Davis Mitchell (Jake Gyllenhaal) è dirigente in una società di investimenti di proprietà del suocero (Chris Cooper). La moglie Julia (Heather Lind) si occupa di bambini disabili. Un matrimonio perfetto all’apparenza, perché lui, ambizioso, scala posizioni anche grazie a lei, nonostante il padre non abbia mai visto di buon occhio Davis. Quando lei muore in un incidente d’auto, Davis perde il senno, sente di non provare dolore e comincia prima a smontare, poi a distruggere oggetti, elettrodomestici, la sua intera abitazione. Quando Davis, per il malfunzionamento di un distributore automatico, inizia a inviare lettere al servizio clienti, riceve una telefonata da Karen (Naomi Watts), responsabile dello stesso servizio, colpita dai racconti dell’uomo, che non pensava di trovare un interlocutore. Nasce una profonda amicizia, in cui viene coinvolto il figlio quattordicenne di lei, il borderline Chris. Il legame aiuta tutti in misura diversa, soprattutto Davis, che lentamente scopre di non aver conosciuto davvero Julia.
Il canadese Jean-Marc Vallée, regista che aveva mostrato con i primi due film Café de Flore e Dallas Buyers Club un certo talento drammaturgico, con Wilde e, adesso, con Demolition sembra aver già grippato il motore. Dato uno spunto interessante, il plot funziona fino a quando le sottotrame si impadroniscono del film, lo sfilacciano, fino a depotenziare il tema. Per capirci: Demolition non è un film inguardabile, anzi. Ha capacità di emozionare lo spettatore, di portarlo vicino a un personaggio a tratti insopportabilmente anaffettivo, distante per scelta dal dolore come possibilità, scientifico nel distruggere la sua vita, per convenienza legata alla moglie e al padre di lei. Appena prima dell’incidente che apre lo sviluppo del film, lei in auto gli chiede di aggiustare il frigorifero che perde acqua, lui ripete “perde acqua”, che dà subito la misura della distanza che li separa; lei ironicamente sentenzia “se la sedia non è mia, il problema non è mio”, a sottolineare quanto lui sia centrato unicamente sui suoi interessi. Vallée chiede dunque al pubblico di stringere amicizia con questo personaggio sgradevole, che inizia a vuotare il sacco su se stesso, scrivendo lettere “esistenziali” ad un servizio clienti qualsiasi, mai immaginandosi che dall’altra parte qualcuno avrebbe letto. “Cerco una metafora che mi rappresenti”, e inizia ad osservare dettagli prima invisibili perché diventino significato. E tra le metafore sceglie quella del suocero, che gli suggeriva di smontare le cose e di arrivare al cuore per comprenderle. Smontare, diventa demolire, che serve tra l’altro anche a scaricare tensioni e rabbia. E così, a forza di martellare, fino a distruggere la casa che rappresenta il suo matrimonio, Davis al cuore ci arriva, grazie anche a Chris, quattordicenne che in crisi di identità (sessuale), in lotta aperta con la madre e con il mondo.
Gli ingredienti quindi ci sono tutti. Un personaggio non proprio amabile che cambia, che conquista il cuore di un ragazzino difficile, che muove i sentimenti di una donna che vive una relazione bugiarda con un uomo per cui non prova nulla. Eppure, il senso profondo di questo percorso all’inferno, che non è solo rielaborativo del lutto, ma di scoperta del cuore di un rapporto che sembrava di comodo e che invece era stato d’amore, si annacqua nella storia di una madre in difficoltà, con un figlio ribelle e un compagno burbero; il ragazzo che sente attrazione per i ragazzi e che viene pestato da compagni omofobi; la paternità mancata, quando Davis scopre che Julia aveva abortito, ma perché ingravidata da un amante, più funzionale questa scoperta al rapporto con Chris che a realizzare quanto la moglie si sentisse sola e incompresa. Niente di male sulla carta, ma sullo schermo il volto poco emotivo di Jake Gyllenhaal non riesce ad accompagnare tanta materia, cosa che invece accadeva con Matthew McConaughey in Dallas Buyers Club.
La trasformazione del punto di vista è confinata al finale mieloso e, infine, la distruzione come azzeramento, di fatto si è consumata unicamente nell’azione fisica, perché a ogni scheggia volata via si sostituiva un ingrediente affettivo. Troppo semplice ricostruire in questo modo.
Vera Mandusich
Demolition – Amare e vivere
Regia: Jean-Marc Vallée. Sceneggiatura: Brian Sipe. Fotografia: Yves Bélanger. Interpreti: Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Chris Cooper, Polly Draper, Brendan Dooling, Wass M. Stevens, Tom Kemp. Origine: USA, 2015. Durata: 100′.