Cicogne in missione - Cinequanon

È quasi Natale. E un bel film di Natale, aspettando il Natale, ci vuole sempre. Ma tra Babbi bastardi e scempiaggini simili, mogi mogi ci vien da ripiegare sul sempre verde Una poltrona per due o simili, convinti che anche quest’anno, come ormai da molti anni, il cinema non ci offra niente di buono. E invece no! Quest’anno il cinema ci stupisce e lo fa con Storks (Cicogne in missione), l’ultimo film d’animazione firmato Warner Bros, che arriva in Italia dritto sotto l’albero.
Vero, Babbo Natale manca. Ma lo spirito del Natale non per forza veste tutine rosse e berretti a punta. Lo spirito del Natale può portarlo anche una cicogna se necessario, soprattutto se è una cicogna che, come da tradizione, consegna bambini. Il protagonista della nostra storia è un cicogno (si perdoni la licenza poetica) di nome Junior, impiegato modello della Cornerstore.com e da anni ormai non più incaricato di consegnare bambini, bensì solo smartphone e televisori, come vuole la più recente politica aziendale. Poi c’è Tulip, diciottenne che ancora aspetta di essere consegnata ai suoi genitori. E infine c’è Nate, un bambino un po’ solo, con dei genitori un po’ distratti, che desidera ardentemente un fratellino con cui giocare. Tre storie che s’intrecciano in modo assolutamente casuale e che diventano una sola: la storia di come Junior e Tulip siano riusciti a consegnare a Nate il tanto desiderato fratellino, creato per sbaglio sul Monte Cicogna da una macchina inutilizzata da fin troppi anni.

Ma non è tanto la storia in sé a rapire lo spettatore; è piuttosto il modo in cui i registi, Nicholas Stoller e Doug Sweetland, scelgono di raccontarcela: dosando a puntino ironia e tenerezza, senza mai nulla concedere alla retorica né mai rinunciando a strappare una risata proprio nel momento in cui qualche luogo comune sembrerebbe far capolino. Con questo Cicogne in missione non rinuncia alla morale, né tantomeno al lieto fine, al trionfo del bene sul male o dei buoi sui cattivi, ma è capace di commuoverci senza bisogno di prendersi sul serio, insegnandoci allo stesso tempo come si possa fare dell’ottima ironia senza scadere in un cinico nichilismo fine a se stesso.