Essendo nato negli anni ottanta con il boom economico di Regan ho sempre guardato con amore tutti quei film d’azione un po’ maranza in cui c’erano tipi muscolosi contro interi eserciti. Quindi io Mercenari 2 me lo sono andato a a vedere al cinema, che al costo di un biglietto te ne danno dieci di rozzoni pompati pronti a menare le mani. Sì, sono andato al cinema, perché non avevo voglia di scaricarlo, non avevo voglia di trovare sette versioni con l’audiocam e le scoregge del tipo di fianco. Non avevo voglia di vedermi tutta la pletora di tettone gommose e peni turgidi su cui si inciampa quando si cerca di scaricare un cinema così “maschio”. Quindi dopo una sosta nel secondo fast food più diffuso della penisola io e il mio bro (che serve sempre un fratello per questo genere di missioni) siamo arrivati al cinema: qui sono iniziate le mie prime menate filosofiche sul l’ottava arte e il senso della vita. Mai vista una coda del genere per un biglietto. Famiglie, coppie, cumpe, zarri, sfigaz, grigi burocrati, tutti in fila a fare il biglietto. Cosa spingeva questo campionario di umanità ad assieparsi alle casse rumoreggiando e imprecando? Batman. La prima di Batman – Il ritorno del cavaliere oscuro. Mannaggia e chi c’aveva pensato!! E adesso? Come si fa? Ci saranno almeno trenta, quaranta persone davanti a noi. Tutte per Batman. Quattro proiezioni ogni mezz’ora hanno organizzato. Tutte per Batman. Maledetto, io poi lo odio Batman. Che a sentire la gente dicono tutti che è bello, che devi leggere tra le righe, che insomma Nolan ha fatto metacinema… Oh, va che hanno aperto anche l’altra biglietteria, con uno zompo degno della migliore casalinga ai saldi sono in pole position e riesco a fare i biglietti “Due per i mercenari!! Centrali!!” Corriamo su per le scale e ci infiliamo appena in tempo per l’inizio del film. Centodue minuti di gioia. Simon West dirige un action movie che sconfina amabilmente nella commedia, dove tutte e otto le star del vecchio cinema americano se la contano e se la cantano tra battute sulla terza età e improbabili lezioni di vita. Le scene d’azione sono gustosissime (i primi cinque minuti ti incollano) e l’ambientazione un po’ Est Europa un po’ Germania durante la guerra, fa rimpiangere di non aver guardato abbastanza volte La Grande Fuga. La trama è totalmente superflua. L’unica cosa che conta è vedere chi la spara più grossa e chi spara di più, un profluvio di proiettili che manco John Woo. Per quanto riguarda il cast ci sono tutti Stallone, Jason Statham, Jet Li, Dolph Lundgren, Randy Couture e Terry Crews, con le comparsate di Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger, in più rispetto al primo capitolo vanno aggiunti un maquillatissimo Van Damme (ecco, lui ce lo potevamo risparmiare) e Chuck Norris. C’è una certa aria di malinconia nel vedere questi mercenari del vecchio cinema americano fare quello che hanno sempre fatto, divertire. Li vedi lì, con le loro rughe o con le loro facce devastate dal botulino che sparano come bambini, divertendosi e facendo divertire. Mercenari che si sono venduti per cachet miliardari e si sono incastrati in quei ruoli da cui non sono mai riusciti a smarcarsi e dove, quando ci hanno provato, hanno fallito. In fondo ve lo immaginate Chuck Norris a fare l’avvocato? No, non sono quel genere di attore che va oggi di moda, che in un film fanno il prigioniero politico e nell’altro un mutante fascinoso. Loro sono così: eterodossi, monolitici, sono attori di genere. E’ solo quando vedi dei razzi che piovono da non si sa dove a distruggere tutto e poi compare Chuck Norris a mani nude, che capisci il significato di metacinema: far divertire il pubblico. Devi essere proprio un frustrato scassawallera se cerchi di dare lezioni di vita con un tizio mascherato da uomo pipistrello.
Mattia Coletto
I Mercenari 2
Regia: Simon West. Sceneggiatura: Richard Wenk, Sylvester Stallone. Fotografia: Shelly Johnson. Montaggio: Todd E. Miller. Interpreti: Sylvester Stallone, Jet Li, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger, Chuck Norris, Jason Statham, Jean Claude Van Damme. Origine: Usa, 2012. Durata: 102′