinema racchiuse all’interno del libro Ennio, un maestro, curato dallo stesso Tornatore.
Il dialogo tra i due è libero e spensierato rievocando dal vivo al loro pubblico le lunghe conversazioni informali contenute all’interno del libro. Portano entrambi con sé una grande carica di emozioni e ciò traspare da ogni loro parola. Si espande lentamente e soffusa nel teatro la voce dell’ormai 91enne Morricone che condivide con la folla di appassionati aneddoti e retroscena della propria carriera. Una grande lezione di cinema che prende vita in un susseguirsi di opinioni, racconti e sensazioni inedite che si interrogano su che cosa sia effettivamente il cinema: che cosa sia stato nel passato, che cosa sia nel presente e quale possa essere il suo futuro. Vi riportiamo quindi qualche spunto di riflessione direttamente dall’incontro:

Tante sono le figure che Ennio Morricone rievoca durante la chiacchierata, come ad esempio Dario Argento. La collaborazione con il maestro dell’horror italiano – racconta – è stata segnata dallo sperimentalismo. Nonostante ciò, Ennio è sempre stato alla ricerca della facilità d’ascolto, coniugata alla novità, nei suoi brani per venire incontro al grande pubblico. “Mi piace complicarmi la vita ma non la rendo difficile al pubblico”.  Spiega di usare massimo 6/7 suoni senza modulazioni, ovvero utilizza un’unica tonalità per ogni film (ReM, FaM, ecc…) e preferisce piuttosto giocare con le “pause” e le “altezze”. Tra le figure di riferimento nel mondo della musica, Ennio parla del suo amore per il compositore Bach e un’attenzione verso le sperimentazioni del musicista seicentesco Girolamo Frescobaldi, precursore del contrappunto e delle fughe. Una collaborazione sicuramente proficua e che dura ormai da oltre 25 anni è appunto quella con Giuseppe Tornatore. Da Nuovo Cinema Paradiso all’ultimo successo La Migliore Offerta, il loro è un sodalizio unico e irripetibile. “Peppuccio”, come lo chiama con tenerezza Ennio, rivela di aver adottato le musiche del maestro molto prima di conoscerlo all’interno dei primi documentari di campagna elettorale per il P.C.I del suo paese natale, Bagheria. Quella di Ennio è anche l’accompagnamento musicale che lo ispira durante la sceneggiatura dei suoi film. Il regista racconta infatti come ascoltare la musica in fase di scrittura lo aiuti ad “astrarsi dal contesto”. A differenza di quanto si possa pensare non lo condiziona nella stesura ma lo aiuta a concentrarsi. Un’altra cosa che il regista apprezza è l’utilizzo della musica anche sul set. Questa tecnica, originaria dalla tradizione del cinema muto, “stimola e dà ritmo alla recitazione dell’attore”. Ennio, per esempio, l’ha sperimentata in alcuni film con Sergio Leone. Per Tornatore la musica non è un orpello secondario da applicare alla fine del processo di realizzazione di un film, ma dovrebbe avere lo stesso diritto e rilevanza della sceneggiatura. Il musicista, per lui, è quindi da considerare come parte integrante della produzione e da includere fin dalle prime fasi di sviluppo dell’opera. In particolare, con Ennio si realizzavano le musiche fin dalle iniziali idee di progetto, ancora prima di partire con la produzione del film, come nel caso del mai realizzato Leningrado. Poi in fase di montaggio si valutava il reale funzionamento o la necessità di variazioni. Quando c’era qualcosa che mancava, Morricone prendeva un pezzo di carta e nel giro di pochi minuti correggeva o integrava la partitura per poi registrare nuovamente il pezzo con l’orchestra. In particolare, il compositore era solito proporre a Giuseppe almeno tre variabili del tema: “Lui ha però un vizio, quando approvo quella che mi sembra più adatta al film o con più potenziale, anche se non ho mai trovato nulla di malfatto, quelle non accettate le strappa.
Ennio racconta di aver sempre voluto lavorare con una certa libertà creativa, evitando i consigli del regista, spesso influenzato dall’opera stessa: “Il fatto di non essere condizionato dal film come autore, mi permette di percepire l’essenza dell’opera, scrivere in tutta libertà il pezzo e infine il regista si abitua.
Dietro questa frase ironica si nasconde però una forte attenzione per quelle che sono le richieste del regista. Per Ennio è infatti importante “rimanere se stesso nonostante essere al servizio del film”, ovvero riuscire a trovare un compromesso per arrivare alla melodia giusta. Ennio ha infatti sempre dimostrato una profonda stima nei confronti della figura del regista: “Ho sempre bisogno del consenso del regista perché l’opera non è mia ma del regista”. Però “faccio esperimenti sotto sotto, nascosto”. La sua è una passione smisurata per il cinema e la musica. Egli la compone con la massima della cura, come il migliore degli artigiani. Ciò però non basta a salvare un film mediocre: “Io mi sono reso conto, nel corso di tanti anni, che un film bello può avere una musica bellissima. E va tutto bene. Ma in un film bello con una musica mediocre, il film va bene ugualmente e la musica rimane mediocre. Il film ha bisogno di una buona musica per essere ricordato. Ho cercato anche di rendere tanti anni fa dei film brutti con una musica mia molto impegnata. Non serve a niente!
Pochi sanno anche che Ennio nasce come arrangiatore di musica leggera degli anni ’60 con grandi pezzi come Se telefonando per Mina, Abbronzatissima per Edoardo Vianello o ancora Sapore di sale per Gino Paoli. All’interno del suo repertorio ci sono anche delle chicche più nascoste come Variazione su un segnale di polizia dedicato al coraggio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino o un assolo di contrabbasso tratto dalla serie di “pezzi ineseguibili”, ovvero dei brani che si è divertito a scrivere ma che non sono fisicamente suonabili.

Sulla base di questi racconti non dobbiamo quindi stupirci del fatto che lo scorso giugno Ennio Morricone si è congedato dalla scrittura per il cinema, eccetto che per i film di Giuseppe Tornatore: “Il mio prossimo record quale sarà? Quello di non fare più musica per il cinema, salvo per Giuseppe Tornatore”.
L’incontro termina con una straordinaria dimostrazione di umiltà racchiusa nella frase: “Si è parlato troppo di me. L’importante è il regista che mi commissiona le musiche e io cerco di fare il meglio possibile per i suoi straordinari film.” Speriamo quindi di godere ancora per un po’ di questo magnifico talento, magari in un nuovo film del ben voluto Tornatore.

di Samuele P. Perrotta

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