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Cronache da Locarno: 16 agosto

A Locarno tira aria da fine Festival. I giornalisti sono già diminuiti, oggi si sono chiuse le proiezioni in anteprima, mentre proseguono quelle che noi preferiamo, quelle aperte a tutti.
Ma veniamo ai film, che sono tanti e quasi tutti belli.

Abbiamo iniziato la giornata con Roxanne (concorso Cineasti del Presente), lungometraggio rumeno di stile molto classico, ritmo sostenuto e storia piacevolmente scorrevole. Si racconta di un uomo che scopre di avere un figlio grande e del percorso che lo porterà ad una nuova coscienza anche di se stesso. La vicenda e’ ovviamente più complessa, ma imagesquello che vogliamo sottolineare e’ la serenità con cui si affronta un discorso che potrebbe fare da sfondo a fatti molto più drammaticamente recitati. Invece la storia procede descrivendo gli affanni, le ossessioni e i dubbi di tutte le persone coinvolte senza mai sconfinare nell’esasperazione, sempre mantenendo un equilibrio e una sensatezza che fanno di questo film una bella rappresentazione di come le cose, nella realtà, di solito vanno a finire.

Subito dopo abbiamo visto Alaverdi, sezione Open Doors. È questa l’unica nota stonata della giornata. Il film racconta di una ragazza adolescente e dei suoi turbamenti, fino ad arrivare alla classica crescita e presa di coscienza che porta la ragazza verso l’età matura. Il tutto è condito da tanta, troppa, lentezza, troppe paranoie, troppo miele. È lo sguardo femminile (quello della regista) su una donna che cresce, ma è uno sguardo che incarna tutti i difetti di quel l’universo e dimentica i pregi. Quindi poca misura ma tanto istinto, poca sensibilità e tanta paranoia. Qualche scena piacevole e qualche bella trovata non salvano un film sostanzialmente noioso.

Nel Concorso Cineasti del Presente abbiamo visto quello che, obbedendo al nostro cuore, inseriamo d’ufficio nella terzina dei nostri candidati alla vittoria. Si tratta di un documentario italiano del regista Carlo Zoratti.
In esso si racconta dell’amore e del sesso nei diversamente abili. Meglio, si racconta la storia di Enea, ragazzo autistico, che desidera una cosa nella vita. Amare una persona e farci sesso. La cosa più normale del mondo, la cosa più scandalosa per chi concepisce l’handicap con lo spirito pietistico che tanto inquina il nostro mondo. Il film è un on the road in cui due amici di Enea lo accompagnano alla ricerca della sua prima esperienza sessuale. Per trovarla devono arrivare fino in Germania, in un centro specializzato nell’assistenza sessuale ai portatori di handicap, dove Enea potrà finalmente vivere questa esperienza così importante e dalla quale uscirà più maturo. Avrà capito che ciò che cerca non è il sesso fine a se stesso, ma l’amore, quello per sempre. Una lezione che, imparata da Enea, porta tutti noi a ripensare alle nostre storie e a vedere sotto una luce più sincera, quella dell’amore. Documentario divertente, delicato, dolce e meraviglioso.

Shu+Jia+Zuo+YeA chiudere la giornata abbiamo visto il taiwanese Shu Jia Zuo Ye, Concorso Internazionale.
Un film, anche questo, molto delicato e scorrevole nel raccontare una semplice storia di vita dove i protagonisti sono i bambini, in particolare uno, Bao, che si trova a passare dall’età dell’assoluta innocenza a quella in cui ci si rende conto che nel mondo esiste anche il dolore. Senza raccontare troppo della vicenda, abbiamo apprezzato la scorrevolezza del racconto, la morbida semplicità delle vicende, lo stile sobrio ed elegante, la fotografia pulita ed elegante, le inquadrature ben studiate. E poi il film fa sorridere, fa pensare, emozione, tocca tutte le corde che sono giuste da toccare, nel modo più pulito e sincero. Degna chiusura di una giornata piacevole.

da Locarno Alessandro Barbero

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