Augura buona resistenza a tutti noi, esercenti cinematografici, Paolo Minuto di Cineclub Internazionale. Buona resistenza in un momento mai così difficile, complicato da un dibattito in corso che mette al vaglio scenari prossimi futuri: dalle riapertura nel rispetto del distanziamento sociale alla distribuzione in streaming, con la sospensione forzata delle attività di sala fino a quando non sia terminata l’emergenza. Buona resistenza, che è una definizione calzante ma che chiede alle piccole realtà di moltiplicare sforzi che seguono altre battaglie, quelle condotte negli ultimi anni per la sopravvivenza, con riferimento alle monosale soprattutto.
Riportiamo il testo integrale della missiva del distributore Paolo Minuto e apriamo su queste pagine il dibattito ai nostri lettori.
Cari amici esercenti,
come Cineclub Internazionale Distribuzione vogliamo esprimere la nostra solidarietà a voi, perché siete la parte più colpita della filiera del settore cinematografico. Sappiamo bene che la sala è la tappa più strategica e quindi fondamentale della nostra filiera. È la tappa che determina il valore di un film anche per tutte le altre tappe che la seguono e che avranno il vantaggio di sfruttarlo. Eppure oggi è minacciata non solo dalla contingenza, che tiene in scacco tutti gli operatori di tutti i settori, ma anche da proposte che, specie se all’apparenza rappresentano un bastone per sostenerla, rischiano di minarne le basi a lungo o addirittura per sempre.
Noi crediamo che:
- Le sale cinematografiche debbano aprire solo quando sarà possibile farlo in sicurezza sia reale sia percepita, e quindi a piena capienza. Non un giorno prima. La difficoltà di tenere insieme un consistente numero di persone in uno spazio chiuso e più o meno ristretto è un problema che riguarda qualsiasi attività sociale e produttiva, non solo dello spettacolo, quindi quando sarà possibile riaprire per tutti lo sarà anche per il cinema. Tutta la filiera è ferma, dai set ai Festival, quindi crediamo che si possa evitare il pericolo di affollamento di uscite alla riapertura, se tutti insieme sapremo riorganizzare il calendario con buon senso.
- Siamo convinti che gli esercenti debbano ricevere un indennizzo a fondo perduto per compensare almeno in parte il tempo che li separa dalla data della chiusura forzata fino al giorno della riapertura, per far sì che quel giorno tutte le sale riaprano, non una sola deve restare chiusa. Questo auspichiamo che diventi un obiettivo di comparto e non solo di una categoria. Siamo consapevoli che ogni aiuto ad una sala a restare in attività è in effetti anche un aiuto alle altre categorie, in particolare alla nostra come distributori.
- Il comparto deve essere consapevole che anche per chi non è esercente la propria vita imprenditoriale dipende dalla permanenza in vita dell’esercizio, che deve avere la priorità degli aiuti. Fermo restando l’aiuto a tutti i lavoratori di tutte le aziende del settore, affinché nessuno perda il proprio posto di lavoro, e il sostegno di base a qualsiasi impresa, come previsto dai vari DPCM governativi.
- Siamo convinti che l’Iva debba essere ridotta, permanentemente, almeno fino al 10% su qualsiasi attività legata alla cultura (ovviamente solo dove non era già più bassa), quindi incluso il cinema.
- Siamo altresì convinti che un sostegno debba riceverlo anche il terzo settore, ovvero nel nostro campo l’associazionismo di cultura cinematografica, sia che si occupi di programmare rassegne, sia che si occupi di organizzare eventi ed incontri, sia che si occupi della formazione del pubblico. Riteniamo che debba ricevere un contributo sufficiente a ripianare in qualche misura le perdite subite in conseguenza del periodo di quarantena, e successivamente un supporto che ne spinga concretamente la ripartenza. In questo senso la ripartenza deve essere intesa anche come una più equa ripartizione delle risorse e delle opportunità, non semplicemente una mera ripresa della marcia.
- Auspichiamo che l’occasione infausta dell’emergenza sanitaria porti, almeno, a ripensare e a contrastare più concretamente i comportamenti vessatori della grande distribuzione (obblighi di lunga tenitura, opposizione sistematica alla multiprogrammazione, imposizione di orari, ecc.). Di questi comportamenti siete prime vittime voi, ma siamo vittime anche noi, in quanto piccoli e indipendenti distributori che subiamo una concorrenza sleale basata prevalentemente sul potere finanziario, quando invece la concorrenza dovrebbe essere solo sulla qualità estetica e commerciale dei film. Spesso la nostra ridotta dimensione aziendale porta ad attribuire la stessa dimensione alla qualità estetica e commerciale dei nostri film, ma questo è un errore, come sapete tutti voi che li programmate. Ogni film va valutato in sé dall’esercente, non in base a chi lo distribuisce.
- Ogni esperimento di VoD di film in prima visione, in qualsiasi forma lo si presenti, rappresenta solo una minaccia al futuro del film in sala, e quindi al futuro del film comunitario.
- Come Cineclub Internazionale siamo a disposizione delle sale che intendano proporre dei nostri film in VoD, a patto che siano film delle stagioni cinematografiche precedenti, ovvero che abbiano già superato il tempo di una finestra molto ampia, cioè più di un anno, dalla loro prima uscita in sala.
Cineclub Internazionale, le ragioni di un nome, le radici di un’idea
La parola Cineclub si riferisce all’associazionismo del pubblico cinematografico, che significa il cinema visto e discusso insieme, perché pubblico lo siamo tutti.
Distributori, esercenti, produttori, studiosi, critici, cineasti, una qualsiasi di queste categorie lo siamo solo alcuni e solo in specifici contesti e in determinati periodi del nostro lavoro, nel e con il cinema. Ma pubblico lo siamo tutti, sempre.
Il cinema visto insieme, quindi, non può che essere visto al cinema. Insieme vuol dire esperienza di club (o di circolo che dir si voglia), ma anche esperienza di comunità. Coesione sociale, crescita condivisa, società in divenire, inclusione e opportunità di formazione e conoscenza per tutti e sempre crescenti.
La parola Internazionale l’abbiamo messa nel nome perché crediamo che l’internazionalità rappresenti il valore di un mondo senza barriere, senza distinzioni di genere, nazionalità, di etnia, di classe sociale, nella cultura cinematografica e non solo.
La qualità della proiezione solo al cinema sul grande schermo è adeguata alla qualità del film, per come è stato realizzato dal suo autore/dai suoi autori, per motivi tecnici oggettivi. Inoltre il film visto al cinema, al di là del fascino e dei ricordi che suscita, è sicuramente più comodo, malgrado si tenti di accreditare la tesi opposta. Anche fisicamente un film visto al cinema stanca molto meno di un film visto al computer o sullo schermo televisivo. Ci si concentra di più in sala, quindi il piacere che si prova è maggiore. Sembra poco, ma è tantissimo. E ci si confronta subito con gli altri, ovvero il valore sociale e comunitario si sviluppa immediatamente.
Ed è proprio l’uscita in sala che dà ad un film il valore culturale, sociale, e anche economico, anche per il resto della filiera. Lo ribadiamo.
Su queste basi si fonda la linea editoriale di Cineclub Internazionale, su questa linea editoriale si è costruito in questi anni il suo catalogo, su queste basi si sono disegnate le linee della promozione di ciascun film, curato singolarmente con attenzione e tempo dedicato come un componente vivo di una comunità, umana e culturale. E portando il più possibile l’autore di ogni nostro film ad incontrare il pubblico delle vostre sale. Per dare ancora più vita al senso di bene comune, sociale e comunitario.
Per tutti questi motivi Cineclub Internazionale si chiama così, e agisce così.
Al cinema il cinema
Per tutti questi motivi, non crediamo che, nemmeno in questa contingenza così difficile, si possa distogliere lo sguardo dall’orizzonte, e l’orizzonte di una siffatta linea programmatica non può che essere lo schermo di una sala. L’orizzonte dello schermo si mette in movimento appena inizia il film, perché l’orizzonte è come l’utopia, come ci ricorda lo scrittore Eduardo Galeano. Camminiamo verso l’utopia così come verso l’orizzonte, e l’orizzonte come l’utopia si allontana. Ma non perché sia irraggiungibile, e quindi vano il nostro camminare, ma perché la sua funzione è proprio quella di non farci smettere di camminare, verso un obiettivo comune, verso un bene comune.
Crediamo che, come nell’unico precedente simile che la storia ricordi, quello del 1918-1919, quando la pandemia di “spagnola” provocò addirittura milioni di morti in tutto il mondo, e durante la stagione cinematografica furono chiuse le sale e la crisi sembrava insuperabile, l’anno cinematografico successivo registrò una delle stagioni più ricche della storia del cinema al cinema. E così sarà anche questa volta, quando sarà possibile rimetterci in cammino.
Siamo convinti che alla riapertura nessuno rinuncerà al cinema inteso come sala. Perché il cinema è una società comunitaria, il film è un’opera prodotta e fruita, discussa e resa fertile grazie al cinema, che diventa cinema solo perché in sala il film si incontra con il pubblico.
E quando sarà possibile aprire le sale è bene che lo sia a piena capienza, con la sicurezza reale allo stesso livello di quella percepita dal pubblico, non prima. Ribadiamo anche questa convinzione.
Fino ad allora Cineclub Internazionale, come ha fatto già in queste settimane, lavorerà per far sì che siano le sale protagoniste del ricorso al Video on Demand, e comunque solo per i film già passati sul grande schermo durante le scorse stagioni cinematografiche.
Con l’augurio di tornare presto a parlare con voi di film da proporre sui vostri schermi al vostro (e nostro) pubblico,
Cineclub Internazionale Distribuzione
vi augura una buona resistenza,
Paolo Minuto
@redazione