Si conclude sabato 4 luglio la ventiduesima edizione del Far East Film Festival di Udine, appuntamento imperdibile per gli amanti del cinema popolare asiatico. Edizione purtroppo digitale ma con una selezione comunque di alto livello (non avevamo dubbi); con piacere segnalo quattro film da ricordare (o recuperare se e quando verranno distribuiti).
Iniziamo con Beasts Clawing at Straws di Kim Young-hoon, la cosa più interessante vista al FEFF22, già vincitrice di un premio al recente festival di Rotterdam. Il film si apre con un’inquadratura stretta di una borsa Louis Vuitton che scopriamo subito esser piena di soldi; un uomo che lavora in una sauna la trova in un armadietto mentre fa le pulizie dopo l’orario di apertura.La sua situazione finanziaria è troppo disperata per indurlo a consegnare semplicemente la borsa alla polizia, ma non è nemmeno così sconsiderato da portarla immediatamente a casa. Questa è la prima di tante storie legate a questa borsa, non un macguffin ma la vera e propria protagonista del film, oggetto capace di corrompere tutti i protagonisti disposti a tutto pur di venirne in possesso. Un meccanismo perfettamente scritto, dove le vicende dei protagonisti si incrociano lentamente con continui salti temporali; ciò che era scollegato arriva alla fine a ricomporsi ritrovando la borsa pronta a riprende il suo viaggio. La suddivisione in capitoli aggiunge un ulteriore frammentazione all’opera, aumentandole la complessità e il piacere dello spettatore nel vedere i tanti tasselli andare perfettamente al loro posto. Il tutto, come Parasite insegna, condito con varie tinte, dalla commedia al thriller con abbondanti sconfinamenti splatter.
Continuiamo questa lista con We are champions di Chang Jung-chi, cinema sportivo taiwanese: due fratelli adolescenti sperano di cambiare il loro destino attraverso l’amore per il basket. Il fratello più piccolo Tung-hao si unisce a una scuola in un gruppo d’élite e si trasforma in una superstar; il fratello più grande Hsiu-yu finisce in una squadra di che sta per essere sciolta, trovando un’imprevista fratellanza nei suoi compagni di squadra. I due fratelli prendono quindi strade diverse ma si ritroveranno a sfidarsi nel campionato HBL. Lineare, classico, We Are Champions non si differenzia molto dal film sportivo positivo dove la fatica e dedizione dei protagonisti vengono alla fine premiati. E’ la però l’autenticità dei personaggi e dei contesti, la semplicità e la misura con cui viene affrontato il tema disabilità (uno dei due fratelli è parzialmente sordo) a rendere il film un meccanismo perfetto in cui con piacere si rimane coinvolti. Godetevi anche i titoli di coda.
Terzo film The man standing next, spy story che racconta la catena di eventi che porterà all’omicidio del presidente Park il 26 ottobre 1979. Blockbuster coreano (attualmente il film più visto in Corea nel 2020) racconta i 40 giorni che precedono l’omicidio del presidente coreano Park, inserendo nella narrazione degli eventi storici alcuni elementi di fiction. Il film è magnificamente interpreato dalla star Lee Byung-hun nella parte del capo dell’agenzia di intelligence della Corea del Sud (la KCIA) Kim Jae-gyu. Film di una fitta complessità narrativa che consiglio di vedere dove aver fatto un passaggio su wikipedia per recuperare le informazioni essenziali per contestualizzare per bene la vicenda (per intenderci un po’ come se una persona coreana vedesse Il divo di Sorrentino senza sapere cos’era la Democrazia Cristiana). Ma se siete appassionati di storia coreana o di spy movies sicuramente apprezzerete The man standing next.
Ancora Corea per la quarta segnalazione (ci sarà un motivo perché vincono un botto di Oscar… in questo momento l’industria cinematografica coreana è al suo massimo splendore): Exit di Sang Geun Lee, divertente e scanzonato disaster movie. Yong-nam è un formidabile atleta e un ragazzo di buon cuore, ma nella vita non è riuscito a raggiungere i propri obiettivi e ha superato i trent’anni senza un lavoro né una fidanzata. Durante i festeggiamenti per i 70 anni della madre Yong-nam incontra di nuovo Eui-ju, una ragazza conosciuta durante una gara di free climbing: Yong-nam le aveva chiesto di uscire a cena, senza successo. Quando un folle parcheggia davanti all’hotel e libera un gas tossico nell’aria, l’edificio da luogo di festa diviene una prigione, senza apparente via di uscita. Il film è un bel mix di azione, commedia sentimentale e comicità con un superbo il contorno di personaggi tutti spassosissimi.
Dal Far East Festival Massimo Lazzaroni