Dalla politica alla cucina, dall’economia alle tendenze della moda, imperversano su tutti i media i bilanci 2012 e i “best of”, giochi, passatempo, a volte riletture lucide di ciò che è appena passato, per interpretare il futuro immediato. Per la redazione di Cinequanon online è l’occasione per un rewind della stagione cinematografica appena passata. Le classifiche personali sono ben poca cosa (e non c’è redazione di settore che sfugga alla tentazione di fare graduatorie di merito), più che altro un invito a recuperare qualche titolo, ad esempio Amour di Haneke, magari sollecitati dall’indicazione di “peggior film dell’anno”, che non sempre trova concordi i membri della redazione (vedi Killer Joe o Il cavaliere oscuro).
Cinque preferenze e una stroncatura, più la segnalazione di un film per adesso invisibile ma che potrebbe uscire con l’anno nuovo: con questa logica si è espressa la redazione; con questa logica invitiamo i lettori a esprimersi nello spazio appena sotto l’articolo dedicato ai commenti.
Matteo Angaroni
1) Amour (Michael Haneke): esci dalla sala, vai a casa, fai quello che devi fare, ma mica ti lascia stare. …
2) Cogan, killing them softly (Andrew Dominik): scarno ed essenziale. Una regia intelligente, qualsiasi cosa voglia dire “una regia intelligente”.
3) Cosmopolis (David Cronenberg). Due ore a maledire Cronenberg e a scuotere la testa. Poi gliela dai vinta.
4) Hugo Cabret (Martin Scorsese): vabbbè dai, è Scorsese.
5) Young Adult (Jason Reitman): vabbbè dai, è Reitman.
Film da dimenticare: To Rome with love. Non potevo credere fosse Woody Allen.
Film invisibile: Nadie tiene la culpa di Esteban Crespo. Il vincitore di Cortisonici 2012! Divertente, ben girato, ottimi dialoghi, bravi gli attori. La canzone finale sul primo piano della protagonista: applauso!
Giulia Colella
1) Shame (Steve McQuinn): film torbido ed ossessivo con un sguardo attento e profondo.
2) Il cavaliere oscuro (Christopher Nolan): Batman diviene baluardo del capitalismo e della finanza in declino. Per Nolan i miracoli semplicemente non esistono.
3) Young adult (Jason Reitman): Charlize Theron adolescente nella mente, adulta nel corpo e bambina nel cuore.
4) Dark Shadows (Tim Burton): un Barton delle origini con il suo spiccato humor gotico dà alla luce personaggi davvero piacevoli.
5) Albert Nobbs (Rodrigo Garcia): una riflessione fotografica e lucida sul ruolo che scegliamo di avere nella società e sul vestito che scegliamo di portare. Glenn Close superba.
Film da dimenticare: Biancaneve e il cacciatore (Rupert Sanders). Perché non se ne può più di manipolazioni deliranti delle fiabe classiche. Ogni volta che a Hollywood un produttore li propone i fratelli Grimm hanno una convulsione nelle loro gelide ed oscure tombe.
Il film invisibile 2012 va invece a Camille Redouble (Noémie Lvovsky). Una deliziosa commedia francese per chi sente che l’età avanza e cambierebbe qualcosina del proprio passato.
Monica Cristini
1) Amour (Michael Haneke): il film perfetto, capace di raccontare una tragedia con grazia e perfetto equilibrio.
2) Pietà (Kim Ki-duk): film spietato, ma senza essere scabroso, che fa parlare il non visto, che urla con i suoi silenzi.
3) Cesare deve morire (Paolo e Vittorio Taviani): un film che intreccia con maestria arte e vita, e che ci parla dell’infelicità con cruda onestà.
4) Monsieur Lazhar (Philippe Falardeau): un film drammatico con delicatezza, elegante ed aggraziato nel non facile compito di parlarci dell’elaborazione di un lutto
5) Hugo Cabret (Martin Scorsese): un sogno ad occhi aperti.
Film da dimenticare: Il rosso e il blu (Giuseppe Piccioni): film banale, retorico, che più che far credere nella scuola fa disperare circa le sue capacità formative.
Invisibile: Song and moon – Xing Ge Zuo Yue di Wu Na (Milano Film Festival, concorso lungometraggi): film affascinante, che fa parlare una cultura lontana aprendo un varco nella quotidianità di un tradizionale villaggio cinese.
Massimo Lazzaroni
1) Amour (Michael Haneke): cinema purissimo Amour, che attori incredibili Amour, che carogna dolorosa ti lascia addosso Amour.
2) Moonrise Kingdom (Wes Anderson): cinema purissimo Moonrise Kingdom, che attori incredibili Moonrise Kingdom, che sottile gioia ti lascia addosso Moonrise Kingdom.
3) Pieta (Kim Ki-duk): basterebbe KKD che canta arirang mentre ritira il Leone d’Oro. Ma c’è tanto altro.
4) Io e te (Bernardo Bertolucci): ancora il forma Bernardo! E poi c’è David Bowie che canta in italiano…
5) Fill the Void – La sposa promessa (Rama Burshtein): la protagonista vestita di bianco nel finale è la roba più bella vista al cinema quest’anno.
Film da dimenticare: Killer Joe (William Friedkin): l’avevo tanto atteso… sognavo Lansdale e mi son trovato con una coscia di pollo in mano.
L’invisibile: la serie televisiva inglese Black Mirror, passata in Italia solo su Sky Cinema. Inquietanti visioni alla Philip Dick.
Alessandro Leone
(in ordine sparso)
1) I colori della passione (Lech Majewski): andrebbe premiato il distributore che con coraggio l’ ha portato in Italia con un solo anno di ritardo.
2) Amour (Michael Haneke): la vita vista dalla morte.
3) Killer Joe (William Friedkin): uno straordinario zombie-movie…
4) L’intervallo (Saverio Di Costanzo): con Bertolucci è la sorpresa italiana dell’anno.
5) C’era una volta in Anatolia (Nuri Bilge Ceylan): regista dotato come pochi di uno sguardo davvero originale.
Due invisibili: Holy Motors di Leos Carax e Twixt di Francis F. Coppola.
Marco Marchetti
1) C’era una volta in Anatolia (Nuri Bilge Ceylan): un film sulla morte che parla della vita, un film sulla vita che parla della morte. Un film su ciò che siamo.
2) Oltre le colline (Cristian Mungiu): il vincitore in pectore dell’ultimo Cannes, scalzato dal pur valido Haneke. Elegante perché non giudica, doloroso perché insegna a dubitare.
3) Silent Souls (Aleksei Fedorchenko): un viaggio “eracliteo” negli imperscrutabili cicli dell’esistenza.
4) Il sospetto (Thomas Vinterberg): una spietata riflessione sulle colpe dell’anima, quelle che non si dimenticano nel tempo e che nessuna sentenza potrà mai cancellare.
5) I colori della passione (Lech Majewski): la genesi di un capolavoro dell’arte, diretta con “pittorica” maestria e impalpabile grazia di modi.
Film da dimenticare: Pietà (Kim Ki-Duk), a pari (de)merito con Moonrise Kingdom (Wes Anderson), il primo perché è un cacciucco di volgarità travestite da filmetto di impegno politico, il secondo per la sua pacchiana, sgargiante e oltremodo altezzosa regia.
L’invisibile: Bed Time (Jaume Balaguerò): distribuita in sordina a luglio, una pellicola geniale sulla folle misantropia di un portinaio.
Giulia Peruzzotti
1) Holy Motors (Leos Carax): l’imprevedibilità. La costante immedesimazione concessa e rubata.
2) Marina Abramovich The Artist is present (Matthew Akers): l’arte disumana contro il corpo, la lacrima più umana di tutte le storie d’amore.
3) Amour (Michael Haneke): claustrofobica tenerezza, il cinema delle piccole rare attenzioni.
4) Moonrise Kingdom (Wes Anderson): amore e sogni come nelle camerette dei più sofisticati adolescenti del New England.
5) The Iron Lady (Phyllida Lloyd): Meryl Streep al 200% nell’ingombrante storia politica inglese.
Film da dimenticare: Il Cavaliere Oscuro, collezionato fra le rare dormite al cinema.
Jenny Rosmini
1) Cosmopolis (David Cronenberg): visione oscura e (sur)reale del nostro Millennio, vertigine prostatica delle pulsioni umane.
2) La sposa promessa (Rama Burshtein): l’indecisione è desiderio, la scelta è appagamento ed è l’amore a condurci.
3) Chronicle (Josh Trank): ossessioni, frustrazioni e poteri inauditi. Tutto è fuori controllo.
4) Hugo Cabret (Martin Scorsese): un bambino e tanti, strani, meravigliosi ingranaggi umani.
5) Albert Nobbs (Rodrigo Garcìa): sognare, sperare e subire: una vita bloccata nelle costrizioni.
Film da dimenticare: Biancaneve di Tarsem Singh, il film più brutto del reame: una favola incantevole ridotta a pura commediola sacrilega.
Film invisibile: Gebo e l’ombra di Manoel de Oliveira (presentato fuori concorso al Festival del cinema di Venezia e apparso in televisione su Fuori Orario). Fare un film alla benemerita età di 104 anni ha dell’incredibile. Linguaggio visivo unico e inconfondibile.
Luca Scarafile
1) Amour (Michael Haneke): film quasi spietato ma emozionante: riesce a celebrare l’amore anche nel cammino straziante che conduce alla morte.
2) Il sospetto (Thomas Vinterberg): indaga efficacemente l’irrazionalità che spesso guida l’agire della collettività e il dramma psicologico di chi è costretto a subirla.
3) Pieta (Kim Ki-duk): un film che arriva come un pugno nello stomaco.
4) Fill the Void – La sposa promessa (Rama Burshtein): stupisce la capacità di raccontare visivamente il travaglio interiore di una donna appartenente ad una comunità ebraica ortodossa.
5) La parte degli angeli (Ken Loach): Loach racconta ancora una volta con leggerezza la voglia di riscatto sociale di chi vive ai margini della società
Film da dimenticare: Prometheus di R. Scott: gli appassionati del genere saranno poco d’accordo, ma Scott questa volta mette troppa carne al fuoco. Dal regista di Blade Runner ci si aspetta di più.
Invisibile: Toată Lumea din Familia Noastră (Tutti nella nostra famiglia) di R. Jude (presentato a febbraio in anteprima al Festival di Berlino, poi al Milano Film Festival): commedia amara, davvero efficace nel mettere in scena con ironia le ombre che spesso avvolgono i nostri rapporti più stretti.
to be continued…