Come si cresce in una famiglia di un pentito mafioso costretto a spostarsi continuamente dagli Stati Uniti all’Europa perchè sotto la protezione dell’FBI? Sicuramente con uno spiccato spirito di adattamento e, nel caso dei Manzoni, questo è decisamente bizzarro. L’ultimo trasloco prevede per Giovanni (Robert DeNiro), Maggie (Michelle Pfeiffer), Warren e Belle, i Manzoni appunto, un paesino tranquillo della Normandia, dove dovranno cercare di ricostruire una nuova quotidianità. Impossibile per loro farlo senza una Tv, il burro di arachidi e delle “buone” tradizioni di famiglia. Sì perchè da Brooklyn alla Costa Azzurra alla Normandia, si cambia identità, scuola e casa, ma le vecchie abitudini rimangono e seguono sempre lo stesso principio: “puoi ottenere molto di più con una gentile parola ed una pistola, piuttosto che con solo una gentile parola”. È così che se Maggie sente al supermercato un gruppetto di francesi criticare gli stupidi americani mangiatori di grassi saturi, non ci pensa due volte prima di innescare una piccola bomba. É così per la giovane Belle che si difende con prontezza dalle avances di un suo compagno di scuola prendendolo a racchettate. Con violenza, minacce e ricatti la famiglia crede di poter risolvere qualsiasi problema che sia un capriccio personale o il problema delle acque contaminate nel paese. Surreale? In ogni invenzione c’è una buona dose di realtà, ma sicuramente Luc Besson (qui prodotto da Martin Scorsese) si diverte nel portare tutto all’eccesso con molta ironia. Il regista, che passa ormai con disinvoltura dal cinema di impegno al fantasy o alla commedia, impone al suo film un buon ritmo e le risate non mancano. La violenza esibita finisce però per infastidire, forse proprio perché trattata con leggerezza infantile. Il divertimento diventa un po’ troppo superficiale, la lettura in filigrana poco profonda. La scrittura dei personaggi è in linea con la regia, sempre bizzarri e imprevedibili nelle loro reazioni, ma poco sfaccettati e poco complessi. Proprio laddove la storia sembrerebbe voler andare più in profondità, finisce per stridere con lo stile del film. E’ il caso dell’infatuazione della giovane Belle che si attiene ai clichè dei drammi adolescenziali. Nel personaggio interpretato da De Niro si potrebbero intravedere i segni della crisi di un uomo che vive e fa vivere la sua famiglia sempre in pericolo, ma questi tratti sono poco sviluppati e interpretarli eccessivamente significherebbe tradire un personaggio che di fatto ci diverte. Eppure è lui che ci invita ad una domanda sulla verosimiglianza di una vicenda che ha tratti grotteschi quando, appuntando le sue memorie, dice: “se dovessi scrivere la storia della mia vita – la sua malavita -, dovrei omettere delle cose altrimenti la gente penserebbe che è tutto inventato”.
Camilla Mirone
Cose nostre – Malavita
Regia: Luc Besson. Sceneggiatura: Luc Besson, Micheal Caleo. Fotografia: Thierry Arbogast. Montaggio: Julien Rey. Musica: Evgueni Galperine, Sacha Gakperine. Interpreti: Robert DeNiro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones. Origine: USA, Francia, 2013. Durata: 111′.