La giornata di domenica 10 ha proposto, tra gli altri, due film italiani, molto diversi tra loro ma entrambi interessanti.
Il primo è Perfidia di Bonifacio Angius, un titolo che lascia intuire un dramma ma che non ne delinea con precisione i contorni. Siamo nell’Italia della crisi economica e Angelo è uno dei rappresentanti più tristi di quest’epoca. Un ragazzo di 35 anni che non studia e non lavora, non ha interessi, non ha ambizioni né aspettative. Si lascia completamente vivere con una passività assoluta. Angelo ha un padre, Peppino, che cerca di scuoterlo dal suo torpore, ma anche lui, rimasto vedovo da poco, subisce un malanno che lo rende completamente incosciente. Angelo si occupa di lui ma, prigioniero in una vita che non ha nessun senso, sviluppa odio verso ogni cosa e passa da un amorfismo inoffensivo a un’aggressività che non sa come sfogarsi.
‘Perfidia’ é un film inquietante e per questo necessario.
Il secondo film italiano, questa volta un documentario, é di Gianfranco Pannone e racconta Napoli. Sul Vulcano é uno sguardo finalmente non banale su una città in cui, come dice una dei tre principali protagonisti di cui si racconta la storia, ogni giorno se riesci ad essere onesto ti senti di aver conquistato qualcosa di buono.
Il secondo film italiano, questa volta un documentario, é di Gianfranco Pannone e racconta Napoli. Sul Vulcano é uno sguardo finalmente non banale su una città in cui, come dice una dei tre principali protagonisti di cui si racconta la storia, ogni giorno se riesci ad essere onesto ti senti di aver conquistato qualcosa di buono.
Ma nel film non si racconta di camorra, né si vedono napoletani urlanti e chiacchieroni. Si vede la Napoli che vive sotto la minaccia del Vesuvio e che in un modo o nell’altro, intimamente, porta avanti se stessa sulle macerie di ciò che é stata. Perché Napoli é una città ricca di storia e di cultura, ma tutto ciò che é positivo di essa é sommerso da una coltre di cenere, da cui spiccano, appunto, piccole storie di sopravvivenza culturale e sociale. Pannone merita successo per un suo documentario che, tuttavia, non piacerà a molti, proprio perché percorre strade diverse da quelle già viste. Un merito assoluto e imperdonabile.
La sezione Open Doors quest’anno é dedicata al cinema africano. Abbiamo assistito alla proiezione di Half of a Yellow Sun, un film che ricostruisce la storia recente della Nigeria, dall’ottenimento dell’indipendenza nel 1960 ai susseguenti avvenimenti, in particolare la creazione dello Stato indipendente del Biafra e la sua capitolazione. Tratto da un romanzo di Chimamanda Adichie la pellicola non lesina in effetti speciali e non tralascia neppure qualche intrigo sentimentale. Tuttavia la vicenda é ben inserita negli eventi storici dell’epoca e mai la parte più classicamente romanzata prende il sopravvento sulla parte storica. Il film avvince, commuove e racconta una delle tante storie in cui l’odio e la guerra creano tragedie. Una storia universale inserita in un’Africa di cui si respira potente il fascino.
da Locarno, Alessandro Barbero