Journey of Hope, Oscar al miglior film straniero nel lontano ‘91, pellicola politica di rara bellezza, finestra aperta su uno squarcio di storia.
É giusto definire con questi termini Joruney of Hope? È solo questo? È tutto qui?
Decisamente no.
Il prodotto che consacrò il regista Xavier Koller tra i più grandi interpreti di un cinema di tatto e sensibilità è molto, molto di più, e perché sia realmente compreso, deve essere analizzato da una prospettiva ben più ampia rispetto a quella che il contesto cinematografico potrebbe offrire.
La storia di Haidar, padre di una famiglia turca ed emblematico protagonista, con la moglie e il figlio, di un vero e proprio viaggio della speranza, dalla Turchia a quella Svizzera che è ai suoi occhi un paradiso, una terra promessa, lontana dalla povertà e dalla difficoltà, è di fatti un racconto che deve essere inteso non come mera narrazione di una pellicola a sé stante, ma come parte integrante e testimonianza di un momento storico importante che doveva essere ritratto per non essere dimenticato.
É questo che ha spinto Xavier Koller a voler rivivere emotivamente l’esperienza che intendeva raccontare da terzo, avvicinandosi quanto più possibile al contesto originale, ricreandone l’angoscia, la paura, la grande speranza e il senso di famiglia che la sua regia, a tutti gli effetti, ha saputo trasmettere.
Il racconto della famiglia turca cavalca dalla Turchia all’Italia e da questa al confine svizzero, svelandosi, a piccole fasi, in un viaggio da clandestini nel container di una nave, in un ancor più lungo viaggio a bordo di un autoarticolato e in un disperato e drammatico tentativo di valicare il confine svizzero tra le montagne, in un passo innevato e gelido come l’indifferenza che chiude le porte alla comprensione.
La strutturazione dello svolgimento di Journey of Hope, i ritmi scelti e, più di ogni altro elemento, la colonna sonora, sanno convogliare un reale messaggio di speranza, in maniera pura e sincera, mantenendo tuttavia centrale il tema della presa di coscienza e indirizzando lo spettatore a riflettere sulla gravità dell’evento, prima che sulla bellezza artistica del prodotto.
Con questa pellicola Xavier Koller riuscì ad aprire, già venticinque anni fa, una finestra più che luminosa su un contesto che tutt’oggi è tristemente attuale e che, purtroppo, non sempre trova un canale d’apertura che lo racconti.
Secondo un tale ragionamento, dopotutto, Journey of Hope non è un film, ma una piccola di quella grande voce che invita al ricordo.
da Locarno, Mattia Serrago.