Vede finalmente la luce Don’t Worry, nuovo film del sempre atteso sceneggiatore e regista statunitense Gus Van Sant, presentato in anteprima al Sundance e in concorso al Festival di Berlino 2018. Il film, che tratta la storia dell’eccentrico vignettista tetraplegico John Callahan, era stato commissionato al regista direttamente dal vignettista ben prima del 2010, anno della sua scomparsa. Protagonista del film sarebbe dovuto essere Robin Williams, che aveva comprato i diritti dell’autobiografia di Callahan, ma che morì anche lui nel 2014.
Dopo i racconti del disagio giovanile con gli sperimentali Elephant e Paranoid Park e la storia di Harvey Milk col più mainstream Milk, Gus Van Sant torna a raccontare una nuova storia di tormenti e difficolatà.
John Callahan vede la sua vita cambiare completamente all’età di appena vent’anni, quando a seguito di un’incidente in auto finisce in sedie a rotelle. Alla guida dell’auto c’era un suo amico, entrambi totalmente ubriachi, trasferendosi da un party all’altro, segnarono indelebilmente il proprio futuro.
Un’esistenza che sembrava volgere alla fine però trova il modo di riscattarsi con il disegno. Callahan cominciò infatti a pubblicare vignette sul periodico americano Willamette Week, per cui collaborò per quasi trent’anni. Di stampo fortemente satirico e politicamente scorrette, le sue vignette si rivolgevano al popolo americano cercando di strappare un sorriso con un’ironia tagliente su argomenti considerati scottanti come il femminismo, l’omosessualità, l’handicap, il razzismo. Una tra le più famose, da cui peraltro prende il titolo il film, ci mostra un gruppo di cowboy che indicano una sedia a rotelle abbandonata nel deserto e uno di loro esclama: “Don’t worry, he won’t get far on foot” (Tranqulli, non farà molta strada a piedi). Sono proprio i disegni dal tratto incerto di Callahan che durante il film, quasi come d’incanto, si animano prendendo vita e strappando il pubblico al dramma raccontato. L’autore decide quindi di raccontare questa storia proprio attraverso quell’ironia beffarda che ha contraddistinto il successo dell’amico disegnatore. Come suo solito Gus Van Sant sceglie di allontanarsi dal melodramma strappalacrime e restituire invece una visione personale e sensibile della vita di Callahan, priva di qualsiasi forma di stereotipo e basata su una profonda analisi psicologica del protagonista calato all’interno del contesto socio politico dell’America reaganiana degli anni ’80.
A ventitre anni dopo Da Morire, Joaquin Phoenix sceglie di tornare a lavorare insieme a Gus Van Sant e vestire i panni di Callahan. L’attore, nonostante non fosse interessato a prendere parte in alcun biopic, si lascia trasportare dalla sceneggiatura di Van Sant, regalandoci l’ennesima interpretazione da brivido. Joaquin utilizza un approccio “totalmente immersivo, fino a vivere l’esperienza del personaggio a cui da anima e corpo”, dichiara l’autore.
A sprazzi sperimentale e con una sceneggiatura tanto profonda quanto tormentata, Don’t Worry continua ad alimentare la vena indipendente e creativa di Gus Van Sant. Così memorie del Paranoid Park si mescolano con un personaggio irriverente come Harvey Milk, donando un incontro speranzoso che va oltre la disabilità.
Samuele P. Perrotta
Don’t Worry
Regia e sceneggiatura: Gus Van Sant. Fotografia: Christopher Blauvelt. Montaggio: Gus Van Sant, David Marks. Musiche: Danny Elfman. Interpreti: Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jonah Hill, Jack Black, Mark Webber. Origine: USA, 2018. Durata: 113′.