Può una finta famiglia – un ex-guerriero Tamil, una giovane donna, una bambina di nove anni, obbligati a stare insieme dal caso e dall’opportunità – trovare la strada dell’armonia, della solidarietà e infine dell’amore reciproco, trasformandosi in una famiglia vera?
E’ possibile scappare da quel deserto dei sentimenti e degli affetti che è la guerra, senza che i fantasmi della violenza e della distruzione si risveglino per divorare tutto?
Sono queste le domande che si incrociano e che illuminano Dheepan, ultima fatica di Jacques Audiard – già autore di molti film di successo fra cui Sulle mie labbra, Un sapore di ruggine e ossa, Il profeta –, Palma D’Oro, cioè vincitore assoluto, secondo la giuria non improvvisata capitanata dai fratelli Cohen.
A ben guardare – come dichiara lo stesso Audiard – la prima potrebbe essere la domanda scatenante di una commedia romantica. La seconda quella alla base di un film come Rambo. In effetti il lungometraggio, che scorre per 114 minuti senza cali di tensione, innesta all’interno di un film di denuncia su una guerra civile dimenticata – quella delle Tigri Tamil in Sri-Lanka – e sulle problematiche dell’immigrazione forzata dei rifugiati in Francia, la parabola di un storia d’amore e allo stesso tempo il difficile percorso di emancipazione di un uomo dal suo passato di violenza assoluta, quando una violenza diversa, quotidiana e banale, torna a minacciare la sua precaria isola di pace, i suoi nuovi affetti.
Se c’era qualcosa di straordinario da premiare in questo film, di sicuro è il tentativo, riuscito, di coniugare generi diversi, controllati con grande maestria e con una capacità di mescolarli in modo nuovo, del tutto inedito. Perché la denuncia iniziale determina un’atmosfera che riverbera su tutto il film. Ma lungi dall’essere la chiave teleologica della storia, il suo motivo d’essere, Audiard lascia spazio alla vicenda personale, quella di tre umanità messe insieme alla rinfusa, che devono costruire gli affetti persi un pezzettino alla volta e con la concretezza della quotidianità, in un azzeramento che dà le vertigini. Ed è interessante che il film venga collocato nella categoria thriller, che stride e sta stretta, ma che ha una sua logica perché queste fatiche umane si muovono in un territorio, quello della banlieu, delle bande di giovani disperati, dei piccoli mafiosi dal destino segnato, che riporteranno a galla, in uno scontro inevitabile, quella violenza che voleva essere per sempre seppellita.
Nel costruirsi lungo questi filoni anche lontanissimi, Dheepan è un film dalla grande concretezza visiva e narrativa, che non perde tempo, ma che ha la capacità di mettere sotto la lente d’ingrandimento le dinamiche psicologiche nelle relazioni straordinarie al centro della vicenda, senza astrazioni, trovando la freschezza dei gesti e dei momenti di vicinanza, con una grande capacità di scelta del cosa mostrare, senza spettacolarizzazioni forzate, con grande spontaneità, anche nel linguaggio. Se Audiard aveva mostrato ne Il Profeta un virtuosismo tecnico fuori dal comune, qui tiene sotto stretta sorveglianza qualunque eccesso barocco, scegliendo una via registica che privilegia movimenti di macchina semplici, che hanno il pregio di concentrare l’attenzione sull’azione attoriale, sulle pieghe dei volti, sulla forza dei gesti, dentro una sceneggiatura ben scritta, capace di fare a meno in molti casi dei dialoghi, per far emergere con potenza solo quelli necessari. Una sceneggiatura che, da quanto confidano gli autori, era volutamente imprecisata, e ha trovato i dettagli nel lavoro di set, con gli attori, Antonythasan Jesuthasan (un vero ex-guerriero Tamil, oggi attore e scrittore), Kalieaswari Srinivasan, e la piccola Claudine Vinasithamby, oltre a Vincent Rottiers (nei panni di un giovane boss dello spaccio), tutti bravissimi.
Se una critica si può avanzare a questa pellicola, essa riguarda proprio un piano speculare ad uno dei suoi massimi pregi, e cioè la concretezza: perché ne determina anche il limite maggiore, nel non riuscire a portarci a vivere suggestioni poetiche che superino il film, che si alzino dalla vicenda per raggiungere un oltre, universale e unico.
Massimo Donati
Dheepan
Regia: Jacques Audiard. Sceneggiatura: Noé Debré, Thomas Didegain, Jacques Audiard. Fotografia: Eponine Momenceau. Montaggio: Juliette Welfling. Interpreti: Antonythasan Jesuthasan, Kalieaswari Srinivasan, Claudine Vinasithamby, Vincent Rottiers, Marc Zinga. Origine: Francia, 2015. Durata: 114′.