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Cronache dal Pordenone Docs Fest 2022 #3

Il documentario per il risveglio delle coscienze

Pordenone Docs Fest- Day #3

Oggi gran parte della giornata è dedicata alla seconda edizione del convegno industry Wiki Doc, incontro per e fra filmakers, registi, produttori indipendenti, creativi e artisti per condividere linee guida e consigli per la realizzazione di un documentario. La mattinata è dedicata alla presentazione del progetto Green Film a cura della Trentino Film Commission e a seguire del caso studio di autodistribuzione Brotherhood a cura di Nefertiti Film.
Green Film, raccontano Linnea Merzagora (Trentino Film Commission) e Francesca Portalupi (Indyca produzione), è un certificato lanciato nel 2017 che prevede l’esecuzione da parte delle produzioni di un protocollo di azioni pratiche per produrre un film o un documentario in modo sostenibile. In tal modo, il produttore oltre a ridurre il suo impatto sull’ambiente con il suo film, ha la possibilità di accedere a specifici incentivi regionali e statali.
Nadia Trevisan e Alberto Fasulo, fondatori della Nefertiti Film, ci raccontano invece le strategie messe in atto col film Brotherhood (Francesco Montagner) per la sua distribuzione e la definizione di un’audience di riferimento. Un racconto di un’Italia non ancora adoperata per una distribuzione sistematica dei documentari e della difficile lotta da parte dei produttori indipendenti per raggiungere il pubblico in sala. Una realtà coraggiosa che ha scelto la via dell’autodistribuzione per mostrare le proprie produzioni agli spettatori. Nel pomeriggio il convegno prosegue con un focus sul Team Building in compagnia del documentarista Thomas Turolo per riflettere sull’importanza del gioco di squadra nella realizzazione di un documentario attraverso il racconto delle figure che contribuiscono alla sua realizzazione. Tra gli ospiti Ivan Olgiati (produttore Articolture Bologna), Eric Guerrino Nardino (sound design), Debora Vrizzi (direttrice della fotografia) e Chiara Dainese (montatrice).
Concluso il convegno mi precipito in Sala Grande dove è prevista l’anteprima assoluta di Things We Said Today, versione rough cut di un progetto avviato 12 anni fa da Andrei Ujica sul celebre tour nordamericano dei Beatles. Attraverso una meticolosa ricerca d’archivio l’autore ha recuperato le immagini che raccontano i giorni dal 13 al 15 agosto 1965, dall”arrivo a New York dei Beatles al loro concerto con 55600 persone allo Shea Stadium. I momenti che precedono il concerto sono raccontati in modo creativo dal punto di vista di due teenager i cui racconti, rivela Andrei Ujica presente in sala, sono autobiografici e tratti da diari reali che qui prendono voce grazie alla performance di attori scelti. Molto ancora il lavoro da fare, tra ottimizzazione del materiale d’archivio e inserimento dell’interpretazione dei due attori che saranno calati nelle immagini d’archivio mediante l’uso di green screen in postproduzione. Speriamo di vedere presto la versione definitiva al cinema.
Un film segue l’altro, proseguo con Oltremare di Loredana Bianconi. Uno sguardo su una pagina di storia italiana dimenticata a partire da una corrispondenza ritrovata dalla regista nella casa della madre da poco deceduta. Il doc racconta le lettere e i racconti di alcuni abitanti di Borgo che negli anni ’30, persuasi dalla propaganda fascista, lasciarono tutto per costruire una nuova vita nelle colonie d’Africa inseguendo la promessa di lavoro e fortuna. Gli emigrati dovranno però confrontarsi con una realtà ostile, fatta di duro lavoro e fatica sotto il sole cocente e l’instabilità dell’appena conquistata Etiopia. Da lì a poco, scoppia la guerra, le colonie sono perdute, e molti di questi italiani sono relegati in campi lavoro inglesi o costretti a ritornare a casa dove ad attenderli troveranno la vergogna.
La giornata si chiude con un film importante, stiamo parlando di Revolution of Our Times. Presentato in anteprima a Cannes 2021, è firmato dagli “Hongkongers”, ovvero i giovani protagonisti delle proteste di Hong Kong che hanno vissuto a partire dal 15 marzo 2019 l’inizio di una battaglia e resistenza contro le imposizioni totalitarie della Cina continentale. Il documentario, coordinato da Kiwi Chow, raccoglie in due ore e trenta un flusso incessante di interviste ai giovanissimi protagonisti delle proteste (dai 15 ai 30 anni, messi in sicurezza da maschere e alterazione della voce) e immagini che documentano cortei e manifestazioni che hanno coinvolto l’intera popolazione, fino ad arrivare a due milioni di persone nelle strade il 16 giugno 2019. Un’opera coraggiosa e importante, che connette il mondo occidentale con gli avvenimenti di Hong Kong. A sorpresa, Kiwi Chow riesce a collegarsi con la sala tramite Skype. Ci spiega che per sicurezza ha dovuto abilitare un collegamento criptato che gli permette di mantenere l’anonimato in rete. Il giovane regista, infatti, rischia la galera in quanto la sua opera è ritenuta illegale a Hong Kong con divieto non solo di proiezione o diffusione, ma anche solo di essere nominata. Ci racconta che la situazione si è inasprita con la legge di sicurezza nazionale del 30 giugno 2020 per cui mettere in pericolo la sicurezza nazionale può significare praticamente qualsiasi cosa. La legge costituisce una chiara violazione dell’autonomia di Hong Kong e una minaccia diretta alle libertà della sua gente, è quindi una chiara e grave violazione della dichiarazione congiunta sottoscritta dal Regno Unito e dalla Cina nel 1997. Ciò ha inoltre rafforzato il potere della polizia, consentendo loro l’arresto di 300 persone tra attivisti storici e amici di Kiwi Chow presenti nelle immagini del film. Chi è riuscito a salvarsi è scappato a Taiwan. In tutto ciò, l’arrivo della pandemia non ha aiutato le cose, disgregando i gruppi di protesta e rendendo più difficile la scesa in piazza. Nonostante ciò, Kiwi Chow e il suo gruppo continuano la loro battaglia in segreto, con la speranza di smuovere con quest’opera le coscienze mondiali e di contribuire così a un futuro migliore per gli hongkonggers che verranno.
Giornata intensa, mi ritiro con un senso di pienezza e una consapevolezza rinnovata. Grazie CinemaZero!

 Da Pordenone, Samuele P. Perrotta
Fotografie originali dell’autore
Foto in copertina di ©CinemaZero

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