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Cinema Ritrovato 34: happy ending a Bologna

Si chiude la 34° edizione del festival

DAY 4 – 28 AGOSTO 2020

Oggi sono di turno come volontario del festival del Cinema Ritrovato al Cinema Lumiere. Entrato in piazzetta Pasolini noto un piacevole fermento. La gente si ritrova postfilm a discutere delle pellicole che hanno appena visto. Conosco lo staff, sono entusiasti e carichi. Mi sento un po’ in soggezione perché sono l’unico maschio del team. Sarà un caso o una specifica politica della Cineteca? Sono accolto con gran gioia e mi viene spiegato il mio ruolo e come avviene la gestione delle proiezioni. Mi viene affidato il ruolo di maschera in sala. Tutto intorno a me è un continuo via e vai di maestranze: fotografi, tirocinanti, volontari, ospiti, responsabili e organizzatori…  Che bella macchina che è la Cineteca di Bologna.
La prima proiezione che seguo è un documentario sul regista finlandese Mauritz Stiller, genio dell’azione e della narrazione nell’epoca del cinema muto. Lavora con una giovanissima Greta Garbo che accompagnerà fino al successo ad Hollywood. In un concentrato di 60 minuti si alterano frammenti preziosi dei film che hanno segnato la sua carriera, prima in Finlandia, poi in Svezia e infine negli USA. Le luci si accendono, il film è finito. Devo aprire le porte di uscita, quasi mi dimenticavo. Gli appuntamenti in sala continuano con due incontri dedicati ai bambini: la proiezione del classico dell’animazione italiana La gabbianella e il gatto e a seguire una serie di cortometraggi internazionali sul tema della “fantasia” in omaggio a Gianni Rodari.
Lo ammetto, è stato difficile non commuoversi. La sala è incantata, gremita di bambini con i propri genitori che con la bocca spalancata e gli occhi sbrilluccicanti sono incollati allo schermo. Ogni tanto un’esclamazione di stupore, a volte una risata e qualche commento a voce alta fanno capolino durante la proiezione. Non ricordavo quanto potesse essere immersiva e coinvolgente la visione di un film per un bambino.
Si accendono le luci, i bimbi felici schiamazzano e si dirigono correndo verso la porta di uscita strattonando il proprio genitore. Li aspetta un laboratorio a loro dedicato dove dovranno realizzare insieme un poster per un film fittizio che ancora non c’è. Do un’occhiata in sala e scorgo ancora in un angolo un papà con in braccio la sua piccoletta bionda. Entrambi sono dolcemente addormentati.
Il mio turno è incredibilmente già finito. Saluto cortesemente lo staff e mi dirigo in Piazza Maggiore dove questa sera danno il capolavoro di John Huston The Misfits (Gli spostati), sceneggiato da Arthur Miller e con la partecipazione di Clark Gable, Montgomery Clift e Marilyn Monroe. L’attrice, in tutta la sua bellezza, risplende negli occhi delle migliaia di persone radunate in questa magica piazza. Nella mia testa risuonano ancora le parole da La Gabbianella e il gatto: “Tutti gli esseri del mondo hanno un’anima, dei pensieri, dei sentimenti!”

DAY  5 – 29 AGOSTO 2020

Soffia un’anomala brezza in città, il sole è coperto dalle nubi e si sta un po’ più freschi nella calda Bologna. Sto prendendo consapevolezza che il festival si avvia già verso il termine.
Nonostante ciò, oggi giornata ricca. Al mattino mi reco al Teatro Comunale per la visione del film muto Miss Dorothy di Giulio Antamoro, una delle poche testimonianze della diva Diana Karenne. L’intenso melodramma amoroso è accompagnato in live dal dolce suono dell’arpa.  L’acustica è stupenda, mi lascio trasportare dai suoni angelici che avvolgono il teatro.
Pomeriggio, altro appuntamento con la rassegna Ferrero Ritrovato, è il turno di Break Up – L’uomo dei cinque palloni.
Film poco visto in Italia per via della sua travagliata storia distributiva, prima ridotto a cortometraggio per il film  a episodi Oggi, domani, dopodomani e poi distribuito nella sua versione intera in sordina nelle sale francesi. Riportato alla luce nel 2016 dai laboratori del Cinema Ritrovato, vince il premio Venezia Classici come migliore restauro. Una chicca imperdibile per gli amanti di Marcello Mastroianni, al suo massimo splendore. Il racconto è uno sguardo cinico su un imprenditore milanese di caramelle, specchio della società capitalistica,  ossessionato da un quesito a cui non riesce  trovare risposta: sapere quanto si possa gonfiare completamente un pallone senza che esso ad un certo punto scoppi.
Si prosegue con The Blacksmith, film di 20 minuti firmato da Buster Keaton. La pellicola è stata rinvenuta dal collezionista e archivista argentino Fernando Peña in una copia di 9.5mm. Tale versione (di cui la nostra rivista ha già pubblicato un approfondimento, dopo il lavoro di analisi di Francesco Ballo), destinata anche al pubblico dei bambini, era però priva di una scena con la silouette di una ragazza che si spoglia dietro a una tenda, poi integrata in un 35mm custodito dalla Cineteca di Bologna. Il film è seguito da uno spot promozionale girato da James Cahoun per Kodak. Il filmato fa parte degli spot pubblicitari interpretati da Buster Keaton tra gli anni Cinquanta e Sessanta e realizzato per lanciare il nuovissimo, leggerissimo, imbattibile apparecchio della Kodak, Istamatic 100!. Quasi irriconoscibile Keaton appare invecchiato e straniamento spento. Macchietta di se stesso, prova a mettere in piedi un numero che si spegne immediatamente nella visione del volto dell’attore avvolto da una triste malinconia, all’interno di un mondo a colori che non gli appartiene.
Cena al sacco ai Giardini del Guasto e poi subito verso il film serale. Ho la fortuna di poter recuperare sul grande schermo Furore (The Grapes of Wrath)  di John Ford. Il film è all’interno del ciclo Henry Fonda e racconta la storia drammatica di una famiglia di contadini dell’Oklahoma che è costretta ad abbandonare la propria terra e proprietà per cercare una nuova vita in California. Qui la speranza si spegne in un bagno di realtà: il lavoro scarseggia e i braccianti sono sfruttati e sottopagati all’interno di grandi campi di raccolta dove vengono trattati al limite della schiavitù. Nonostante le fatiche e i sacrifici, rimane ancora un briciolo  di speranza nei cuori di queste persone: «Noi siamo il popolo, non possono eliminarci. Noi esisteremo per sempre, perché noi siamo il popolo».

DAY 6  – 30 AGOSTO 2020

È il mio ultimo giorno di festival a Bologna, domani mi sposterò verso Venezia per un altro importante incontro cinematografico che, nonostante la stagione disastrosa, sopravvive.
Chiudo i miei incontri col cinema di Ferreri con uno dei suoi film più conosciuto, La grande abbuffata (La Grande Bouffe). Il concept di partenza è come sempre molto semplice ma portato all’estremo: quattro uomini, stanchi della vita noiosa e inappagante che conducono, decidono di suicidarsi chiudendosi in una casa nei dintorni di Parigi e mangiando fino alla morte in compagnia della sinuosa Andréa. Il film presentato al festival di Cannes 1973 fu ritenuto uno scandalo per la critica dell’epoca e venne associato ad altri film italiani difficili come La dolce vita, L’avventura e Salò o le 120 giornate di Sodoma. Cahiers du cinéma inserì il film in una sorta di ideale “trilogia della degradazione” insieme a Ultimo tango a Parigi (1972) e a La maman et la putain (1973). Ferreri compie in tal modo un processo di naturalizzazione dello scandalo, realizzando un’opera del tutto personale che possa dar voce alla propria irrequietezza. Un cinema quindi dell’involuzione in cui i protagonisti si ritrovano a uno stadio inferiore rispetto a quello di partenza. Una feroce critica alla società dei consumi e del benessere, condannata, secondo l’autore, all’autodistruzione inevitabile.
Ancora sotto shock, termino la mia serie di proiezione con il film muto svedese Erotikon. Commedia sofisticata di Mauritz Stiller, autore incontrato già in precedenza, di cui Billy Wilder ricordava: “Lubitsch mi ha detto di aver imparato tutto da questo film”. Stiller realizza con ironia ed empatia una commedia degli inganni che si svolge negli ambienti borghesi di Stoccolma, creando personaggi capaci di emozioni profonde quando incontrano l’amore.
Pensieroso e contento ripercorro mentalmente la settimana di festival vissuta mentre attendo il mio autobus in fermata. Una meravigliosa luce serale fa capolinea dai tetti degli edifici. La mia avventura qui giunge al termine.

 

Da Bologna, Samuele P. Perrotta
Foto dell’autore

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