Garçons de Cannes 2018

Da Cannes: Jafar Panahi e.. l’exotico Cassandro!

Cassandro, the exotico!

Presentato nella sèance fuori concorso Acid, il documentario img-20180514-wa0039monografico Cassandro, the exotico! della regista Marie Losier, mette a nudo la personalità eccentrica ed esuberante di Saùl “Cassandro” Armendàriz, un lottatore travestito della Lucha Libre (wrestling messicano). Il film è interamente giocato sull’opposizione, che prende vita sul ring, tra la virilità del wrestler e la femminilità dello stesso, sottolineata dal trucco che Cassandro si ritocca continuamente prima degli scontri. Nonostante il protagonista sembri incarnare i più diffusi stereotipi sugli omosessuali, egli riesce tuttavia a “metterli al tappeto”, dimostrando le sue notevoli doti nella lotta.Particolare e azzeccata la scelta registica di raccontare la vita e la carriera del pluricampione mondiale attraverso l’uso di una cinepresa sedici millimetri a mano che, aggiungendo un tocco vintage, permette allo spettatore di tuffarsi nel glorioso passato di una celebrità ormai al tramonto della sua carriera. Sebbene sulla sua mensola dei trofei da tempo non si posi che polvere, egli prosegue non senza difficoltà la collezione di medaglie per il suo percorso di disintossicazione da droghe e alcol. Il film, anche se a tratti un po’ lento, è riuscito a rendere affascinante un lato dello sport sconosciuto ai più.

3 Faces di Panahi

Il taxi si fa 4×4, l’asfalto si fa sterrato. Dove sarà nascosta la macchina da presa di Jafar Panahi?
Dopo il grande successo di Taxi Teheran, Jafar Panahi (regista e co-protagonista) sposta la sua analisi culturale della società iraniana dalla città a uno sperduto villaggio del nord-ovest del Paese. Una celebre attrice iraniana (Behnaz Jafari) img-20180514-wa0052riceve un inquietante video da parte di una giovane ragazza, Marziyeh, che implora aiuto per sfuggire dalla sua famiglia conservatrice. La donna, accompagnata dal regista e amico Panahi, si reca nel villaggio della ragazza per cercarla.
Tra povertà e rudimentali case in pietra, fanno la loro comparsa personaggi, ancorati a intrasgredibili tradizioni: Arte e recitazione sono scoraggiate e considerate disonorevoli, chi ne è appassionato viene emarginato, al punto che gli stessi attori vengono etichettati come saltimbanchi. Sono i tre personaggi femminili, 3 faces, passato, presente e futuro, ad incarnare lo spirito di emancipazione e di libertà espressiva a cui tendono le donne iraniane.
La forte connotazione documentaristica del film è data dalla presenza del regista, interprete di se stesso: personaggio e istanza narrativa. La difficoltà tecnica di girare un film “proibito” da un governo, che gli ha inflitto 6 anni di prigione e che lo ha condannato ad arrestare la sua attività cinematografica per 20 anni, si manifesta per tutto il film. In particolare, la prima scena, piano sequenza girato con la fotocamera interna di un cellulare, si trasforma in un forte mezzo comunicativo: lo spettatore viene proiettato nella difficoltosa condizione in cui la ragazza è costretta a vivere.
3 Faces si presenta come una denuncia sociale e un invito al presente ad abbracciare il futuro, invece di lasciarlo al passato.


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