Due diversi e ottimi film caratterizzano queste ultime giornate del 71° Festival del Cinema di Locarno.
In concorso Gangbyun Hotel di Hong Sangsoo, un habitué di Locarno dove nel 2015 il suo film Right Now, Wrong Then. Bianco e nero raffinatissima, il film racconta l’incontro invernale di vari personaggi in difficoltà esistenziale. Sentendo, senza alcun motivo evidente, approssimarsi la morte, un vecchio poeta che alloggia gratuitamente in un albergo lungo il fiume convoca i due figli con cui non ha più rapporti da tempo. Dopo essere stata tradita dall’uomo con cui viveva, una giovane donna prende una stanza nello stesso hotel. Avendo bisogno di sostegno morale, chiede a un’amica di stare con lei. In questo albergo lungo il fiume, in cui gli ospiti sembrano studiarsi a vicenda, la vita è dura per tutti, e le giornate sembrano ricominciare sempre da capo. Hong Sangsoo continua il suo lavoro di descrizione, quasi entomologica, della società coreana, con i suoi legami estremamente formali che spingono i vari personaggi in un angolo della loro stanzetta d’albergo, sostanzialmente soli e incapaci di stringere relazioni reali.
Tutt’altro cinema quello di Duccio Chiarini, regista al suo secondo film dopo il sorprendente e delicato Short Skin – I dolori del giovane Edo. L’ospite, presentato fuori concorso nella prestigiosa cornice di Piazza Grande, racconta la storia di Guido pensava di avere una vita tranquilla fino a quando, in un pomeriggio d’inverno, un imprevisto sotto le lenzuola non arriva a turbare la sua relazione con la fidanzata Chiara. Diretti in farmacia per comprare la pillola del giorno dopo, Guido le propone di non prenderla e Chiara si trova costretta a confessare i suoi recenti dubbi sul loro rapporto. È l’inizio della crisi e Guido è presto costretto a fare le valigie e ad andarsene di casa, ma dove? Incapace di stare da solo, chiede ospitalità agli amici più cari trovandosi a naufragare da un divano all’altro nell’insolito ruolo di testimone delle loro vite e dei loro grovigli amorosi. Il registro è quello della commedia, una commedia che si confronta con la quotidianità dei trenta-quarantenni che si confrontano con l’impossibilità, per varie ragioni, di costruirsi una vita normale, lineare, soddisfacente. Non stiamo parlando delle questioni filosofico-esistenziali di Gangbyun Hotel ma la possibilità di costruire un sano rapporto coppia. Gli attori sono in parte, i dialoghi spesso frizzanti e divertenti, a tratti amari, un finale efficace e non consolatorio: un buon prodotto italiano a cui auguriamo una giusta distribuzione.
Da Locarno Massimo Lazzaroni