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Cronache da Locarno 69° – Where is Rocky II?

Ed Ruscha, artista di fama mondiale, è l’autore di una scultura di singolare natura: una fedele riproduzione di una roccia di medie dimensioni (Rocky II), nascosta dallo stesso artista da qualche parte, nel deserto del Mohavij. Il web non offre informazioni a riguardo e lo stesso creatore della particolare opera d’arte rifiuta di parlarne. Un contesto curioso a dir poco, verrebbe da dire.
Where is Rocky II (2)Forse è per questo che Pierre Bismuth ha voluto trarne un film. Il mistero della pietra di Ruscha è effettivamente un buon tema per ricamarvi sopra una fiction di tutto rispetto; gli elementi necessari a coinvolgere lo spettatore ci sono tutti. Tuttavia, raccontare una storia attraverso un film tende spesso ad allontanare dalla realtà degli eventi, mentre, al contrario, narrare attraverso lo stile documentario sa rendere tutto un po’ più vero. L’idea di Bismuth, in questo senso, è stata ottimale: raccontare il reale svolgimento dell’investigazione da lui condotta alla ricerca di Rocky II, con i reali protagonisti degli eventi ed egli stesso a dirigere l’orchestra, apportando, tuttavia qualche piccolo accorgimento.
Per evitare lo sterile effetto di una ripresa documentaria di stampo quasi giornalistico, Bismuth maschera il racconto nelle vesti di una fiction, accostandovi, in aggiunta, un secondo piano di narrazione e anch’esso assolutamente reale, dove a farla da padroni sono gli sceneggiatori D. V. DeVincentis e Anthony Peckham, aggiornati dallo stesso Bismuth lungo l’intera investigazione e incaricati da questo di trarre dalla ricerca materiale a sufficienza per scriverne un film. Questo comporta una narrazione alternata, ma non certo confusionale, che vede svilupparsi parallelamente tre diversi rami del medesimo racconto: la caccia alla scultura che dà il nome al film; il processo creativo del duo Peckham-DeVincentis, all’opera sulla sceneggiatura adattata alla reale vicenda di Ruscha e, per concludere, il film – già finito – che nascerà dagli stessi Peckham e DeVincentis, e che viene compresso in qualche scena sparsa lungo la pellicola.Where is Rocky II
Cercare di figurarsi una simile struttura può essere complesso, ma, contrariamente alle aspettative, Where is Rocky II? risulta, invece, di facile comprensione ed estremamente intuitivo. Sono molti i fattori apprezzabili nella pellicola e alcuni vanno necessariamente menzionati. La breve, ma intensa apparizione di Robert Knepper e Milo Ventimiglia, protagonisti del film nato dall’inventiva di DeVincentis e Peckham, è per certo una delle parti che meritano attenzione, ma, in aggiunta, abbiamo ulteriori notevoli caratteristiche da elogiare, dalla sapiente articolazione dei tre livelli sui quali si sviluppa il film alla grande attenzione dedicata al montaggio delle scene; dai giochi di associazione tra musica e inquadrature agli adatti e mai eccessivi sfondamenti della quarta parete.
Il nuovo prodotto di Bismuth è una piccola opera d’arte, una dimostrazione di conoscenza tecnica e di gusto artistico, che non solo fonde temi come l’investigazione cara agli sceneggiatori – come lo stesso Bismuth peraltro – ma che ne analizza e ne elogia anche le scelte creative e il processo che tramite queste guida dall’astratto alla pagina scritta, dall’aneddoto reale all’adattamento cinematografico.

da Locarno, Mattia Serrago

Where is Rocky II?

Regia: Pierre Bismuth.  Fotografia: David Raedeker. Montaggio: Elise Pascal, Matyas Veress, Thomas Doneux. Musiche: Hugo Lippens. Interpreti: Robert Knepper, Milo Ventimiglia, Michael Ganzer, D. V. DeVincentis, Anthony Peckham, Pierre Bismuth. Origine: Francia/Germania/Belgio/Italia, 2016. Durata: 93′.

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