Le notti del Far East Film Festival sono tradizionalmente dedicate all’horror e dalla Thailandia arriva il film visto il 23 aprile: Take me home di
Kongkiat Khomsiri. Un giovane, Tan, vive in un ospedale avendo perso la memoria da dieci anni. Alla disperata ricerca delle proprie origini un giorno si manifesta inaspettatamente un indizio (una stampante prende vita!) e Tan scopre di avere una casa, e che casa! Tornatoci scopre di avere una bellissima sorella gemella, l’attrice thailandese Wannarot Sonthichai, che abita con un marito belloccio e cordiale e due figliocci. Alla prima occasione i bambini gli rivelano che la casa in realtà è abitata da fantasmi e per Tan si apre un doloroso viaggio a ritroso nei propri ricordi. Quello che poteva esser un interessante horror familiare viene gestito dal regista thailandese senza misura, calcando la mano su effetti sonori e colpi di scena che alla fine risultano ridondanti e fracassoni e il progressivo rivelarsi della vera identità dei personaggi, alla The Others per intenderci, è gestito senza controllo alcuno. Anche la casa, potenziale protagonista della vicenda, è un luogo in realtà senza un’identità specifica, semplice teatro dove si muovono le strampalate vicende della famiglia di Tan.
Nel pomeriggio il Festival ha presentato Kung Fu Yoga, ultima fatica di Jackie Chan diretta dallo dallo sceneggiatore e regista Stanley Tong. Qui Chan torna a rivestire i panni dell’archeologo Jack già stato interpretato in Chan in The myth – Il risveglio di un eroe, un’evidente ed esplicita scopiazzatura di Indiana Jones. Un giorno Jack riceve la visita di una ricercatrice indiana, una strepitosa Disha Patani, in possesso di una mappa con le indicazioni per trovare un antic0 tesoro. Jack accetta di mettersi in gioco e parte per il Tibet con un gruppo affiatato di assistenti attirando le attenzioni del cattivone di turno. Kung Fu Yoga è un film onesto, intrattenimento per famiglie divertente, a tratti demenziale, senza nessun’altra velleità. Ci sono momenti abbastanza modesti (un combattimento davanti ad un branco di lupi per dimostrare chi il maschio alfa) e riuscite accelerazioni come il riuscito inseguimento per le strade di Dubai o la colorata chiusura dove buoni e cattivi ballano insieme nel più perfetto stile bollywood. Evitatelo se cercate avventura con una forte contestualizzazione e con una sceneggiatura raffinata, Kung Fu Yoga è semplicemente “due ore due” di intrattenimento leggerissimo anche se da più parti emerge la volontà di esplicitare un sempre più robusto legame culturale e commerciale tra le due superpotenze Cina e India.
da Udine, Massimo Lazzaroni