Con Giovedì 8 prendono il via i due concorsi principali, quello Internazionale e Cineasti del presente. Diciamo subito che le cose più interessanti le abbiamo viste in questa seconda sezione: due film totalmente diversi coerenti con lo spirito della sezione, ovvero uno spazio di scoperta dove proporre opere prime e seconde di giovani registi provenienti da tutto il mondo dove sperimentare tanto in una forma narrativa classica quanto in una più nuova.
The Dirties di Matt Johnson (anche attore) racconta la storia di due liceali che passano il tempo girando un film che racconta il loro rapporto con una banda di bulli, the Dirties appunto, che costantemente si diverte a umiliarli. Il film si muove su diversi piani, il film girato diventa la narrazione principale, le loro sessioni di montaggio diventano flashback di eventi già raccontati da altri punti di vista. Le fantasie di vendetta raccontate nel film girato diventano però realtà nel finale, dove uno dei due protagonisti entra a scuola ed inizia una strage. Anche se ripetutamente evocato nel film (il protagonista legge un libro su Colombine) e nelle dichiarazioni degli autori, The Dirties è nelle intenzioni e nella realizzazione lontano dalle atmosfere asettiche di Elephant di Gus Van Sant. Fin dall’inizio parteggiamo per i due protagonisti che rispondono alle vessazioni con l’arma della folle creatività cinematografica. Partecipiamo anche perché protagonista spesso ci chiama in causa, guarda in macchina, ci offre addirittura dei pop corn. Seguiamo e soffriamo per la progressiva involuzione: quando il racconto della difficile realtà non basta più per arginare ed elaborare l’orrore delle prevaricazioni, la follia prende il sopravvento fino alla tragedia finale.
Siamo da tutt’altra parte con Sai nam tid shoer del regista thailandese Nontawat Numbenchapol. Con delicatezza e scopriamo la semplice vita degli abitanti di Klity, immersi nel cuore della foresta tropicale nella provincia tailandese di Kanchanaburi. Hanno sempre vissuto tranquillamente in stretto rapporto con il fiume del villaggio, fonte di divertimento e di cibo, ma da qualche anno il fiume è inquinato da una miniera situata a monte. Un ragazzo che si è immerso nel fiume per catturare dei pesci misteriosamente scompare. Nella serenità del villaggio irrompe la modernità, più evocata che descritta, con effetti mortali. Un film essenziale che ben racconta la Thailandia rurale, i suoi ritmi spezzati dall’irrompere di qualcosa di esterno, i suoi rituali funebri così pudici, composti, essenziali. Un film piacevolmente lento come il fiume che racconta.
Sempre per Cineasti del Presente oggi (venerdì 9) in concorso il film Le Sens de l’humour di Marilyne Canto, volto noto del cinema impegnato francese qui al suo primo lungometraggio come regista. in realtà c’è poco da ridere in questo film: la protagonista Elise vive sola con il figlio di dieci anni rimasto orfano di padre. La donna è sentimentalmente legata a Paul, incontrato prima del dramma, che la protagonista respinge e reclama a fasi alterne. Insomma un tira e molla sentimentale di un’ora e mezza senza evoluzioni ma con grandi, ed a tratti estenuanti, discussioni. Finale con tanti sorrisini che lascia decisamente perplessi.
da Locarno Massimo Lazzaroni
Rosso Cenere
Rosso Cenere di Augusto Contento e Adriano Apra’ racconta la realizzazione del film Stromboli di Roberto Rossellini. Lo fa riproponendo alcuni spezzoni del film, oltre che ad immagini a colori girate durante la presenza di Ingrid Bergman sull’isola e ad altre immagini di un documentario del compianto regista Vittorio De Seta. La miscela tra questi elementi unita a interviste molto ben realizzate ad alcuni abitanti dell’isola creano un insieme davvero ricco di spunti, che riesce a disegnare un quadro di quello che dev’essere stato il motore d’ispirazione di Rossellini. Stromboli e’ terra dura, aspra e forte che però fa innamorare di se stessa chi la capisce fino in fondo.
Nel Concorso Internazionale abbiamo visto El mudo, film peruviano che ci ha lasciato un po’ così, senza infamia e senza lode. Sicuramente interessante la storia narrata, quella di un giudice che, ferito gravemente, cerca il colpevole dell’attentato da lui subito, ma che risulta a tratti un po’ confusa.
Infine citiamo soltanto l’altro film del Concorso Internazionale, E agora? Lembra-me! di produzione portoghese. Documentario ambizioso ma che non sa dove vuole andare e risulta inutile e pesante. Per giunta trattando argomenti come la malattia e la morte.
da Locarno Alessandro Barbero